Redazionale
Gentilissimi Lettrici e Lettori,
I mesi dell’isolamento forzato, o lockdown, a seguito delle misure restrittive intraprese dal Governo per il contenimento della diffusione del virus Sars-CoV-2, hanno profondamente segnato e cambiato la nostra vita. Coincidono con la fase più acuta dell’epidemia da Covid-19: per picco di contagi, ricoveri in reparti di terapia intensiva tanto che le strutture ospedaliere si sono trasformate dando vita a percorsi differenziati e alcune in ospedali specialistici solo per il Covid.
Si è sentito il peso della limitazione della libertà nelle relazioni sociali e in particolar modo nei legami affettivi di quei familiari che non si sono potuti incontrare se non attraverso i social ‒ dove era possibile ‒ , perché isolati nelle loro abitazioni o nei ricoveri e negli ospedali, e non si poteva stringere loro la mano, accarezzarne il viso, portare il cambio degli indumenti, parlarsi anche solo attraverso gli occhi, stare accanto nel momento del morire. E poi quel congedo frettoloso al cimitero insieme ad altre bare….
Sui volti indossiamo ancora mascherine, semplici o sofisticate e gli adesivi con il divieto rosso per il mantenimento della distanza e gli igienizzanti che troviamo ovunque ci ricordano di fare attenzione alla salute, nostra e della comunità, perché il virus è ancora presente.
In modi diversi ogni persona ha fatto esperienza della solitudine che priva le relazioni con gli altri. Una solitudine che ha inciso anche sul piano della relazione medico – paziente con visite ed esami diagnostici slittati, con il diradarsi dei colloqui negli studi ambulatoriali con il medico di medicina generale.
Abbiamo ricevuto attraverso i media diverse immagini degli operatori sanitari che lottano per i salvare dalla morte più vite umane possibili. Con indosso tute di protezione che li coprono dalla testa ai piedi rendendoli simili ad astronauti ma anche con buste di plastica ai piedi perché sprovvisti di protezione e dai volti e dalle mani emaciate per le troppe ore di lavoro con i mascherine e guanti pur di continuare la cura e il prendersi cura di quelle persone malate da Covid. Anche pieni di rabbia per non poter lavorare in sicurezza e vedere molti colleghi ammalarsi e morire. Tutto ciò e il loro slancio di generosità nel dare conforto alle persone malate e farsi tramite con i familiari a casa, ha fatto sentire più vicino a noi la loro figura e ad una maggiore comprensione delle difficoltà che incontrano sul loro cammino professionale.
Abbiamo voluto dedicare questo numero doppio di luglio e agosto alle tante solitudini che gli operatori sanitari di oggi, si trovano ad affrontare nella nostra società contemporanea dove tutto corre veloce, dagli studi scientifici all’avanzare della tecnologia, dinanzi ad una relazione medico – paziente che richiede i suoi tempi, un approccio non solo da uomo di scienza competente, interdisciplinare ma anche umano nel rispetto della dignità della persona in quanto tale e malata.
Viene raccolta una pluralità di voci con cui si dà ascolto alle loro fragilità e a quelle dei pazienti emergenti dai colloqui, attorno al tema «Società e Sanità: tra solitudine degli operatori sanitari e solitudine dei malati». Vi contribuiscono prospettive in ambito medico da Giorgio Palestro a Eugenio Boux ad alcuni partecipanti al convegno tenutosi presso Palazzo Greppi dell’Università degli Studi di Milano lo scorso 1 febbraio organizzato dalla sezione milanese dell’Amci in collaborazione con l’Ordine dei Medici di Milano sul tema «La solitudine del medico, la solitudine del malato» (Alberto Cozzi, Franco Balzaretti e Alfredo Anzani assieme all’Arcivescovo di Milano Monsignor Mario Delfini con una prospettiva teologico – pastorale) e in ambito infermieristico con Giuliana Masera.
Sul Covid-19 riportiamo due testimonianze mediche, l’una di Paolo Cosio e l’altra di Ugo Marchisio.
Sull’attualità affrontiamo la questione etica dei vaccini con il teologo morale e bioeticista Giuseppe Zeppegno e la proposta di legge in discussione al Parlamento sulle modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del Codice Penale e altre disposizioni in materia di contrasto alla violenza e alla discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere (ddl Zan, Boldrini, Scalfarotto, Perantoni e Bartolozzi), una questione quest’ultima delicata e controversa ma di riflessione bioetica di cui proponiamo un contributo della teologa morale Clara Di Mezza.
Come porci in dialogo con gli adolescenti, come poter comprendere il loro disagio? Trattiamo l’argomento in chiave bioetica con il filosofo e teologo morale Pietro Grassi in un’intervista di Gabriella Oldano. Un dialogo che passa attraverso l’analisi del corpo nella sua ultima opera, «Il viaggio attorno alla Bioetica tra scienza e cinema» curata in collaborazione con il bioeticista Raymond Zammit e la patologa Elena Toniato e si conclude con la relazione tra corpo e pratica clinica dei sensi, tematica del Convegno internazionale di Bioetica, che si svolgerà tramite videoconferenza a Malta, dal 1 al 4 ottobre, intitolato Bioetica e i cinque sensi»., a cui Grassi collabora all’organizzazione per la parte scientifica.
Tra le novità editoriali nello Scaffale curato da Carla Corbella vi è il volume, fresco di stampa, del bioeticista e studioso di cinema di fama internazionale Paolo Cattorini, «Teologia del cinema. Immagini rivelate, narrazioni incarnate, etica della visione», edito dalle Dehoniane che viene recensito da Ilaria Losapio. Nelle rubriche vengono dalla medesima recensiti «Racconti di cura che curano», edito da ClownBianco e curato da un’infermiera di Bologna, Silvia Fortunato, che raccoglie diverse testimonianze durante l’emergenza sanitaria e attraverso il quale la Fnopi aiuta gli infermieri e le loro famiglie colpite dalla malattia sostenendo il progetto solidale #NoicongliInfermieri della medesima Federazione e il film «Al Dio ignoto» del regista Rodolfo Bisatti sul il tema del sollievo dal dolore e della morte negli hospice.
Avrete certamente osservato attraverso la lettura che la grafica della rivista è cambiata, abbiamo un sito nuovo!
Desideriamo infatti crescere portandovi all’attenzione temi di attualità che saranno trattati dai nostri collaboratori e per i quali ci fa piacere dedicare uno spazio alle vostre riflessioni scrivendoci a info@bioeticanews.it o tramite i social media da facebook a twitter, curati dalla dottoressa Ilaria Losapio per essere “al passo con i tempi” anche nella nuova versione fruibile da cellulari smartphone e tablet.
Nell’augurarvi una meditata lettura e buone vacanze, siamo lieti di salutarvi,
Lo staff «Bioetica News Torino»
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