Repubblica di Irlanda. Referendum Aborto
29 Maggio 2018Con un 66.4% contro un 33.6% ed una presenza del 64.1% di affluenza elettorale la Repubblica di Irlanda ha espresso il parere favorevole di abrogare il divieto costituzionale dell’interruzione volontaria di gravidanza nel referendum di venerdì 25 maggio scorso. Si passerà dunque presto ai lavori per un disegno di legge in tema di aborto che abolirà l’ VIII emendamento dell’art. 40 della Costituzione che attualmente riconosce il pari diritto alla vita al nascituro e alla madre, sancito nel 7 ottobre 1983, e consente l’aborto solo in caso di pericolo di vita per la madre.
La vittoria dei sì – eccetto la contea di Donegal – segna un cambiamento sociale nella Repubblica storicamente “cattolica”. Da una parte il diritto delle donne alla legalizzazione dell’aborto come è consentito nella maggior parte dei Paesi dell’Europa con restrizioni sui termini previsti delle settimane di gravidanza (si veda ad esempio in Italia l’art. 4 della legge 196/1978). Dall’altra la fine dei viaggi oltre il Mare d’Irlanda per interrompere una gravidanza. Una lettura che il primo ministro (the taoiseach) Leo Varadkar dà dinanzi all’esito del referendum: « It’s also a day when we say no more. No more to doctors telling their patients there’s nothing can be done for them in their own country, no more lonely journeys across the Irish Sea, no more stigma as the veil of secrecy is lifted and no more isolation as the burden of shame is gone» aggiungendo che «Ireland today is the same as it was last week, but more tolerant, open and respectful» (Irish abortion referendum: Ireland overtuns abortion ban, bbc.com, 26th May 2018).
Due giorni prima del referendum in una dichiarazione per la difesa della vita umana e dell’VIII Emendamento l’Arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin riconosce gli effetti negativi causati da una cultura del passato che ha troppo spesso umiliato le madri single e a quelle donne che sfidarono tale cultura nell’auspicio di avere il diritto di poter mantenere e dare amore ai loro figli scrive sul sito dell’Arcidiocesi dublinese: «we owe a debt to those women who, the and now, witness to life. It is still not easy to be alone parent and we have to create an environment to ease the obstacles and burdens of lone parents and their children». E intravede i passi futuri e “bui” per una tutela della dignità della persona umana che l’abrogazione di tale Emendamento comporterà perché «it would bring about a radical change to our broad pro-life culture. It would end any Constitutional protection whatsoever for the unborn» con il timore che «proposed future legislation woul permit abortion without restriction up to 12 weeks, but also permit abortion on physical and mental health grounds up to six months» (The Defence of Human Life of 16th May 2018, www.dublindiocese.ie, 23 may 2018).
Un triste quadro della storia irlandese è emersa negli ultimi 20 anni da racconti di vita su quanto accadeva nelle Magdalene Laundries – descrive Claddgh Design nell’articolo The Magdalene Laundries; Ireland ‘s Dark past nel suo blog, 30th May 2017 – luoghi di riabilitazione istituiti nel 1765 fino alla chiusura nel 1996, gestite da religiose che ospitavano donne orfane o ritenute immorali dai genitori e dalla gente che le allontanavano ed estraniavano dalla società. Considerate “penitenti” si mantenevano lavorando lì in cambio dell’ospitalità ed erano sottoposte a regolamenti molto rigidi. Potevano far ritorno a casa solo se i familiari acconsentivano. Venivano dati in adozione i bambini delle donne in gravidanza o in riformatorio. Storie di solitudine che si intrecciano con quelle di donne altrettanto sole costrette a recarsi all’estero per abortire nel rispetto della legge.
Monsignor Brendan Leahy, vescovo di Limerick ammette in un’intervista di M. Chiara Biagioni ad Agensir commentando: «Purtroppo la Chiesa viene legata storicamente a questo fatto ed è per noi un motivo di grande dolore. Indubbiamente sono stati compiuti degli errori. Ma va anche ammesso che la Chiesa non è stata l’unica a compierli, spesso sono stati gli stessi genitori a rifiutare la ragazza» (Irlanda: sì all’aborto. Mons. Brendan Leahy: “La storia ci chiede di entrare nell’epoca nuova ” 28 maggio 2018).
Il Blog di Pro-life Campaign con sede a Dublino evidenzia in Overview of Irish Abortion Figures in England and Wales una tendenza in discesa quella dell’aborto praticato presso cliniche in Inghilterra e nel Galles a donne irlandesi residenti: l’80% si tratta di donne single o separate e il 14 % sposate, secondo i dati statistici riferiti al 2010 e rilasciati dal British Department of Health nel maggio 2011. Nel 2011 il picco era di 6.673 aborti rispetto al 2010 di 4.402 nel cui anno, come negli anni precedenti, si sottolinea che «no abortions were done in emergency to save a woman’s life and the stages of gestation at which Irish women have abortions are much the same as English & Welsh residents». La diminuzione di casi di IGV potrebbe essere dovuto – si legge nella nota – tuttavia ad una diversa scelta del Paese o a mancate registrazioni ufficiali sulle donne irlandesi in Olanda.
Continua la discesa nel Rapporto statistico sugli aborti eseguiti nel 2016 in Inghilterra e Galles, edito da Crown e pubblicato dal Gov.uk nel giugno 2017 e rivisto nel gennaio 2018, che riporta il numero di 4.810 residenti fuori da Inghilterra e Galles rispetto ai 5.190 del 2015 presso ospedali e cliniche NHS. Soprattutto il 68% dei non residenti provenivano dalla Repubblica Irlandese e il 15% dall’Irlanda del Nord (p. 23, Abortion Statistics, England and Wales: 2016, Deparment of Health, Gov.uk ).
Mentre si comincia lo studio sulle nuove linee guida per i servizi medici di IVG il ministro della Salute Simon Harris prevede anche la presenza di obiettori di coscienza nel piano finale come riporta nell’articolo di K. O’Sullivan in «The Irish Times», Plan to draw up clinical guidelines to introduce abortion services, 29 maggio 2018.