Su Netflix è uscita una serie intitolata: «The Man with 1000 Kids». Una cifra impossibile? Verrebbe da pensare di sì.
Eppure la storia di Jonathan Jacob Meijer suggerisce il contrario. Meijer è un uomo che si divide tra due attività, lo youtuber e il donatore di sperma. Quello che colpisce è che, secondo quanto emerge dalle indagini, in poco più di tre lustri quest’uomo potrebbe «aver dato alla luce» più di 1000 bambini (alcune stime che considerano anche le donazioni private arrivano addirittura a quota 3000).
Gli interrogativi che si presentano sono molteplici. Com’è possibile che la legge non intervenga nel regolamentare questo fenomeno? Quali sono i rischi di una mancata regolamentazione? Quali sono le ripercussioni sulle famiglie che, volendo ricorrere alla donazione di sperma, hanno incontrato Meijer sulla loro strada?
Volendo provare a rispondere possiamo affermare che, tendenzialmente, una regolamentazione esiste ma è molto debole, soprattutto perché, generalmente, si tratta di leggi promulgate a livello nazionale e che, quindi, non sono capaci di rispondere alle esigenze di un fenomeno di portata internazionale (basti pensare che Meijer oltre che in Olanda, sua patria natale, ha donato anche in Italia, in Canada, negli USA, in Sudafrica, in Australia, etc.). Inoltre, in diversi Paesi sono consentite le donazioni anonime, il che rende vano lo sforzo di regolamentare.
I rischi di una mancata regolamentazione della donazione di sperma sono sotto gli occhi di tutti. Infatti, se una persona può arrivare ad avere 3000 figli c’è il rischio di matrimoni tra consanguinei. Nessuno si sposerebbe mai con il proprio fratello o con la propria sorella e, comunque, gran parte degli ordinamenti nazionali lo impediscono esplicitamente. Ma se qualcuno non fosse a conoscenza di essere geneticamente figlio del Meijer di turno? In questo caso, la problematica è di natura genetica ancor prima che legale.
Per provare a descrivere cosa possano aver provato le famiglie «truffate» da Meijer basta riportare due brevi estratti delle testimonianze raccolte dalla mini-serie. Una donna, riferendosi a Meijer, ha affermato: «per lui [la donazione di sperma] è diventata una droga, non riesce a fermarsi» mentre, un’altra ha affermato che: «l’allevamento di bestiame è più regolamentato della donazione di seme».
Sicuramente, come evidenziato in quest’ultima frase, la regolamentazione presenta dei vulnus evidenti. Però, bisogna sottolineare che c’è chi li sfrutta per trarne profitto. Nella vicenda, infatti, emerge il ruolo della Cryos International, una nota Banca del Seme che permette ad ogni singolo donatore di donare il suo sperma in tutto il Mondo, bypassando, di fatto, i limiti legali dei singoli Stati.
A questo punto emerge con nettezza una riflessione bioetica: è possibile che il profitto venga messo al primo posto anche quando la contropartita è la vita umana? Finché la legislazione sarà debole, con un valido pool di avvocati sarà sempre possibile trovare il modo di superare i paletti imposti dalle leggi. Ma il solo fatto che sia possibile non significa che lo si debba necessariamente fare. La deontologia medica dovrebbe improntare l’azione del sanitario verso il bene, verso la tutela della vita e della salute (anche delle future generazioni).
In conclusione, il quesito che emerge ci pare chiaro: di quanti Meijer «abbiamo bisogno» prima che, a livello internazionale, ci si attivi per giungere ad una regolamentazione bioeticamente orientata del fenomeno della donazione del seme che eviti il verificarsi di situazioni come questa?
© Bioetica News Torino, Agosto 2024 - Riproduzione Vietata