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Zanzare, veicoli di trasmissione virale Febbre del Nilo e Usutu, anche negli esseri umani In Italia aumentano i casi di infezione. Alcune raccomandazioni del Ministero della Salute

12 Agosto 2022

Favorita dalle condizioni climatiche attuali si è registrata una maggiore proliferazione del virus della Febbre del Nilo (West Nile virus), trasmessa da zanzare, che si è sviluppato in anticipo, come da qualche anno, solitamente atteso in tarda estate e in autunno, però con una significativa tendenza in aumento di casi positivi nella fauna selvatica, in zanzare e nell’uomo da giugno.

Dai dati più recenti del bollettino di sorveglianza settimanale, aggiornato al 9 agosto, infatti, questa malattia zoonotica virale, che è trasmissibile anche all’essere umano, ha reso infetti 144 individui, 50 in più della settimana scorsa; circola particolarmente nelle regioni dell’Italia settentrionale. Si è manifestata nella forma neuro-invasiva in 87 casi, è stata identificata nei donatori di sangue in 23 casi, in 33 casi di febbre e in un caso sintomatico. Le regioni colpite sono Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia. Vi è stata anche una decina di decessi. Appare anche la segnalazione di due casi asintomatici in Friuli Venezia Giulia del virus Usutu.

Si trasmette principalmente attraverso le zanzare ornitofile adulte e alcune specie di uccelli selvatici. Questi ultimi fanno da diffusione del virus, come ospiti o serbatoio, quando vengono punti dalle zanzare che si infettano e infettano a loro volta. In modo secondario il contagio può avvenire in ospiti accidentali, nei mammiferi, come il cavallo e l’essere umano attraverso zanzare adulte, Culex di specie modestus e pipiens che fungono da vettori. Questi ospiti sono detti a fondo cieco perché l’infezione virale non raggiunge limiti tali da poter infettare altre zanzare e continuare la circolazione del virus. Tuttavia la trasmissibilità diretta per il West Nile virus può avvenire attraverso le trasfusioni di sangue (Pealer et al 2002), donazioni di organi e tessuti (Nett et al. 2012), dalla madre al feto durante la gravidanza (Petersen and Hayes 2008).

I due virus hanno un impatto diverso, almeno finora sulla salute umana, si afferma nel Piano nazionale di prevenzione e sorveglianza 2020-2025. Il West Nile virus esordisce per lo più in modo asintomatico mentre può manifestarsi con sintomi neurologici gravi anche letali nelle persone a rischio per l’età avanzata, se sono immunocompromessi, affette da alcune patologie croniche come tumori, diabete, ipertensione, patologie renali, sottoposte a trapianto mentre l’Usutu virus ha una capacità molto limitata nello sviluppare forme neuroinvasive. Si hanno alcune segnalazioni in Emilia -Romagna e in Veneto.

I due virus Nile West e Usutu sono del gruppo delle arbovirosi, appartengono allo stesso genere Flavivirus, uno dei più diffusi al mondo, sono trasmessi da zanzare, e circolano negli uccelli stanziali e selvatici, nelle zanzare, nei cavalli e in altri mammiferi. I focolai sono presenti in alcune aree del nostro territorio italiano identificati tramite la sorveglianza veterinaria.

Il West Nile è diffuso nelle stesse regioni sopracitate e in Sardegna. Dallo stesso bollettino abbiamo 6 focolai clinici negli equidi in Emilia-Romagna e nel Veneto; confermati in 20 uccelli che appartengono alle specie bersaglio – gazza (Pica Pica), cornacchia grigia (Corvus corone cornix) e ghiandaia (Garrulus glandarius) – in Emilia Romagna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Veneto; presente in 121 gruppi di zanzare catturate in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia.
Il virus Usutu è stato identificato in 58 gruppi di zanzare e 7 uccelli in Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Toscana, Lazio e Veneto.

Pertanto il ministero della Salute ha ritenuto in una recente circolare (10 agosto) di informare medici, veterinari, amministrazioni comunali e regionali di competenza quanto le indagini di sorveglianza umana, entomologica e veterinaria hanno rinvenuto sia sul virus West Nile sia sul virus Usutu e per limitarne il rischio di circolazione virale per la salute pubblica, umana ed animale, di adempiere le misure di prevenzione elaborate in risposta alle arbovirosi nel piano nazionale 2020-2025. Le arbovirosi sono patologie che si presentano nella forma autoctona come l’infezione da Usutu virus, West Nile Virus, da virus Toscana e l’encefalite virale da zecche e da importazione come quelle causate dai virus Chikungunya, Dengue e Zika.

Il Ministero della Salute mette in evidenza la necessità, nei tempi richiesti e secondo la definizione di caso umano di arbovirosi nel Piano nazionale, della segnalazione di tutti i casi legati alla malattia da West Nile Virus e da Usutu virus, sia probabili che confermati e di una rigorosa sorveglianza da parte delle regioni tenute a valutare il rischio e prevedere le aree di intervento e una gestione di emergenza epidemica. Di informare: la popolazione sui comportamenti per proteggersi dalle zanzare e per ridurne le larve; gli allevatori di equidi e gestori dei centri ippici e maneggi su come ridurre la circolazione virale mediante l’uso di repellenti autorizzati o di vaccini per il West Nile Virus soprattutto per gli animali che si spostano nella stagione estivo-autunnale per partecipazione a competizioni etc.; le strutture sanitarie per prevenirne il rischio di trasmissione della malattia alle persone mediante la donazione di sangue, di organi e tessuti.

Quando un caso di WNV e Usutu virus è confermato o probabile?


Per il West Nile virus un caso è probabile quando vi è almeno una delle seguenti manifestazioni cliniche: encefalite, meningite a liquor limpido, poliradicolo-neurite (simil Guillain- Barré), paralisi flaccida acuta, oppure è dato dal test di laboratorio per caso probabile, dalla risposta anticorpale igM specifica al WNV nel siero.

Un caso è invece confermato dall’esito positivo del test di almeno una delle seguenti ricerche: isolamento del WNV nel siero, nelle urine e/o nel liquor; identificazione dell’acido nucleico del WNV nel sangue, nelle urine e/o nel liquor; risposta anticorpale specifica al WNV (igM) nel liquor; titolo elevato di igM WNV e identificazione di igG WNV nel siero e conferma mediante neutralizzazione.

Per il virus Usutu si definisce caso probabile se si è in presenza di una delle seguenti manifestazioni cliniche: encefalite, meningite a liquor limpido, poliradicolo-neurite (simil Guillan-Barré), paralisi flaccida acuta; oppure nel test di laboratorio dalla risposta anticorpale igM specifica all’Usuv nel siero.
Si è in presenza di un caso confermato se da test di laboratorio appare un riscontro positivo da isolamento dell’Usuv nel siero, nelle urine e/o nel liquor; identificazione dell’acido nucleico dell’Usuv nel sangue, nelle urine e/o nel liquor; risposta anticorpale specifica all’Usuv (igM) nel liquor; titolo elevato di igM Usuv e identificazione di igG Usuv nel siero e conferma mediante neutralizzazione.

Quali sono i sintomi della febbre del West Nile?

Il periodo di incubazione dura dai 2 ai 14 giorni. Tendenzialmente è asintomatico; possono svilupparsi sintomi simili all’influenza come febbre, mal di testa, mal di gola, congiuntivite, rash cutanei sul tronco, linfoadenopatia, nausea, dolori addominali, diarrea e sindromi respiratorie. Sono molto rari, meno dell’1 % presentano sintomatologia neurologica: meningite, encefalite, poliomielite (paralisi flaccida acuta).

Come fare prevenzione?

  • Usare repellenti cutanei per evitare le punture di zanzara
  • utilizzare zanzariere
  • non lasciare l’acqua nei sottovasi o stagnante nei contenitori
  • coprirsi con indumenti che lasciano il meno possibile parti del corpo scoperte
  • cambiare l’acqua nelle ciotole degli animali
  • riporre in posizione verticale le vaschette per i bambini
  • disinfestazione delle zanzare all’aperto

Cenni storici epidemiologici del Wnv e Usutu in Italia

I cambiamenti climatici da un lato e i viaggi e scambi commerciali dall’altro favoriscono lo sviluppo di malattie virali.

Il virus della febbre del Nilo (West Nile) è stato isolato per la prima volta in Uganda nel 1937 da una donna in stato febbrile che proveniva dal distretto West Nile, da cui deriva il nome della malattia. In Europa una prima segnalazione risale al 1958, più recente è la comparsa dell’Usutu nel 1996, in Toscana con un’elevata moria di merli. Attualmente in Europa il West Nile virus è diffuso in Europa centrale e sud-orientale e nel mediterraneo, con epidemie che sono divampate in Bulgaria, Grecia nel 2010, in Albania e Macedonia nel 2011, in Croazia, Serbia e Kosovo nel 2012, e Germania nel 2018.

In Italia il virus del West Nile è individuato nel 1998, in Toscana nell’area di Padule di Fucecchio in alcuni cavalli. Negli Usa invece nel 1999 ha causato la morte di persone che della specie faunistica nell’area di New York City.

In Italia nel 2002 si è attivato il piano nazionale di sorveglianza che consente di identificare nel 2008 la circolazione del virus appartenente al primo lignaggio in Emilia Romagna, Veneto e Lombardia in uccelli, mammiferi e zanzare. Si è stabilita un’endemizzazione del virus nell’Italia settentrionale e centro -meridionale con la presenza nell’uomo. Dal 2011 si è osservata la presenza del lignaggio 2 sia in aree già endemiche e nuove. Dal 2008 al 2018 sono 14 le regioni interessate: Emilia – Romagna, Veneto, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Molise, Toscana, Basilicata, Lazio, Puglia, Calabria e Liguria.

Nel 2018 in Europa centro -meridionale e in Italia si è avuto un picco virale eccezionale per i contagi infettivi umani; in quest’ultima la presenza era di 606 casi confermati di cui 239 esordivano nella forma neuro-invasiva e mietendo 18 vittime. Spiegato dall’accentuato aumento in alcune specie della fauna selvatica, degli animali e delle zanzare.

In quell’anno sono state riscontrate attraverso la sorveglianza attivata dal 2017 per l’infezione da Isutu e West Nile virus integrata con quella umana, un numero considerevole di infezioni nel mondo animale. La curva è poi discesa per poi avere un andamento in costante crescita in questi ultimi anni.

Usutu è un’infezione aviaria di origine africana e il suo nome origina dal fiume Maputo. Compare nel 1959 in Burkina Faso, Costa d’Avorio, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Senegal, Marocco, Uganda e Kenya. Le zanzare in Europa responsabili della trasmissione virale sono soprattutto quelle del genere comune Culex pipiens. Causa morie di passeriformi – merlo, passero domestico, cinciallegra, pettirosso, tordo, bottaccio. Tra luglio e agosto del 2016 Belgio, Francia, Germania e Paesi Bassi hanno registrato la più grande epizoonosi da Usutu con morie di uccelli. I primi casi di malattia neuroinvasiva appaiono nel 2009.

Nel 2021 il virus Usutu in Italia è identificato in 129 gruppi di zanzare in diverse regioni Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Lazio, Piemonte, marche e Veneto e negli organi di 143 uccelli selvatici; è presente nell’uomo in due casi confermati in Lombardia in un donatore e in Emilia Romagna in un caso di febbre.

Dai dati Ipla in Piemonte per l’Usutu virus

Viene identificato per la prima volta nel 2009 in un campione di zanzare del genere comune Culex pipiens nella provincia alessandrina, poi dal 2011 in Novara e dal 2015 in Vercelli, in Torino dal 2016. Nel 2020 compare in due gruppi di zanzare nell’alessandrino e nel novarese mentre nel 2021 nel territorio astigiano.

redazione Bioetica News Torino