Gentilissima dott.ssa Maria Rosaria Sardella,
nell’impossibilità di essere presente al Convegno regionale Unitalsi Ai confini della vita , voglio farLe giungere a nome mio e dell’Associazione medici cattolici italiani (Amci) i nostri più cordiali saluti e i sentimenti di grande riconoscenza per l’invito al patrocinio di questo evento, importante appuntamento culturale e di vita associativa dell’Unitalsi.
Attraverso di Lei voglio far arrivare il nostro saluto e l’augurio di buon lavoro a tutti gli organizzatori, al Padre generale del Cottolengo padre Carmine Arice vostro Assistente regionale, a tutti i relatori e al pubblico presente.
Pensando ai temi delle varie relazioni del Convegno, tutte attinenti alle numerose e svariate fragilità che la vita propone nel suo trascorrere, mi è tornata alla mente una giornata dell’ottobre 2018 che l’Amci piemontese ha trascorso a Bose che aveva proprio come tema una riflessione sulla fragilità e la malattia.
In quell’occasione Fratel Luciano Manicardi ha tenuto a tutti noi una conversazione dal titolo: «Stare accanto al sofferente».
Riporto qui di seguito un breve brano della sua meditazione, sono parole in cui tutti noi operatori sanitari e volontari ci ritroviamo come impegno attuale e stimolo futuro nella propria scelta personale e professionale:
Affinché la prassi della cura non cada nel paternalismo o nell’assistenzialismo occorre un lavoro sullo sguardo, sullo sguardo che si porta sulla persona affidata alle nostre cure.
Si tratta di far emergere e svelare le possibilità di vita e di salute nel malato, di mobilitare le sue risorse vitali profonde e a volte sconosciute a lui stesso.
Nei suoi incontri con malati Gesù cerca un’alleanza terapeutica con il malato per mobilitare le sue forze interiori, il suo desiderio di vita, la sue facoltà umane e si pone così, come uno straordinario “tutore di resilienza”, secondo l’espressione ormai diffusa negli studi che riguardano questo fenomeno.
Tutore di resilienza può essere la persona che, con la propria pratica cordiale di umanità, favorisce nella persona malata o traumatizzata un’assunzione di autostima, una fiducia in sé, una capacità di adattamento a situazioni in cui pure si vivono menomazioni o handicap o perdite…
Queste parole richiamano un concetto tanto caro al nostro operare in sanità, l’alleanza terapeutica.
Allora l’augurio per questa giornata è che questo impegno informi sempre più il nostro lavoro accanto al malato, arricchito dalle belle relazioni e riflessioni del Convegno «Ai confini della vita»
Buona giornata!
© Bioetica News Torino, Marzo 2020 - Riproduzione Vietata