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Una fiera per il “desiderio” di un figlio. Una tappa anche in Italia con inclusa la maternità surrogata!? Con alcune riflessioni etiche

09 Settembre 2021

Una fiera dai contenuti ben diversi da quanto si possa comunemente pensare. Non all’esposizione di camerette, culle e passeggini, giochi e libri, vestiti di ultime tendenze con uno sguardo attento alla salute dei bambini e del pianeta; non alla presentazione delle raccomandazioni ministeriali del Paese in cui la fiera è ospitata e dell’Organizzazione mondiale della Salute per le donne in gravidanza per il loro benessere e del nascituro da una sana alimentazione a stili di vita per prevenire possibili rischi di malattie nei bambini, un esempio la consapevolezza dei rischi legati all’alcol in gravidanza. Non c’entra nulla. L’ottica con cui si guarda al nascituro e al bambino o alla bambina che verrà ha altri scopi.

Per la prima volta in Italia, dopo la sua presenza già in Europa, e l’ultimo pochi giorni fa, a Parigi, al Salone Désir d’enfant nei giorni 4 e 5 settembre all’Espace Champerret, da dove viene annunciato in un cartellone la tappa di lancio italiana, il Salone Un sogno chiamato bebè è in programma a Milano dal 14 al 15 maggio 2022.

Non sono mancate nei giorni della Fiera dinanzi all’entrata le dimostrazioni contrarie contro la maternità surrogata da parte di laici e cattolici.

Ma di che cosa si tratta? Cosa è il Salone francese Désir d’enfant?

Certamente di un “Salone” che ha una particolarità quella di guardare al bambino o alla bambina come oggetto del desiderio di una procreazione assistita in cui negli stand si tratta e si promuovono pacchetti con gameti, ovodonazioni, embrioni e purtroppo si promuove anche in modo indiretto la maternità surrogata, o gestazione per altri (GPA) che è vietata sia in Francia che in Italia, attraverso confronti con il pubblico di testimonianze e risposte ad alcuni clinici di centri di fertilità.

Il sito internet francese descrive che è «destinato a tutti coloro che sono in cerca del loro progetto di diventare genitore e desiderano informarsi sulla genitorialità e la fertilità» e offre «l’opportunità di incontrare personalmente in un ambiente discreto e sicuro i principali attori mondiali della fertilità. Medici, esperti in medicina dolce, clinici, associazioni etc., scoprire le differenti opinioni di trattamenti disponibili al mondo, anche una vasta gamma di soluzioni naturali, medicali e personalizzate».

Fa accapponare la pelle il viaggio all’interno del Salone parigino descritto nel servizio apparso su Avvenire dell’8 settembre della giurista e militante femminista membro della Ciams, Coalizione internazionale per l’abolizione della maternità surrogata, Carlotta Cappelletti, intitolato Utero in affitto. Parigi, alla Fiera dei bebé su misura. Che sbarcherà anche in Italia. Prima del suo racconto informa della sua presenza al Salone per testimoniare la commercializzazione della maternità surrogata sul suolo europeo, quale pratica che la Ciams considera forma di sfruttamento delle donne, contraria ai loro diritti e lesiva nei confronti dei diritti dei bambini e che tale organizzazione aveva presentato un esposto una settimana prima della fiera al prefetto di Parigi per l’annullamento senza ricevere poi alcuna risposta.

La Ciams è, come si definisce nel proprio sito, un’organizzazione internazionale impegnata contro la pratica della maternità surrogata nel mondo, raggruppa una quarantina di organizzazioni da 13 paesi e 3 continenti che si battono per i diritti delle donne e umani, radicata nei valori femministi sulla parità di genere tra uomini e donne, autodeterminazione ed emancipazione femminile ed è a favore dell’uguaglianza di sessualità etero e omo.

La Ciams, presente nei giorni del Salone parigino, era fuori a protestare inscenando allegoricamente la favola delle ancelle, romanzo distopico della scrittrice canadese M. Atwood degli anni Ottanta del secolo scorso, con indosso tuniche rosse e un cappello bianco, per riaffermare che «la genitorialità è una scelta, non un diritto, e che nessuno e nulla può disporre della vita di un bambino, e che il commercio della potenzialità riproduttiva della donna non è meritevole delle società progressiste». Afferma poi nella sua nota del 7 settembre che «questa fiera prova ancora una volta che la surrogata viola i principi fondamentali su cui si pone l’equilibrio e la viabilità delle nostre società», ricordando la Convenzione dei Diritti del Bambino sulla vendita, prostituzione e pornografia dei bambini nell’art. 2 comma a (..la vendita dei bambini sta in qualunque atto o transazione ovunque un bambino sia trasferito da qualsiasi persona o gruppo di persone per remunerazione o qualsiasi altra considerazione…) e l’Opinione del Comitato nazionale di Consulenza Etica al n. 126 del 2017 (Un’analisi delle relazioni tra quelli che svolgono un ruolo in una procedura di surrogata ha rivelato un numero di rischi e violazioni di natura medica, emotiva ed economica).

Al centro di interesse del Salone vi sono i soldi dal cui tipo di “investimento” dipende il miglior e soddisfacente incontro tra offerta e la realizzazione del proprio sogno di figlio o figlia.  Carlotta Cappelletti descrive nel suo racconto ai lettori di una dottoressa di un centro americano che «ci spiega che uno due embrioni possono essere impiantati nell’utero della madre surrogata, ma che è consigliato impiantarne soltanto uno perché meno rischioso. La cosa interessante però è che alla domanda “quanti embrioni possono essere impiantati?”, risponde: “Quanti ne volete”. Rimango sbalordita: ci ha appena detto che già impiantarne due è rischioso, ma volendo potremmo utilizzarne anche tre o quattro, o forse più? In fondo, come in ogni attività commerciale, l’importante è che il cliente sia soddisfatto».

Di quanto detto da un’altra rappresentante di una clinica sempre americana Cappelletti scrive: «se voglio spendere di meno posso chiedere una madre surrogata canadese, “perché in Canada”, prosegue, in teoria dovrebbero ricevere e solo “un rimborso spese, ma in realtà è un pagamento”, mi dice. Essendo però la legge nel Paese nordamericano più restrittiva, le madri sono pagate meno e quindi questo permetterebbe ai genitori intenzionali di ridurre un po’ i costi. Addirittura nel pomeriggio si tiene una conferenza dedicata al “controllo dei costi”». Quest’ultimo è poi il tema di fondo. Da un professionista viene a sapere infatti che una aspirante madre single se sceglie un embrione già formato pagherà molto di meno rispetto al ricorso di due donatori passando da circa 50 mila dollari ad un terzo.

Riguardo agli embrioni si viene a scoprire tramite Cappelletti, cosa che sconvolge: «Quello che scopro è che una donna single che non ha a disposizione un donatore di sperma può scegliere di utilizzare un embrione già preparato. Mi viene spiegato che quando si fanno le fecondazioni in vitro si creano diversi embrioni, ma non tutti possono essere impiantati nell’utero della madre (surrogata o biologica). Così si può scegliere cosa fare degli embrioni in eccesso: li si può distruggere, si possono donare alla ricerca, o si può acconsentire che vengano congelati e utilizzati successivamente. Oppure possono essere rivenduti per l’utilizzo da parte di altre coppie o donne single».

Insomma sembra evidente una riflessione da farsi tra le possibilità della scienza medica e la liceità morale dei fini, lo studio degli aspetti scientifici sulla salute umana e il rispetto dei diritti compresi quelli del bambino, e della dignità umana a cui l’essere umano è chiamato a considerare nel percorso di un cammino di vita che informa la vita futura.

MpV: alle coppie “uomo e donna” alternative di cura e accompagnamento nella conoscenza della fertilità invece delle strade degli affari poco interessati alla dignità della persona

Sui diritti calpestati sin dal concepimento, di chi è indifeso e più debole, di chi diventerà un adulto in un domani, il movimento per la vita del nostro paese così ha commentato la notizia del Salone e dalla lettura dell’esperienza di Carlotta Cappelletti della Ciams: «Dietro la vernice patinata, mondo del figlio a tutti i costi c’è un enorme ingiustizia: verso i figli concepiti: selezionati, congelati, buttati, dati in pasto alla scienza; verso le donne che già vivono nella miseria, considerate macchie sforna bambini; verso la genitorialità, decomposta, scissa, smembrata, dissociata; verso tutti quei bambini nati e che aspettano di essere adottati, di poter crescere in una famiglia con un padre e una madre, di essere amati».

E poi il pensiero va a quelle coppie eterosessuali mossi dal senso di paternità e maternità senza volerlo pretendere ad ogni costo, che «vengono portati su queste strade senza che davvero ci si occupi di loro proponendo alternative di cura e di accompagnamento nella conoscenza della fertilità».

Infine richiama al senso che la medicina dovrebbe avere e che invece «chiama “terapia” la soddisfazione delle istanze individuali e che perde di vista che “la Scienza è come il fuoco. Può fare un gran bene o un gran male. Come il fuoco può scaldarti, disinfettarti, salvarti, oppure incenerirti” », dalle parole di Oriani Fallaci in un’intervista del 2005 al Corriere della Sera.

E conclude chiedendo che in Parlamento venga al più presto affrontata, per frenare “la mercificazione del corpo femminile e dei figli prodotto”, la discussione sulla maternità surrogata per una legge che la consideri reato penale internazionale e reato in Italia anche quando essa è compiuta all’estero. Sono depositati in Italia due disegni di legge alla Camera 306 e 2599 per i quali si potrebbe già mettere in agenda un incontro in tempi rapidi.

Una riflessione bioetica di Roccella che parte dal Salone parigino: no ad un salone italiano, divieto della maternità surrogata e proposta per gli embrioni in eccesso congelati

La bioeticista e membro del Comitato nazionale di Bioetica Eugenia Roccella commenta l’avvenimento parigino del Salone sulla procreazione artificiale, che ha compreso la vietata maternità surrogata nel Paese in cui è stata organizzata, e che sarà presente anche in Italia, dove anche qui è vietata, sulle pagine di Avvenire.it del 9 settembre.

Pone in evidenza alcuni punti. Innanzitutto che «la mercificazione del bambino e della maternità è la conseguenza della disinvoltura con cui è spalancata la porta alle nuove tecniche di fecondazione in laboratorio oltre che di una legislazione incurante che ha colpito la famiglia inseguendo il mito dei nuovi diritti» e per il quale chiede al Parlamento se a tale tipo di futuro che accetta l’assenso della persona sfruttata e il mercato dei corpi e delle persone è volto il suo orizzonte di società in cui vivere.

Poi si sofferma sull’impossibilità di un tale tipo di Salone in Italia seppure annunciato giacché «la legge 40, nonostante sia stata parzialmente smontata, ha mantenuto il divieto di maternità surrogata, e anche il divieto di pubblicizzarla» e spiega che le due proposte di legge a firma di Carfagna e Meloni riguardano l’estensione della legge 40 nell’aggravare la penalità per la pratica della maternità surrogata e nel riconoscimento di reato quando è commessa all’estero.

Inoltre tratta l’adozione che può incontrare i desideri delle coppie aiutandole con procedure più facilmente accessibili.

Infine pone l’attenzione sugli embrioni congelati, lamentando che non se ne parla più dopo tante polemiche accese ai tempi del referendum per la legge 40. Il problema riguarda il loro numero che è sconosciuto e la loro fine. Per lo più considerati solo prodotti di scarto delle tecniche di procreazione artificiale propone che possano venire adottati seguendo le stesse procedure per i bambini già nati attraverso il gesto della solidarietà e di un amore gratuito. Possono essere impiantati nel grembo di una donna, crescere e venire alla luce dopo molti anni.

Il pensiero della Chiesa sugli embrioni in eccesso crioconservati

Il Magistero della Chiesa non si è ancora pronunciato. Il bioeticista prof. Giuseppe Zeppegno scrive nel suo libro Il dibattito bioetico (2020) che al riguardo erano giunte diverse proposte dall’uso nella ricerca al lasciarli morire dopo lo scongelamento alla conservazione per un determinato tempo o all’adozione per nascita, punto quest’ultimo che fu condiviso nel documento del Comitato nazionale di Bioetica nel 2005, in cui Francesco d’Agostino scrisse: «il diritto alla nascita non può che prevalere su ogni considerazione etica e giuridica».

Zeppegno spiega che Bompiani, Maria Di Pietro ed Elio Sgreccia invece si astennero dal voto precisando «il dibattito sul tema non ha ancora fornito elementi sufficienti per una adeguata valutazione etica» e riporta il commento di Elio Sgreccia: «per evitare poi il perpetuarsi del congelamento di embrioni soprannumerari, dove la legge non vietasse tale pratica, è bene non iniziare ad adottare embrioni crioconservati prima che siano vietati ulteriori congelamenti».

CCBYSA

redazione Bioetica News Torino