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73 Novembre 2020
Speciale L'arte della cura Una prospettiva bioetica

Telemedicina tra utilità e criticità etiche. Intervista ad Alessandro Mastinu

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Intervistato Alessandro Mastinu

Medico ospedaliero. Infettivologo, pneumologo, epidemiologo e bioeticista. Ha conseguito il baccalaureato in scienze religiose presso l’ISSR all’Apollinare della Pontificia Università della Santa Croce di Roma, è stato ordinato diacono di Santa Romana Chiesa il 19 maggio 2018.

D. Ha partecipato come bioeticista nella sessione dedicata alla percezione del “tatto” nella cura e in medicina, «Dalla misura alla grazia. Immagini del tatto. L’anima è come la mano e la mano lo strumento per eccellenza» al Convegno internazionale di Malta di Bioetica. L’epidemia da Covid-19 ci ha portato a diversi cambiamenti nella nostra vita. Si è diffuso un uso della comunicazione digitale prima impensabile per contenere la diffusione virale, evitando il più possibile il contatto fisico, ricorrendo a diversi strumenti tecnologici informatici in ambito sanitario, dell’istruzione scolastica e universitaria, e formativo. Anche il Convegno di Malta si è dovuto adeguare alle misure restrittive tenendosi in videoconferenza dove si sono alternati in quattro giornate numerosi interventi di alto profilo. Quale è stata la Sua esperienza?

R. Quando ho accettato di partecipare al Convegno Internazionale di Malta mi ero immaginato questa esperienza in tutt’altro modo, presumendo che sarei stato accolto in un contesto ambientale mediterraneo, molto soleggiato e caratterizzato da colori e profumi intensi. Che sia stato per ironia della sorte o per intervento della Provvidenza (propenderei per quest’ultimo), invece, mi sono ritrovato un po’ a vivere quello di cui avrei parlato. L’evento, infatti, in ragione delle precauzioni di distanziamento fisico da adottare per la prevenzione e il controllo del contagio del SARS-CoV 2, responsabile dell’attuale condizione di pandemia, è stato trasformato da residenziale in virtuale e le relazioni, conseguentemente, non si sono tenute in presenza, ma a distanza: ciascuno dei relatori ha registrato il proprio intervento ed ha inviato il proprio contributo al prof. Ray Zammit, infaticabile organizzatore e regista del convegno.

Essendo incaricato di analizzare i contenuti etici della telemedicina, infatti, ho svolto l’argomento in teleconferenza analizzando vantaggi e svantaggi, utilità e impedimenti dell’utilizzo dell’interazione a distanza in ambito medico. Certo pesa molto sulle mie valutazioni odierne anche l’esperienza vissuta con pazienti affetti da infezione da SARS-CoV-2, nel corso del quale

mi sono trovato a dover fare i conti con qualcosa di molto diverso da quanto avevo sperimentato precedentemente: neanche nel corso della pandemia AIDS, vissuta all’inizio della mia attività lavorativa, si sono frapposte barriere tali da rendere così distanti terapeuta e assistito. Lo sguardo, da solo, infatti, non può essere sufficiente a consolare, a sostenere, a creare una relazione empatica (A. Mastinu, Bollettino AMIL, Association Médicale Internationale de Nôtre-Dame de Lourdes, agosto 2020, Bureau Médical de Lourdes. Disponibile presso https://www.amilourdes.com/it/alessandro-mastinu/

Eppure ci stiamo spostando verso una forma di assistenza che lentamente conduce ad abbandonare il contatto diretto con la persona.

D. Perché e può descriverci alcune delle problematiche etiche emergenti oggi nell’uso della Telemedicina?

R. La Telemedicina consiste, infatti, nella «pratica di erogare assistenza sanitaria, effettuare diagnosi, consulti e terapie, trasferire dati sanitari ed effettuare didattica in campo medico, impiegando video ed audio interattivi e strumenti in grado di veicolare dati a distanza» (Eysenbach G., What is e-health?, «J Med Internet Res» 2001; 3(2): e20, DOI: 10.2196/jmir.3.2.e20).

Dal punto di vista etico il principale interrogativo che ci si può porre al riguardo è “se questo nuovo modello di assistenza medica sia clinicamente efficace e fornisca risultati positivi per gli utenti” in quanto sia l’efficacia che l’etica di tali servizi sono ancora oggetto di dibattito e discussione.

É noto, infatti, come l’attivazione di servizi di telemedicina domiciliare sia stata principalmente guidata da criteri economici e tecnologici, con scarsa attenzione alla sua adeguatezza etica o giustificazione. Esistono, inoltre, alcuni problemi derivanti da conflitti tra vari aspetti dell’utilizzo della tecnologia e principi etici come la riduzione della privacy (ivi incluso l’utilizzo dei dati raccolti), e le derive causate da dati inaccurati e obsoleti e dalle violazioni della sicurezza degli archivi elettronici.

Di rilevante importanza sono anche le interazioni che scaturiscono dalle discipline coinvolte nella creazione, distribuzione e utilizzo delle tecnologie di consultazione medica a distanza. Sono infatti molti gli attori e i portatori di interesse in quest’ambito (bioingegneri, informatici, tecnici di software, programmatori, assicuratori, medici e infermieri) e tutti ruotano attorno al soggetto più importante che costituisce la loro ragione d’essere: la persona ammalata. Poiché ciascuno degli attori ha un proprio “core” di orientamenti economici, professionali e sociali, le cui differenze in termini di conoscenza e know-how riguardanti la teleassistenza costituiscono, da molti differenti punti di vista, il motore per lo sviluppo della sanità elettronica, non si è lontani dal vero quando si pensa che taluni interessi peculiari possano entrare in contrasto tra di loro.

D. Ha citato all’inizio, riferendosi alla Telemedicina, del piano di sviluppo dell’agenda europea E-Health. In che cosa consiste tale approccio e quali benefici per gli assistiti?

R. L’eHealth, che riguarda l’interazione tra pazienti e prestatori di servizi sanitari, la trasmissione di dati tra le varie istituzioni o la comunicazione inter pares tra pazienti e/o professionisti in ambito sanitario (Comunicazione della commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni Piano d’azione “Sanità elettronica” 2012-2020 – Una sanità innovativa per il XXI secolo, E-Health Action Plan 2012- 2020; https://ec.europa.eu/health/sites/health/files/ehealth/docs/com_2012_736_en.pdf) propone, infatti, un approccio multidisciplinare in cui se da un lato investe un diritto fondamentale della persona (quello alla salute), dall’altro, si pone l’obiettivo di ottimizzare l’efficienza e l’efficacia dei servizi sanitari attraverso l’impiego di strumenti digitali.

È indubbio che un approccio assistenziale a distanza porga molteplici vantaggi quali la tempestività — consente ai pazienti di ottenere determinati tipi di cure quando ne hanno bisogno invece di dover recarsi in una struttura o aspettare per ottenere un appuntamento —, il comfort — consente ai pazienti di rimanere nelle loro case o comunità mentre ricevono cure —, la facilità di accesso alle strutture — i pazienti in contesti rurali o suburbani potrebbero non avere le risorse necessarie per recarsi presso una struttura sanitaria —.

D. E quali sono le criticità?

R. Si pongono, tuttavia, all’attenzione dell’osservatore, alcuni interrogativi di carattere etico:

  • Nella telemedicina si passa da un caregiving di tipo personale, che porta con sé tutti gli elementi della comunicazione non verbale, alla fornitura di servizi a distanza: quale sarà l’impatto sulla persona di quello che dal punto di vista efficientista sembra essere un miglioramento assistenziale notevole, ma che mette in secondo piano la relazione interpersonale?
  • È possibile presidiare in maniera efficace il passaggio dal “contatto umano” alla “mediazione uomo-macchina”?
  • Quanto la tecnologicizzazione della sanità è fine a se stessa, cioè non indirizzata alla tutela della salute o del benessere, ma alla creazione di nuove esigenze di mercato?

D. Da qui, allora, si colgono già le sfide bioetiche meritevoli di riflessione e discussione. Quali sono?

R. E da questi interrogativi discendono direttamente le sfide bioetiche per il futuro della medicina a distanza. Saremo in grado di utilizzare la tecnologia come una risorsa e non come un fine e l’uomo come un fine e non una risorsa?

In altri termini, in un’epoca di risorse finanziarie sempre più limitate, le spinte di tipo economico (intese in senso produttivo di nuove tecnologie) e la necessità della riduzione dei costi, verranno intese al servizio dell’uomo o quest’ultimo costituirà solo il pretesto per il soddisfacimento di bisogni economici?

© Bioetica News Torino, Novembre 2020 - Riproduzione Vietata

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