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Terapie del dolore e cure palliative. Sono un diritto riconosciuto ma solo 1 italiano su 5 le conosce

11 Luglio 2015

Poter limitare la sofferenza fisica è un diritto riconosciuto dalla legge, ma solo il 18-19% degli italiani, conosce le terapie del dolore e le cure palliative, un numero fortemente in calo rispetto al 30% del 2012. Lo rivela un’indagine dell’associazione ‘Vivere senza Dolore’ che ha fatto il punto in occasione della cerimonia di premiazione del premio giornalistico “38 volte basta!” dedicato a Francesco Marabotto giornalista dell’ANSA, grande esperto del settore medico-sanitario, prematuramente scomparso dopo una lunga malattia.   Il premio, indetto dall’Associazione Onlus Antea, che a Roma si occupa di malati terminali, “nasce per sensibilizzare i giornalisti e promuovere la conoscenza Legge 38 del 2010, ancora troppo poco nota”, ha sottolineato Claudia Monti, presidente Antea. Sul tema c’è, infatti, ancora molta confusione. “Le cure palliative si dovrebbero rivolgere a circa 300.000 cittadini ogni anno nel nostro Paese. Ma non tutti vi accedono anche perché ne ignorano l’esistenza”, ha affermato Giuseppe Casale, coordinatore sanitario del centro Antea.

“Il problema – ha spiegato Marco Spizzichino, dirigente Ufficio Cure Palliative e Terapia del Dolore del Ministero della Salute – riguarda tutti, dai bambini agli anziani, in particolare quelli affetti da demenza. Ancora oggi 44.000 persone, secondo l’ultima relazione del Governo al Parlamento sull’attuazione della legge 38, muoiono nei reparti per acuti con costi maggiori e tipo di assistenza non appropriato“. Una situazione che chiama in causa anche i mezzi di informazione.

Tema scomodo e non amato dai media, le cure palliative e la terapia del dolore “fanno fatica a trovare spazio nell’informazione, sono ancora vittime di un pregiudizio culturale molto forte. Ci sono barriere da abbattere. Immagino quanto sia difficile per un giornalista far passare tematiche di questo tipo”, secondo Daniela De Robert, giornalista Rai e moglie di Marabotto. “Erano però tematiche – ha ricordato – che a Francesco erano molto a cuore. Ha iniziato a scrivere ‘dal fronte’, quando studiava ancora medicina ed era malato. Questa sua esperienza di malato che scrive è stato il suo imprinting nel modo di portare avanti la sua professione di giornalista”.   Quanto ai vincitori, primo classificato è l’articolo di Vera Michela Martinella “Hospice usati più di prima, ma male” pubblicato sul Corriere.it, secondo quello di Cesare Sangalli “No, woman no cry” pubblicato su Altrevoci.it, terzo “Addio al dolore: la genetica ci curerà” di Cinzia Pozzi uscito su Ok Salute e Benessere.

fonte: Doctor 33

Lara RealeGiornalista ScientificaRedazione Web Arcidiocesi di Torino