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Studio sperimentale. Deficit sviluppo neurologico per esposizione prenatale a mix di sostanze chimiche

18 Febbraio 2022

Tutto il mondo che circonda la vita umana nel grembo materno, l’ambiente familiare ed esterno, i rumori, le voci, gli affetti, assieme alla cura materna con stili di vita – fattori epigenetici – influenza lo sviluppo fisico-psichico-sociale di un bambino nel suo percorso evolutivo di crescita prenatale e post-natale.

Per questo motivo l’attenzione viene riposta oggi in particolar modo ai primi 1000 giorni di vita a partire dal suo primo inizio fino ai due anni, anche se è importante una cura di sé prima del concepimento. Alcuni difetti del metabolismo e del diabete in età adulta possono essere influenzati da un’errata alimentazione in gravidanza o dall’esposizione a sostanze tossiche o inquinanti ambientali.

Un recente studio interdisciplinare europeo che ha coinvolto 7 università svedesi, 5 europee italiana, finlandese, tedesca, greca, britannica ed una statunitense, con un approccio epidemiologico e sperimentale, ha indagato gli effetti sulla salute umana delle miscele di sostanze chimiche sul sistema endocrino apportando una revisione della valutazione del rischio che finora ha tenuto conto solo dell’esame delle singole sostanze chimiche in base al quale sono indicati i livelli di esposizione nei limiti consentiti per i prodotti autorizzati alla vendita.

La ricerca è pubblicata sulla rivista Science, Human Health effects of chemical mixture il 17 febbraio 2022. Ė iniziata dalla constatazione dell’esistenza di evidenze scientifiche sull’associazione tra esposizione a sostanze chimiche ed effetti nocivi nel sistema endocrino (EDC) che porta a disturbi sia negli esseri umani che negli animali. E di conseguenza della consapevolezza della gestione del rischio, che va migliorato, per le sostanze chimiche che vengono assunte singolarmente o in una miscela simultaneamente, venendo a contatto attraverso il cibo, l’aria e l’acqua, che interagiscono sul sistema endocrino.

Con uno studio epidemiologico Selma si è mostrato, spiega l’Università di Milano, su una coorte di 2000 donne dalla gravidanza fino all’età scolare dei bambini l’identificazione di un mix di sostanze chimiche nel sangue e nelle urine delle gestanti associato a un ritardo nello sviluppo del linguaggio nei bambini all’età di 30 mesi. Gli effetti hanno riguardato tre aspetti della salute, crescita e metabolismo, sviluppo neurologico e sviluppo sessuale. La miscela comprendeva una serie di ftalati, bisfenolo A (BPA) e composti perfluorati (Pfas).
Poi si è proceduto con studi sperimentali di tossicologia e biologia molecolare con cui si sono scoperti i «bersagli molecolari attraverso i quali i livelli critici di questa miscela alteravano la regolazione dei circuiti endocrini e dei geni coinvolti nell’autismo e nella disabilità intellettiva».
Infine dai risultati ottenuti si sono sviluppati metodi di valutazione del rischio specifici per il mix di sostanze. Sono state rilevate nuove soglie di rischio, in via sperimentale, in base alle quali «fino al 54% delle gestanti fossero state esposte a un aumentato rischio di ritardo del linguaggio nei nascituri».

Christina Rudén, professore del Dipartimento di Scienze ambientali e di Chimica analitica presso l’Università di Stoccolma in Svezia, è coordinatrice del progetto di ricerca che fa parte del programma europeo di Horizon 2020, che è stato finanziato dalla Commissione europea ed è denominato EDC-MixRisk. Esperti e ricercatori nei quattro anni, dal 2015 al 2019, si sono prefissati di contribuire a migliorare le procedure di valutazione di rischio delle sostanze chimiche e delle miscele nell’impegno di rendere un ambiente più sicuro in cui far vivere i bambini, libero il più possibile da sostanze chimiche dannose per l’organismo umano e l’ambiente.

Tra le università e i centri di ricerca vi ha preso parte anche l’Università degli Studi di Milano e l’Istituto Europeo di Oncologia e Human Technopole. Vengono rappresentati dal professore Giuseppe Testa, biologo molecolare presso l’ateneo milanese e direttore del Centro di Neurogenomica presso Human Technopole e leader di gruppo presso l’Istituto Europeo citato, che vi ha partecipato allo studio in qualità di principale analista di EDC-MixRisk responsabile della modellistica sperimentale umana.

Quanto di nuovo scoperto con l’ausilio delle innovazioni in campo oncologico, neuroscientifico, biologico «rende improcrastinabile un adeguamento legislativo che rispecchi il nuovo quadro di rischio delle sostanze tossiche ambientali», afferma il prof. Testa in una nota. Con l’impiego di colture in vitro che riproducono aspetti salienti dello sviluppo del cervello umano, detti organoidi, si è potuto per la prima volta «sondare direttamente gli effetti molecolari del mix di sostanze chimiche sul tessuto cerebrale umano, in fasi corrispondenti a quelle osservate durante la gravidanza. Abbiamo scoperto che, anche a concentrazioni basse, il mix interferisce direttamente sia con alcuni geni coinvolti nello sviluppo del cervello che con altri legati all’autismo – caratterizzato dal disturbo del linguaggio».

«Si verrebbe a cambiare il concetto di dose tossica minima per le singole sostanze chimiche sottolineando la necessità di determinare l’effetto globale indotto dal mix di interferenti ai quali la mamma in gravidanza può essere esposta», conclude Maria Pia Abbracchio, prorettore delegato al coordinamento e alla promozione della ricerca dell’Università statale di Milano.

(aggiornamento 19 febbraio 2022 ore 8.31)

redazione Bioetica News Torino