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Vaiolo delle scimmie, “emergenza di salute pubblica internazionale”

26 Luglio 2022

Dal primo caso riconosciuto in Italia, il 20 maggio scorso, con l’ospedalizzazione di un uomo al ritorno da un viaggio alle Canarie presso l’Istituto Spallanzani di Roma, si è arrivati, nel giro di pochi mesi a 407 casi confermati di infezione da vaiolo delle scimmie dai dati del bollettino di sorveglianza attivata dal Ministero della Salute, pubblicato venerdì 22 luglio. Rispetto al precedente bollettino bisettimanale c’è stato un aumento di 33 casi. Il direttore generale della Prevenzione sanitaria Gianni Rezza ha affermato, in una nota di sabato 23 luglio, a seguito dell'”emergenza sanitaria globale” dichiarata dall’Organizzazione mondiale della Sanità che «la situazione è sotto costante monitoraggio ma non si ritiene debba destare particolari allarmismi».

Dai dati nazionali del bollettino emerge che 121 sono i casi collegati a viaggi all’estero, l’età mediana è sui 37 anni ed è colpito per la maggioranza il genere maschile (405 casi) e tra le regioni la più colpita è la Lombardia con 191 casi, seguita da Lazio con 88 casi, Emilia Romagna 47 e Veneto 31.

La circolare ministeriale del 25 maggio oltre ad informare sulla situazione europea e italiana e sulla malattia descrive che per evitare una rapida trasmissione nei paesi non endemici un caso fa riferimento ad un focolaio, la necessità di autoisolamento in caso di sospetto e il monitoraggio da eseguirsi per 21 giorni dall’ultimo contatto con un paziente o con i suoi materiali infetti.

L’Agenzia europea del farmaco Ema ha esteso il 22 luglio l’uso del vaccino del vaiolo Imvanex, di terza generazione, per la protezione degli adulti dal vaiolo delle scimmie. Contiene una forma attenuata di virus vaccinia modificato detto, Virus vaccinia Ankara modificato, strettamente correlato ai due virus, vaiolo e vaiolo delle scimmie, approvato nell’Unione europea dal 2013, commercializzato dalla società Bavarian Nordic. Non causa malattia negli esseri umani e non può riprodursi nelle cellule umane, afferma l’Ema che spiega anche come questi casi recenti di diffusione da maggio 2022 in Europa sono i primi casi riportati al di fuori dell’Africa senza alcun legame con le aree endemiche.

La raccomandazione dell’Ema si è basata su studi scientifici effettuati su primati non umani vaccinati e terrà conto di quelli di tipo clinico osservazionale durante l’epidemia in Europa.

Si dovrebbe iniziare già nella pausa estiva una campagna vaccinale a partire da giovani maschi è il parere del virologo Andrea Bassetti direttore della Clinica malattie infettive del policlinico San Martino di Genova nell’intervista rilasciata alcuni giorni fa all’agenzia di stampa Adnkronos Salute, altrimenti ci può essere il rischio di «avere decine di migliaia di casi diagnosticati e altrettanti sotto traccia», osservando come sia in Italia che nel quadro internazionale «all’inizio il problema è stato sottovalutato, in Italia ma anche a livello internazionale, e nel giro di poco più di due mesi si è arrivati a un numero impressionante di casi, non ce n’erano mai stati così tanti prima». Proprio perché le lesioni causate da questo virus sono «altamente invalidanti e non sappiamo cosa succederà quando la malattia continuerà a crescere e colpirà persone immunodepresse, sieropositivi». Non più riservato ai soli paesi endemici, ormai l’infezione è, sottolinea il virologo, «endemica nel mondo».

Anche per la virologa Ilaria Capua, direttrice dell’One Health Centre of Excellence dell’Università della Florida, il numero di contagi è alto e fa presente, in un articolo di sussidiario.net (25 .07.2022) che il serbatoio è quello dei roditori in particolare dell’Africa subsahariana, e l’infezione potrebbe diffondersi tra i roditori europei, circolare ad esempio attraverso le garze infette gettate nell’immondizia.

L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) al suo secondo incontro, il 21 luglio, del comitato scientifico di emergenza, ancora una volta, come l’incontro di giugno, non è riuscita a raggiungere quel consenso necessario per dichiarare l’attuale diffusione dei focolai un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale. Tuttavia il direttore dell’Oms, alla luce di oltre 16mila casi riportati da 75 paesi, di cui due terzi nella regione europea Oms, vagliando la complessità della situazione, ha convenuto di ritenere questa diffusione tale, in base ad alcuni punti dei regolamenti sanitari internazionali e dandone alcune raccomandazioni in via temporanea suddividendo per gruppi di paesi. Tra i fattori considerati la rapida diffusione virale nei diversi paesi mai vista prima, le nuove modalità di trasmissione, la scarsa conoscenza scientifica e la soddisfazione di tre criteri dei regolamenti sanitari internazionali.

In un’intervista pubblicata su Oms a due esperti clinici sono state poste alcune domande riguardo alla loro esperienza su casi di vaiolo delle scimmie. A Lisbona nella clinica di salute sessuale in cui lavora il dr Francisco Silva i pazienti ricoverati con ulcere sono stati riconosciuti solo successivamente con ulteriori diagnosi e un apporto all’individuazione di focolai diffusi mai visti prima di allora è stata data dalle segnalazioni dei casi inusuali da parte di Portogallo, Regno Unito e di altri paesi europei. Non sempre si manifesta con ulcere visibili e per individuarla occorre una colonscopia per verificare la presenza di lesioni e uno screening diagnostico. Insieme alla d.ssa Cristina Mussini direttrice della clinica delle malattie infettive all’Università di Moderna e Reggio Emilia, impegnata nel settore dell’Hiv, esortano a non attribuire alcun stigma legato alla comunità omosessuale perché può essere presente anche nelle donne e nei bambini.

Per Mussini il vaiolo delle scimmie non attacca il sistema immunitario allo stesso modo e a differenza dell’Hiv i sintomi tendono generalmente a scomparire nel giro di alcune settimane senza necessità di trattamento. Questa malattia non è che un’altra tra le malattie infettive, quello che la popolazione dovrebbe fare è contattare il medico all’insorgenza dei sintomi e allo stesso tempo essere ben informata su che cosa si tratta e sui rischi di questa patologia.

Per poter ridurre la catena di trasmissione virale in Europa il dr Silva consiglia ai pazienti che sono più a rischio di contrarre la malattia di «ridurre il numero di partner sessuali e per un certo periodo di tempo, di evitare i club sex, perché la maggior parte dei casi che [ha] visto – sebbene non tutti – possono essere rintracciati all’aver frequentato questi locali».

L’Oms elenca alcuni sintomi che tendono a manifestarsi dopo un contatto stretto personale – compreso l’attività sessuale – con un individuo infetto o con le cose di sua proprietà contaminate: eruzione cutanea, infiammazioni cutanee localizzate, vescicole diffuse su tutto il corpo soprattutto nell’area genitale; linfonodi ingrossati e dolorosi; febbre, mal di testa e dolori muscolari, tremolii e stanchezza.

Quali sono le raccomandazioni “temporanee” dell’Oms?

Riguardano quattro tipi di paesi: 1. quelli in cui non sono riportati casi di vaiolo delle scimmie o non hanno riportato un caso per più di 21 giorni; 2. quelli che ne hanno di recente riportati e sono associati alla trasmissione da individuo a individuo; 3. i paesi con la trasmissione da animale a essere umano; 4. i paesi con capacità produttiva di vaccini, terapie e diagnostica.

Che cosa è il vaiolo delle scimmie?

Una malattia infettiva zoonotica causata dal virus monkeypox (Mpxv) che si trasmette dagli animali all’uomo. Per la prima volta viene identificato nel 1970 nella repubblica democratica del Congo, quando il vaiolo era nelle fasi finali dell’eradicazione, e da allora nei villaggi rurali delle foreste pluviali dell’Africa centrale e occidentale. Si tratta di un virus che appartiene alla famiglia Poxviridae, genere Orthopoxvirus, che è lo stesso del vaiolo, Variola, e di cowpox, Vaccinia.

Con l’eliminazione del vaiolo nel 1980 e la sua successiva vaccinazione si è diffuso il vaiolo delle scimmie.

Vi sono due aree distinte di clade genetici del virus del vaiolo delle scimmie: Africa Centrale (bacino del Congo) e Africa occidentale. La prima area geografica presenta la malattia in forma più grave e a maggiore trasmissibilità da individuo a individuo con una letalità più elevata. Il Camerun presenta entrambe i due tipi di virus.

Attualmente la malattia è endemica in Africa centrale ed occidentale, dove vi sono spesso focolai, in particolar modo nella repubblica democratica del Congo mentre finora i casi di segnalazione in Paesi non endemici sono stati rari e di importazione. Da maggio 2022 vi sono stati segnalazioni da Paesi non endemici delle regioni Oms di casi che per la maggior parte non riferiscono una storia di viaggi in Paesi endemici. Il 23 luglio l’Oms ha dichiarato tale malattia emergenza di salute pubblica internazionale.

Quali Paesi sono interessati?

Dal 1970 nei paesi endemici dell’Africa: Benin, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Costa d’Avorio, Liberia, Nigeria, Repubblica del Congo, Sierra Leone e Sud Sudan.

Al di fuori dell’Africa il primo focolaio con 70 casi segnalati appare nel 2003 negli Usa associato al contatto con cani della prateria infetti da ratti e ghiri ghambiani. Poi in Israele nel 2018, nel Regno Unito negli anni 2018, 2019 e 2021 e maggio 2022, a Singapore nel 2019 e negli Usa nel 2021. Nel maggio 2022 sono stati identificati più casi di vaiolo delle scimmie in diversi paesi non endemici, 23 membri (Austria, Belgio, Bulgaria, Cechia, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria) nonché in Norvegia e Islanda. 

Terapia e profilassi vaccinale

L’Agenzia europea per i medicinali ha autorizzato in data 22 luglio in Europa l’uso del vaccino per la prevenzione da vaiolo Imvanex della Bavarian Nordic per proteggere gli adulti dal vaiolo delle scimmie. Negli Usa il vaccino è disponibile con un altro marchio commerciale Jynneos. L’Agenzia europea raccomanda anche l’uso di quest’ultimo poiché le forniture dell’altro vaccino sono limitate in Europa. Il vaccino con il virus attenuato modificato (ceppo di Ankara) è approvato nel 2019.

Da fine giugno sono iniziate le prime consegne vaccinali della Bavarian Nordic predisposte dall’Autorità europea preposta alle emergenze sanitarie Hera, 109mila di cui la Spagna ne spetta inizialmente 5.300, cinquemila in Italia. Si tratta di vaccini di terza generazione perché gli altri non sono più disponibili.

Non si conosce l’eziologia. Il trattamento antivirale autorizzato è Tecovirimat per trattare sia il vaiolo delle scimmie che il vaiolo bovino.

Le persone vaccinate in passato contro il vaiolo potrebbero avere una protezione, si tratta di persone di età superiore ai 50 anni, in quanto è nel 1980 il vaiolo è stato radicato. Un segno della vaccinazione fatta può essere la cicatrice che appare sul braccio.

Il rischio è il contagio da contatto stretto con persone infette. Per il Ministero della Salute sono a maggior rischio gli operatori sanitari curanti di pazienti con sospetta o confermata infezione, che manipolano i campioni, che svolgono precauzioni standard per il controllo delle infezioni. Invita gli operatori con un’età che possono già aver effettuato il vaccino.

Chi usufruisce della vaccinazione?

Al momento viene raccomandata per il personale di laboratorio a stretto contatto con il virus Vaccinia o altri del genere Orthopox. Il vaccino può essere somministrato come profilassi post-esposizione, preferibilmente entro i 4 giorni dal contatto con il virus.

redazione Bioetica News Torino
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