Texas. Il battito cardiaco può salvare la vita al feto sfuggendo dall’aborto
01 Settembre 2021Dal 1 settembre è entrata in vigore la legge texana “Heartbeat”, o battito del cuore, approvata a maggio, con la quale non si può praticare l’aborto dopo il rilevamento del battito del cuore fetale, attorno in genere alla sesta settimana di gravidanza, con la sola eccezione che si abbiano condizioni mediche di emergenza.
Molte le voci per l’accoglienza della vita che si sono subito schierate a sostegno delle donne nell’affrontare gravidanze non attese e le loro famiglie. Da Human Coalition Action alla rete dei 1600 e più centri per la gravidanza e clinica medica dell’ Istituto nazionale dedicato alla famiglia e alla vita NIFLA a Texas Right to Life e tante altre realtà rappresentative per la vita di cui l’agenzia di stampa cattolica Cna ha raccolto alcune dichiarazioni.
Insoddisfatto il coro che si è levato per esprimere contrarietà, il Center for Reproductive Rights o il Planned Parenthood, annunciando l’esodo dallo Stato del Texas per poter abortire o le numerose intentate cause nei confronti dei medici abortisti o chiunque lo pratichi o si impegna ad aiutare un’altra persona violando la legge da parte dei privati cittadini. A questi anziché al personale preposto dallo Stato viene data l’autorizzazione di segnalare e fare causa.
Ai medici viene chiesto prima di praticare l’interruzione volontaria di gravidanza di controllare l’esistenza del battito cardiaco del feto.
Si salverebbero decine di migliaia di vite; basti pensare che nel 2019 più di 56mila feti non sono esitati in nascituri e l’85 per cento la pratica, secondo recenti statistiche sanitarie, è stata effettuata dopo le sei settimane di gravidanza.
Per il Presidente Joe Biden la legge «viola in modo ben visibile il diritto costituzionale istituito sotto Roe v. Wade» e per di più ritiene «oltraggioso» il fatto che cittadini privati «possano tentare cause contro chiunque si pensi abbia aiutato un’altra persona ad abortire», riferisce l’agenzia APress.