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Salute mentale dei giovani: l’impatto del Covid e la loro capacità resiliente

10 Ottobre 2022

Nell’immaginario collettivo i giovani rappresentano il futuro, coloro a cui viene tramandata la conduzione responsabile delle sfide socio-economiche, culturali e politiche del loro tempo a partire da una realtà geo-climatica che sarà diversa da quella conosciuta finora i cui effetti sono già in corso. La pandemia da Covid-19 ha inciso profondamente nelle loro vite isolandoli dalle relazioni amicali e affettive, dalle loro attività fisiche e di conoscenza nel periodo in cui queste sono tra i pilastri del loro sviluppo.

Lo stato di salute mentale dei bambini e degli adolescenti durante e dopo il Covid-19 è all’attenzione mondiale da parte dei ricercatori. Disturbi d’ansia, depressivi, emotivi, di stress post-traumatico (Ptsd), di sonno, comportamenti disadattivi e suicidari, di iperattività o deficit di attenzione e altri problemi di salute mentale sono aumentati durante la pandemia. Sintomi che emergono in uno studio internazionale di revisione ad ampio spettro di Hossain MM, Nesa F. et al. (30 agosto 2022 su Elsevier – in Psychiatry Research, 2022; 317/114814) su 17 revisioni sistematiche esistenti e di metanalisi e sulla valutazione di citazioni; ne dà un panorama della situazione accompagnato da molteplici fattori associati, quali ad esempio l’età, il genere, il tipo di reddito, lo stile di vita sedentario, l’uso delle tecnologie, le relazioni familiari, le comorbidità, le condizioni psicosociali dei genitori, le esperienze di chiusura delle scuole, la dad.

I bambini e gli adolescenti sono la popolazione più vulnerabile. Una tendenza in crescita che è temuta. Hossain, Nesa et al. citano alcuni studi come ad esempio negli Usa l’incidenza di depressione o ansia dai 6 ai 17 anni è cresciuta da 5.4% nel 2003 a 8.4% nel 2011-2012, sempre negli Usa nel 2010 un bambino su 5 riportava un vissuto di un problema di salute mentale serio o debilitante, presente anche in molti paesi a basso e medio reddito.

Durante la pandemia bambini e adolescenti hanno sofferto soprattutto di ansia e tra i problemi non citati prima, vi sono la paura della malattia infettiva da Sars-CoV-2, la noia, l’irritabilità, l’impotenza, una bassa soddisfazione della vita, ma Hossain et al. segnalano anche un potenziale maggior rischio di abusi nei loro confronti. Il tempo dello studio porta risultati differenti, in uno studio di revisione del 2021 i risultati accademici risultano poveri quelli associati ad esiti di salute mentale avversi, in un altro contrariamente i punteggi più elevati corrispondono a manifestazioni di ansietà e depressione. Un altro fattore è l’alimentazione che, se scarsa, è associata a disturbi psicologici mentre un miglior controllo emotivo e una resilienza psicologica sono state associate ad esiti migliori di salute mentale. Mentre una conoscenza più approfondita sulla pandemia viene associata ad una salute mentale migliore un’informazione eccessiva si rivela controproducente. Invece la pratica di hobbies, l’ascolto della musica e la preghiera hanno inciso positivamente nei comportamenti individuali. In parecchi studi di revisioni, come osservano gli Autori, le dipendenze da internet e da smartphone sembrano essere un comune fattore di rischio associato ai problemi di salute mentale. Anche la presenza di un familiare contagiato dal Covid-19 ha su di loro degli effetti psicologici.

Non solo ad aiutarli gestire le crisi nel momento in cui si trovano a viverle ma anche a «renderli capaci di scoprire il loro posto nel mondo [che] inizia con gli adulti nell’avere un apprezzamento migliore dei valori unici della popolazione giovanile e sostenendo la loro capacità di crescita», affermano Fuligni e Galván codirettori del Center for the Developing Adolescent (Ucla) nell’Università di Los Angeles. Negli ultimi 15 anni depressione e comportamenti suicidari (sia ideati, progettati o tentati) sono in aumento. Da un quadro generale riportano che meno del 7% degli adolescenti nel mondo hanno problemi di salute mentale e che dai dati Oms uno su sette dall’età di 10 ai 19 ne fa esperienza inclusa ansia e depressione e il suicidio risulta purtroppo essere la quarta causa di morte nel mondo tra i 15 e i 19 anni. Fuligni e Galvani nel loro studio pubblicato su Nature (10 ottobre 2022, Young people need experiences that boost their mental health) sostengono che vi sono più spiegazioni e i social media non sono l’unica causa; se studi confermano l’interazione con il sonno altri di coorte suggeriscono un lieve legame e anche di scarso significato clinico. L’invito degli Autori è quello di posare lo sguardo in avanti alla loro capacità esperienziale.

Pur ammettendo la necessità di «un impegno da parte di tutta la società nel convergere ogni sforzo per la salute mentale giovanile», come ha richiamato il medico chirurgo Vivek Murphy portavoce nel governo federale statunitense, citato dagli autori di Young People, può essere utile considerare, come consigliano anche altri studi in Nord America e in Europa, affermano gli autori, «l’adolescenza tempo di opportunità». Nell’adolescente, spiegano, il cervello si sviluppa durante un periodo di apprendimento e scoperta in cui la loro sensibilità è maggiore così come la loro assunzione di rischio è maggiore degli adulti. Infatti Galvani e Fuligni citano uno studio del 2012 che mostra la loro maggiore tolleranza rispetto ad un gruppo di adulti riguardo alle incertezze, portando l’esempio della loro volontà nel proseguire un gioco in cui la probabilità di vincere o perdere dei soldi non era certa. Ciò si può interpretare, affermano Galvani e Fuligni, come loro capacità volitiva di adattamento, che è «parte essenziale nell’esplorazione del mondo che li circonda».

E gli adulti, dai decisori politici agli educatori, ai pediatri agli psichiatri, ai genitori ai docenti, dovrebbero utilizzare questa loro “apertura” per influenzarne le traiettorie di vita e di salute mentale. In breve, proporre loro esperienze che li aiutino a maturare, ad esempio le attività extra-scolastiche o attività di volontariato in agenzie di servizi sociali.

Il sonno è un alleato prezioso. Galvani e Fuligni citano una ricerca (Krause et al. 2017) in cui viene mostrato che le persone private di un buon riposo possono avere più problemi di attenzione, di deficit di memoria lavorativa e di apprendimento. Descrivono anche che studi epidemiologici condotti in scuole statunitensi hanno evidenziato tra gli studenti tra i 14 e i 18 anni due tendenze di questi anni: il declino della salute mentale e la riduzione delle ore di sonno. In una scuola pubblica di Washington gli studenti hanno ottenuto risultati migliori (Dunster et al. 2018) ritardando di un’ora l’ingresso a scuola nel 2016-2017 che li ha portati a dormire 34 minuti in più.

La pandemia ha rafforzato l’uso dei mezzi digitali tra i giovani dai 14 ai 29 anni e tra i più piccoli dagli 11 anni trascorrendo in internet, nei social media molte ore oltre al tempo delle lezioni in dad, come riferiscono i dati dei rapporti Censis e Istat. Il primo evidenzia nel 2021 una crescita progressiva dell’uso degli smartphone anche da parte degli adolescenti che è arrivata al 95%, con un uso superiore alle 3 ore per il 46%. Infatti il secondo nel 2019 presenta l’uso dello smartphone da parte degli adolescenti tra gli 11 e i 17 anni già per l’85%. Un’indagine sull’uso dei social media e il benessere degli adolescenti va considerata con attenzione: «Non è ancora chiaro se l’uso dei social media porti a una maggiore depressione o se questi sintomi depressivi inducano le persone a care più i social media, che potrebbe alimentare un circolo vizioso», afferma Elena Bozzola, gruppo di comunicazione scientifica della Società italiana di Pediatria in Pediatria, luglio -agosto 2022.

Ella cita uno studio multicentrico su Italian Journal of Pediatrics in cui in un anno, da marzo 2020 a marzo 2021, gli accessi degli adolescenti sotto i 18 anni ai Pronto soccorso sono cresciuti dell’84% per patologie di interesse neuropsichiatrico (ideazione suicidaria, depressione, disturbi della condotta alimentare). Mette anche in luce come alcuni studi internazionali presentano l’esistenza di una correlazione tra i sintomi interiorizzanti come depressione e ansia e l’uso dei social media. Anche che si è anche osservato come dinanzi al tempo eccessivo trascorso sui social con la conseguente possibilità di andare incontro alla cosiddetta “depressione da Facebook”, e con esso il rischio di isolamento sociale, un’attività sportiva lieve o moderata, ma regolare tre volte alla settimana allieva lo stato depressivo negli adolescenti nella fascia di età tra i 13 e i 18 anni in 6-12 settimane. Senza dimenticare che una regolare attività fisica aiuta mantenersi in forma da sovrappeso e obesità che comportano il rischio dello sviluppo del diabete 2.

(aggiornamento 11 ottobre 2022 ore 11.37)

redazione Bioetica News Torino