Redazionale
Gentilissimi Lettrici e Lettori,
ci troviamo nuovamente, seppure per il nostro bene, di ognuno e verso la collettività, in “isolamento” a causa di questo virus Sars-CoV-2 di cui non riusciamo proprio a liberarci, tanto che assume come un camaleonte varianti diverse e aggressive come sta accadendo purtroppo in Gran Bretagna. Uno spiraglio di speranza viene tuttavia dai vaccini anti-Covid: il primo nuovo prodotto Cominarty, sviluppato dalla casa farmaceutica BioNTeche-Pfizer, è stato raccomandato, sotto condizione per la procedura più celere dovuta alla necessità dell’emergenza sanitaria ma non meno sicura come afferma l’Agenzia Europea dei Medicinali stessa qualche giorno fa che ha accolto il parere favorevole del Comitato scientifico per i medicinali per uso umano dell’Ema. Negli Stati Uniti la macchina vaccinale è già in moto da una quindicina di giorni con una campagna vaccinale massiccia e imponente sul fronte sanitario e pubblicitario con il primo vaccino Pfizer e da qualche giorno con il secondo raccomandato da FDA realizzato da Moderna. In Italia con altri Paesi dell’Europa si avvierà di massa a gennaio con la somministrazione del vaccino Comirnaty nei soggetti di 16 anni in su a partire secondo il Piano strategico vaccinale nazionale in primis degli operatori sanitari e sociosanitari, personale e ospiti delle rsa per anziani.
Come ha richiamato l’attenzione la Congregazione della Dottrina della Fede in questi giorni con una Nota chiarificatrice sull’uso morale dei vaccini anti-Covid-19: «quando non sono disponibili vaccini contro il Covid-19 eticamente ineccepibili (ad esempio in Paesi dove non vengono messi a disposizione dei medici e dei pazienti vaccini senza problemi etici, o in cui la loro distribuzione è più difficile a causa di particolari condizioni di conservazione e trasporto, o quando si distribuiscono vari tipi di vaccino nello stesso Paese ma, da parte delle autorità sanitarie, non si permette ai cittadini la scelta del vaccino da farsi inoculare) è moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid-19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione».
Un piccolo passo avanti verso la ripresa di una vita che desideriamo rinnovata, pensata sulle basi dell’esperienza diretta o indiretta provata duramente in questi mesi. Un Natale che non sarà certamente uguale per tutti, ma ciascuno potrà condividere con gli altri l’impegno a migliorarci dal di dentro, il nostro “io” interiore. Ci piace citare a proposito l’ultima enciclica di Papa Francesco, Fratelli tutti, queste tre righe che ne racchiudono lo spirito dell’opera: «Consegno questa Enciclica sociale come un umile apporto alla riflessione affinché, di fronte a diversi modi attuali di eliminare o ignorare gli altri, siamo in grado di reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole. Pur avendola scritta a partire dalle mie convinzioni cristiane, che mi animano e mi nutrono, ho cercato di farlo in modo che la riflessione si apra al dialogo con tutte le persone di buona volontà».
Durante la pandemia la tecnologia digitale si è rivelata, dove è stato possibile attuarla, un aiuto prezioso di comunicazione tra ambiente ospedaliero/ricovero e familiare, dando la sensazione, attraverso i piccoli schermi, di vicinanza; tra il medico di famiglia e il paziente per una prescrizione o una chiamata di telemedicina. A che punto siamo oggi con la digitalizzazione in Sanità, quali sono le opportunità che possiamo cogliere e quali invece le difficoltà che si devono superare in una “rete virtuale” che fa parte della nostra esperienza dell’essere in comunità, che richiede di essere pertanto inscritta tra doveri e diritti, tra privacy, libertà, giustizia e solidarietà? Accogliamo in questo numero alcuni contributi di un convegno tenutosi il 13 novembre scorso, organizzato dall’Associazione degli Operatori Sanitari Cattolici del Piemonte-Valle d’Aosta e dalla Consulta della Pastorale della Salute del Piemonte, intitolato Infosfera in Sanità: comunicazione, etica e privacy. Con la moderazione di Enrico Larghero sul tema hanno portato spunti di riflessione da competenze diverse, il filosofo Matteo Bergamaschi presso la Pontificia Università Salesiana, l’informatico e sviluppatore di video giochi per Synestesia Marco Mazzaglia, il teologo e bioeticista Giuseppe Zeppegno docente alla Facoltà Teologica di Torino, calato poi nelle realtà quotidiane, quella del nucleo di Polizia municipale di prossimità di Torino, che con diversi progetti cerca di porre un aiuto ai contrasti, al bullismo, alla difficile convivenza nelle comunità, descritta da chi vi ha fatto parte da tanti anni, Valter Bouquiè, ora ex agente; quella del difficile dipanarsi tra le notizie, vere e false, guidati dalla giornalista e scrittrice Maria Teresa Vivino; quella della gestione dei dati sanitari e clinici personali dei pazienti, tra criticità e opportunità, raccontata da Giuseppe Balducci coordinatore Transplant Nurs presso la Città della Scienza e Salute di Torino. Ringraziamo la presidente dell’Acos Piemonte – Valle d’Aosta Fiorenza Bugana che ha aperto il convegno per la sua collaborazione al numero.
L’impatto del Covid-19 è sentito in ogni ambito sociale, lavorativo, economico e sanitario. La solitudine può diventare un macigno per chi soffre di depressione, chi è stato “investito” fortemente dalla crisi che il Covid trascina con sé, affetta da problemi mentali. Quale influenza avranno nel tempo i cambiamenti che abbiamo dovuto apportare nella vita a partire dalle tradizionali misure di prevenzione all’isolamento forzato? Le realtà associative di volontariato come hanno cercato di continuare a mantenere le relazioni, l’assistenza alle persone più fragili, sole e povere? Ivan Raimondi, vice direttore dell’ufficio per la Pastorale della salute della Diocesi di Torino dà un excursus del Convegno tenutosi lo scorso mese, il 21 novembre, sul tema Covid-19 e Salute mentale, organizzato dagli uffici Pastorali Caritas e Salute e dal tavolo della Salute mentale dell’Arcidiocesi di Torino, che i due relatori Vincenzo Villari, direttore del Dipartimento di Neuroscienze alla Città della Salute e della Scienza a Torino e Franco Fava docente di sociologia all’Università degli Studi di Torino hanno esposto. Il primo sull’impatto emotivo che la pandemia ha concorso nella comunità e nell’individuo, distinguendo quelle che fanno parte della vita comune da quelle di tipo patologico; il secondo sul confronto tra la spagnola e l’attuale epidemia e sulle ripercussioni nella nostra società odierna e futura. La narrazione si impreziosisce dell’incontro, seppure on line, della tavola rotonda con le testimonianze di volontariato.
Concludiamo con le rubriche delle novità editoriali Lo Scaffale curate da Carla Corbella della Facoltà Teologica di Torino, delle recensioni a cura di Ilaria Losapio, saggistica dedicata ai malati terminali, al loro accompagnamento medico sanitario nella cura e nel prendersi cura e spirituale nell’ultimo “porto” della vita terrena dalla testimonianza del medico palliativista e teologo Guido Miccinesi in Sollievo nella sofferenza (Messaggero di Padova), e quella cinematografica, calata in una storia del mondo autistico di Eric Toledano, Gli speciali fuori dal comune.
Desideriamo porgervi i nostri più cari auguri natalizi attraverso la lettera del Presidente del Centro Cattolico di Bioetica, Giorgio Palestro.
Dalla redazione «Bioetica News Torino»
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