Terra fuochi, Isde “inascoltato” contro epidemiologi. L’oncologo urge la bonifica
13 Gennaio 2016«Procedere rapidamente alla bonifica del territorio della “Terra dei Fuochi”»: lo chiede Bruno Daniele coordinatore del Collegio dei primari oncologi Cipomo per Campania e Basilicata all’indomani del rapporto Istisan su incidenza morti e ricoveri per tumori nell’area industriale tra Napoli e Caserta. Il rapporto dell’Istituto superiore di sanità «rileva un eccesso di incidenza di alcuni tumori in alcuni territori e indica la necessità di raccogliere un numero maggiore e più completo di dati, implementando l’attività dei Registri Tumori, per definire il ruolo della contaminazione ambientale nell’incidenza della malattia». A Daniele fa eco il presidente Isde Napoli Caserta Gaetano Rivezzi: «dopo questo rapporto anche il più “prudente” tra gli addetti ai lavori dovrà convenire che occorre far scattare un processo di prevenzione primaria, che non è solo vaccinare ma biomonitorare queste popolazioni, fare medicina e pediatria d’iniziativa». Ma le due posizioni sono vicine solo qui: Isde in Campania ha chiesto le dimissioni del responsabile dei registri tumori campani Mario Fusco che per l’Asl Napoli 3 tanto ha contribuito al Rapporto Iss. Fusco sarebbe “reo” di non aver ascoltato i ripetuti appelli dei medici per l’ambiente.
Il Rapporto riprende dati già accennati nello Studio Sentieri Iss di 20 mesi fa. Valuta i nuovi casi di neoplasie in un anno (incidenza) rilevati in 17 degli 86 comuni della Provincia di Napoli tra 1996 e 2010, i dati Istat di mortalità e quelli delle schede di dimissione dei malati dei 32 comuni della provincia, più i dati di mortalità e Sdo di 23 centri del Casertano su 106 totali. Posta 100 l’incidenza dei tumori nella macroarea Sud Italia, si rilevano incrementi del 10% su tutti i tumori con punte per l’apparato digerente, a Napoli si arriva a un 85% di casi in più in entrambi i sessi sui tumori del fegato e delle vie biliari, fino al 35% in più per i tumori laringei nelle donne, del 21-27% nei tumori dello stomaco. Il dato peggiore riguarda però i bambini da 0 a 1 anno per i quali posto 100 l’indice d’incidenza dei tumori del Snc, Napoli registra (1996-2000) un indice 228, oltre due volte cui si accompagnano molti ricoveri in quella fascia d’età.
«Si tratta di numeri assoluti molto piccoli: sette casi in totale in un anno rispetto a tre attesi che non impattano sull’assistenza ospedaliera – riflette Daniele – e peraltro la competenza in prima istanza di questa patologia è neurochirurgica e non oncologica. Il rapporto Istisan è cauto nell’individuare una causa ambientale per questo tipo di tumore e sottolinea che mentre l’associazione tra disturbi respiratori nell’infanzia e l’inquinamento atmosferico è ampiamente documentata, è al momento difficoltoso individuare i fattori ambientali specificamente associati all’insorgenza dei tumori infantili; le esposizioni rilevanti possono riguardare il genitore, il bambino nel grembo materno, o il bambino dopo la nascita». Daniele rileva che stili di vita già a rischio (fumo di sigaretta) potrebbero essere resi ancor più “oncogeni” se associati a contaminanti ambientali. «Ciò è vero anche per i fattori socio-economici», dice citando il rapporto. «I bambini che vivono in condizioni sociali avverse presentano esposizioni multiple e cumulative, sono più suscettibili ad un’ampia varietà di sostanze tossiche ambientali e spesso non hanno accesso a un’assistenza sanitaria di qualità per ridurre gli effetti di fattori di rischio ambientali». Nel complesso, continua Daniele, «sono dimostrate e note a livello internazionale associazioni tra esposizione a sostanze specifiche e singoli tumori come l’asbesto per i tumori maligni di pleura e polmone; il cloruro di vinile per gli epatocarcinomi. La possibile associazione tra una contaminazione multifattoriale come quella della Terra dei Fuochi e numerosi tipi diversi di carcinoma richiede la raccolta di numerosi dati e studi ed analisi estremamente complesse che vanno al di là dei compiti di un’associazione come Cipomo. Da questo punto di vista la diffusione in corso dei Registri Tumori da parte della Regione Campania su gran parte del territorio regionale contribuirà ad ottenere dati più completi ed affidabili». Ma proprio chi i registri tumori li tiene come Fusco ora è sotto scacco perché “troppo poco reattivo”.
Sul dato dei bambini dice Gaetano Rivezzi pediatra ospedaliero e Presidente Isde Napoli Caserta: «Che vivono nella Terra dei Fuochi due bambini su tre campani con tumori del Snc come glioma e glioblastoma, la cui incidenza cresce con il degrado ambientale, si sapeva da dieci anni. Da anni studi come Sentieri e Sentieri Kids dicono che dove c’è inquinamento forte cresce del 5% il rischio salute per l’età infantile; altri studi condotti da noi di Isde in Campania, di “biomonitoraggio”, attestano relazioni tra concentrazioni di diossina e policlorodifenoli nelle donne gravide in relazione alla distanza da fonti presunte d’inquinamento ambientale, il crollo degli spermatozoi nei maschi, i metalli pesanti nei cordoni ombelicali. A fronte dei nostri dati, per anni ci siamo andati scontrando con il negazionismo di alcuni epidemiologi locali. Molto ci aspettavamo e ci aspettiamo dai 25 milioni previsti per la Campania dalla legge 6 febbraio 2013. Ora si applichi di più il principio di precauzione; ci sono aree dove la falda è inquinata e 2 anni fa vi furono 6 mila roghi legati allo smaltimento illegale di rifiuti, dove arriva una segnalazione che rimanda al nesso causa-effetto questo andrebbe preso in considerazione».
Fusco a sua volta accusa l’Iss di non aver offerto tutti i dati che il registro tumori Napoli 3 gli aveva offerto. Conseguenza: allarmismo. «L’eccesso di incidenza e mortalità generale e infantile non riguarda solo i 17 comuni della Asl Napoli 3 sud della Terra dei Fuochi ma anche gli altri 18 comuni che non rientrano in quella etichetta – denuncia Fusco al Mattino – io ho fornito tutti i dati ma sono stati omessi». Che confrontare i dati con quelli di popolazioni di “controllo” sia essenziale lo sottolinea l’epidemiologo Angelo D’Argenzio responsabile del registro tumori casertano i cui dati d’incidenza relativi al triennio 2008-10 sono in fase di certificazione da parte dell’Associazione Italiana Registri Tumori. «Nessuno nega alcune delle criticità di quei dati, ma tecnicamente è importante compararli con il resto dei comuni delle province di Napoli e Caserta per poter stabilire se trattasi di criticità ambientali o tipiche del territorio, che hanno anche, ma non solo, correlazioni con criticità ambientali». Nello specifico per D’Argenzio i dati sull’impennata dei tumori del fegato si potrebbero spiegare anche con il fatto che «la Campania è endemica per l’epatite B, patologia correlata con l’evoluzione cirrosi-cancro, come dimostrato dal progressivo calo di casi nelle classi più giovani coperte da vaccino». Per i tumori delle vie respiratorie invece il dato è «omogeneamente preoccupante, ma è necessario considerare che la Campania con Lazio ed Umbria è la regione dove si fuma di più; solo al netto delle possibili cause alternative va considerato il nesso con il degrado ambientale, la particolarità di queste terre».
Mauro Miserendino
Fonte: «Doctor 33»
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Approfondimenti:
Terra dei fuochi, i dati parte di un’indagine nazionale resa nota un anno fa, 12 gennaio 2016, www.iss.it
Iss, Mortalità, ospedalizzazione e incidenza tumorale nei Comuni della Terra dei Fuochi in Campania (Relazione ai sensi della Legge 6/2014), Rapporti Istisan 15/27,<http://www.iss.it/binary/publ/cont/15_27_web.pdf >