Settanta associazioni scrivono ai senatori Lettera contro ddl Zan
03 Luglio 2021Una pluralità di voci da una settantina di associazioni no profit della rete Polispropersona (Facebook Polis Pro Persona) si leva contro alcuni punti del disegno di legge 2005 (detto Zan dal suo proponente di maggioranza) sul Contrasto della discriminazione o violenza per sesso, genere o disabilità, presentati al Senato, dove è in esame, con una lettera. Ritenuti non conformi ai valori costituzionali i firmatari chiedono che la valutazione tenga conto del rispetto dei principi di laicità dello Stato e dei vincoli costituzionali e un incontro urgente con la Conferenza Capigruppo del Senato della Repubblica, in quanto la discussione è prevista dal 13 luglio.
L’occasione di presentazione della lettera è stata l’incontro in Senato a Palazzo Madama tenutosi il primo luglio alla conferenza organizzata da Polispropersona dal titolo Contro le discriminazioni? Sì, ma non così. Conferenza di ascolto delle molte voci contro gli esiti illiberali del ddl Zan.
Pubblichiamo il testo della Lettera aperta su 7 punti illiberali del ddl Zan
Egregi Senatori,
siamo cittadini impegnati nell’ambito di circa settanta realtà associative no profit, attive nei campi della cultura, della giustizia, della formazione, dell’integrazione, della solidarietà sociale, familiare e sanitaria nonché della cooperazione internazionale, educati al rispetto dell’assoluta dignità di ogni persona, qualunque siano le sue condizioni e i tratti specifici.
Consapevoli del ruolo di rappresentanti della nazione che l’art. 67 della Costituzione Vi assegna, ci appelliamo a Voi affinché siano realmente declinati nel corso dei lavori sul ddl 2005 (c.d. ddl Zan) i principi di laicità dello Stato (I) e di rispetto dei vincoli costituzionali (II),
recentemente evocati dal Presidente del Consiglio nell’intervento nell’Aula di Palazzo Madama del 23 giugno scorso.
- Sulla laicità dello Stato e sulla libertà della scienza e della ricerca.
1. Ci sembra che mai -nella storia repubblicana- il Legislatore abbia voluto opzionare una fra le varie teorie filosofiche e antropologiche presenti nella società, quale è il c.d. “gender” o l’identificazione percepita del proprio sesso, che propone una visione secondo cui il “soggettivo” prevale totalmente sull’”oggettivo” e il dato reale non ha alcun valore, al punto da pervenire alla radicale teoria dell’indifferenza sessuale. Ma se il più alto potere pubblico, il Parlamento, “sceglie” una specifica visione antropologica ed etica (cfr. art. 1, comma 1, lett. ‘d’, ddl 2005 AS), allora esso mina alle radici la attuale natura di “Stato laico” della Repubblica italiana, infrangendo il nucleo più essenziale dei “diritti inviolabili” di cui all’art. 2 della Costituzione, che non possono tollerare una imposizione sulle convinzioni esistenziali di ciascuna persona.
2. Per altro verso, lo stesso art. 1 del ddl 2005 impone cosa siano il “sesso”, l’”orientamento sessuale” e l’”identità di genere”, violando così clamorosamente l’art. 33 della Costituzione, che vuole, all’opposto, che la scienza e il suo insegnamento siano “liberi”. - Sulla pretesa di imporre al popolo una scelta ideologica attraverso inediti strumenti penali e educativi, inconciliabili con prioritari valori costituzionali.
3. L’art. 2 del ddl 2005 prevede, fra l’altro, nuovi reati con condanne fino a un anno e mezzo di reclusione per chi «istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere» (art. 2, comma 1, lett. a). Ma se i comportamenti ingiusti (violenza, diffamazione, bullismo, mobbing, ecc) sono già delitti, che spazio penale avrà la nuova “istigazione ad atti di discriminazione”? Che confini potrà nei fatti avere il nuovo reato se sarà peraltro parametrato a nozioni totalmente soggettive come quelle gender? Confini indeterminati e indefiniti, incoerenti con il principio di tassatività dell’art. 25 della Costituzione e che si sovrapporranno, criminalizzandolo, al solo dissenso verso tale ideologia. Il contrasto che ne deriva con “il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero” sancito dall’art. 21 della Costituzione è, purtroppo, molto evidente.
4. Non basta. Sarà reato anche il solo partecipare ad “associazioni o gruppi” che abbiano fra i propri scopi un generico “incitamento alla discriminazione” per “motivi fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere” (art. 2, comma 1, lett. c). Perciò ogni critica di merito su scopi associativi potrà tingersi di penale: l’associazione potrà essere destinataria di intercettazioni telefoniche preventive, potrà venire bloccata e i suoi membri mandati in Procura, così restringendo gravemente il diritto dei cittadini di “associarsi liberamente” voluto dell’art. 18 della Costituzione.
5. L’intento etico-rieducativo sotteso alla scelta dello strumento penale, proprio di altri regimi, è inequivoco all’art. 5, ove si prevede che in caso di condanna anche solo per “istigazione alla discriminazione” (alias dissenso…) vi possano essere sanzioni accessorie quali una inspiegabile interdizione all’attività politica per tre anni (nonostante il favor alla partecipazione democratica dell’art. 49 della Costituzione), nonché l’inedito obbligo di prestare servizio nelle stesse associazioni LGBT la cui filosofia non era stata condivisa.
6. La c.d. clausola “salva idee” (art. 4) non è assolutamente utile a evitare tali esiti illiberali: essa, anzi, riduce il pur riconosciuto diritto costituzionale a liberi “convincimenti” e a “opinioni nonché condotte legittime”, sottoponendolo a una condizione oscura: le opinioni e le condotte “legittime” non sarebbero più tali se “idonee a determinare -un non meglio precisato- concreto pericolo del compimento di atti discriminatori”. Insomma, tutto l’impianto del testo in esame conduce a rimettere nelle mani delle Procure penali il vaglio su manifestazioni di pensiero e su vincoli associativi, il che aprirà una stagione di delazioni e odio sociale, con evidenti effetti orizzontali di deterrenza sulla libera espressione e sull’organizzazione in corpi intermedi dei cittadini.
7. Il medesimo tono “etico” connota l’articolo 7, che, attraverso l’introduzione della giornata nazionale dedicata anche al “gender”, renderebbe obbligatorio, in ogni scuola di ogni ordine e grado, l’insegnamento di tale ideologia anche ai più piccoli e indifesi e ciò anche contro il parere dei genitori, che sono gli unici ad avere il “diritto” all’educazione dei figli, riconosciuto dall’art. 30 della Costituzione. Così verrebbe, poi, anche calpestato l’art. 7 della Costituzione, il quale rinvia al Concordato ove, all’art. 9, si assicura una “piena libertà” alle scuole paritarie, che sarebbe invece compromessa alla radice dell’impianto educativo.
Molte sono le voci che si sono alzate e si stanno alzando sulla proposta “2005 AS” dalla società italiana, dalle sue più diverse culture, quali quelle riformista, progressista, femminista, radicale, conservatrice, liberale e cattolica.
Queste voci all’unisono, seppur da diverse prospettive, chiedono di scongiurare gli effetti illiberali che ci siamo permessi, tentativamente, di sintetizzare, effetti che nulla hanno a che fare con il contrasto all’omofobia.
Siamo certi che il Senato saprà interpretare al meglio il ruolo di Camera alta che la Costituzione assegna a questo ramo del Parlamento, quale massima guarentigia dei più elevati valori democratici e del bene comune per la società italiana. Per questo chiediamo con urgenza anche un incontro con la Conferenza Capigruppo del Senato della Repubblica. Con deferenza.
Roma, 1° luglio 2021
Alleanza Cattolica, Ass. Amici di Lazzaro, Ass. Articolo 26, Ass. Cuore Azzurro, Ass. Cerchiamo il Tuo volto, Collatio.it, Ass. Convergenza Cristiana, Ass. Costruire Insieme, Ass. Culturale Zammeru Masil, Ass. Difendere la vita con Maria, Ass. Donum Vitae, Ass. Esserci, Ass. Etica & Democrazia, Ass. FamigliaSI, Ass. Family Day- Difendiamo I Nostri Figli, Ass. Il Crocevia, Aippc – Ass. Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici, Ass. L’albero, Ass. Liberi e Forti, Associazioni Medici Cattolici Italiani, Ass. Nuova Generazione, Ass. naz. Pier Giorgio Frassati, Ass. Nonni 2.0, Ass. Non si tocca la famiglia, Ass. Politicainsieme, Ass. Progetto culturale, Ass. Proposte per Roma, Ass. Pro Vita & Famiglia, Ass. Generazione Famiglia, Ass. Radici, Ass. Rete Popolare, Ass. Risveglio, Ass. Umanitaria Padana, Ass. Vita Nuova – Rete Italia Insieme, Ass. Vivere Salendo, Associazione volontariato Opera Baldo, Avvocatura In Missione, Associazione Nazionale Autonoma Professionisti (A.N.A.P.S.), Ass. Vita Consacrata per la Lombardia (AVCL), A.Ge. LAZIO, Centro Nazionale Economi di Comunità (C.N.E.C.), Centro Italiano di Promozione e di Assistenza per la Famiglia, Centro internazionale Giovanni Paolo II e per il magistero sociale della Chiesa, Centro Studi Livatino, Circoli insieme, Comitato SALE per la dottrina sociale, Civiltà dell’Amore, Commissario Lazio Accademia di storia dell’arte sanitaria, Comunità Papa Giovanni XXIII, Confederazione internazionale del clero, Conferenza Italiana Superiori Maggiori (C.I.S.M.), CulturaCattolica.it, Fondazione De Gasperi, Fondazione Fiorentino Sullo, Forum Cultura Pace e Vita Ets, Forum delle Associazioni sociosanitarie, Giuristi per la Vita, Il Popolo della Famiglia, International Family News, G.R.U. – Gruppi di resistenza umana, La Casa dei Diritti, Movimento Cristiano Lavoratori – MCL, Movimento Per: Politica, Etica, Responsabilità, Movimento per la Vita, Movimento Regina dell’amore, Osservatorio di bioetica di Siena, Osservatorio parlamentare “Vera lex?”, Osservatorio per l’Educazione di Cesena, Presidenza Comitato scientifico Fondazione Fiorentino Sullo, Presidenza Comitato scientifico UCID, Presidenza onoraria Società italiana di bioetica e comitati etici, Rete Liberi di educare, Scuola di Cultura Cattolica, Steadfast (info@polispropersona.it)
(aggiornamento 3 luglio 2021 ore 17.47)
CCBYSA