Introduzione di Enrico Larghero
La Medicina Narrativa, disciplina che ha avuto molto successo negli ultimi anni, mette a fuoco come la storia personale di ciascuno abbia profonde ricadute sui comportamenti e modalità redazionali. Noi siamo la nostra storia e ciò vale a maggior ragione quando l’attenzione si concentra su infanzia e adolescenza. A tal proposito emerge come le antiche e nuove vulnerabilità della famiglia ricadano inevitabilmente sui giovani. Nell’ultimo decennio si è registrato un forte richiamo della comunità scientifica ad investire nell’infanzia ed a sostenere i genitori nel loro delicato ruolo pedagogico. Un bambino diseducato – affermava John Kennedy – è un bambino perso.
Nella attuale società post-familiare le famiglie si frammentano, scomponendosi e ricomponendosi. Si assiste ad uno squilibrio dei ruoli, padre e madre, in concomitanza con il minor tempo dedicato ai figli da parte di entrambi i genitori: ne soffre l’educazione dei figli e il loro sviluppo affettivo, emotivo e relazionale con difficoltà, spesso, del raggiungimento dell’identità personale. I fattori di sviluppo psicobiologici, costituzionali e ambientali si inseriscono sulla matrice della psiche: la famiglia “esterna”, la costellazione familiare, nel bambino, è interiorizzata: non avendo il bambino ancora linguaggio ne’ concetti adeguati, le sue registrazioni inconsce (“i genitori interni”) sono attive a lungo nel plasmare la sua personalità. Secondo i più recenti studi di psicologia dello sviluppo il bambino, l’adolescente utilizza quindi, non tanto le parole udite, ma esperienze emotive, comunicazioni implicite, non verbali, comportamentali vissute all’interno della famiglia per costruire il modo di stare con se stesso, incoraggiare, consolare se stesso e gli altri: la sua personalità quindi, il suo carattere. Le dinamiche familiari sono da considerarsi il risultato degli stili comunicativi del contesto di appartenenza: la struttura del carattere individuale, la struttura della famiglia e la struttura della società sono in collegamento interattivo mediante fattori causativi tridirezionali.
Secondo ricerche convalidate in Europa il 75% dei disturbi mentali si manifesta prima dei 25 anni. In un campione rappresentativo di adolescenti piemontesi il 7% presenta eating problems con tratti di personalità e condizione preclinica di psicopatologia alimentare. L’assistenza psicologica in adolescenza è quindi cruciale. La proliferazione incontrollata dei social media tra i giovanissimi – indicatore di trascuratezza genitoriale – produce ulteriori effetti negativi sulla maturazione personale di bambini e adolescenti. La Dichiarazione di Roma durante il convegno Child Dignity in The Digital World promosso dalla Università Pontificia Gregoriana ha denunciato fin dal 2017 le conseguenze del dilagare tra i ragazzi della dark net dove male e perversione trovano modi sempre più pervasivi e capillari di espandersi…. .Si ritiene che oltre 800 milioni di minori navigano nella rete dove dilagano fenomeni gravissimi: pornografie sempre più estreme; sextortion; l’adescamento dei minori a scopo sessuale tramite la rete, il bullismo sempre più online, violenza morale e fisica contro altri giovani, etc. “Si tratta di risvegliare la consapevolezza della gravità dei problemi, – ha osservato Papa Francesco – di fare leggi adeguate, di controllare gli sviluppi della tecnologia, … sviluppare la sensibilità e la formazione morale, di continuare la ricerca scientifica in tutti i campi connessi con questa sfida.”.
Il ruolo della famiglia viene riconsiderato non più nel senso di colpevolizzare i genitori, ma come risorsa di accudimento, cura e terapia nelle diverse fasi di sviluppo dei figli.
Quale ruolo possono quindi avere i genitori nello sviluppo della crisi adolescenziale? E come reagiscono i genitori di fronte alla crisi adolescenziale del proprio figlio? Ci possiamo trovare di fronte a due situazioni :
1) Il genitore che non ha superato la propria crisi adolescenziale si identifica col figlio senza empatia e rivive lui la propria adolescenza, assumendo posizioni deboli, di compromesso e di aperta complicità verso ciò che del figlio è disfunzionale, non riuscendo ad assolvere alla funzione genitoriale di “limite contenente”, che serve affinché il figlio possa trovare la propria identità;
2) Oppure questi genitori adottano un atteggiamento di rifiuto e condanna dell’adolescente, vissuto come delinquente, erotomane, irresponsabile, privo di capacità realizzative, in cerca solo di divertimenti e facili soluzioni. C’è allora una barriera che impedisce la comunicazione e sfocia nella ribellione del figlio. Egli crea quindi un linguaggio da cui gli adulti sono esclusi, ma, spesso, più il comportamento è ribelle, maggiore è la dipendenza dalla famiglia.
Uno degli interventi di cura presso il CER dell’Università di Torino, il Counseling Parentale Adleriano (CPA) da anni assai diffuso in Europa, ha dato risultati promettenti.
Sono emerse sette aree principali : 1. meccanismi di mantenimento dei sintomi patologici dei figli e come il counseling aiuti i genitori a rapportarsi in maniera più efficace con i sintomi; 2. il miglioramento delle capacità di problem-solving e l’inquadramento di obiettivi definiti in modo da creare un ambiente familiare più favorevole; 3. il miglioramento della comunicazione per aiutare i genitori ad affrontare lo stress generato dalla malattia;4. l’analisi delle relazioni e dei ruoli familiari come possibili fattori di mantenimento; 5) emersione dei vissuti di delusione e rabbia ; 6) management dei sensi di colpa 7) sviluppo della compassione verso sé e nei figli, come presupposto a incoraggiamento fiducia e cooperazione.
L’esercizio corretto della paternità e della maternità è per i figli, ma anche per i genitori, essenziale al processo di identificazione: maschile e femminile sono dimensioni biopsicosociali costitutive di ogni soggetto, uomo o donna, che deve trovare un’armonica composizione e alternanza per la crescita maturativa della personalità, del Sé. La situazione di confusiva complessità postmoderna attuale ha ripercussioni profonde anche sull’essere padre e madre. Occorre differenziare ogni spazio del padre e della madre affinché il figlio a sua volta possa sviluppare il Sé generativo verso il Sé Genitoriale e poter diventare a sua volta genitore. Il senso che si può attribuire al fatto di avere dei genitori rimanda immediatamente al significato che si può dare al diventare noi genitori. L’articolazione tra bisogni dei genitori e bisogni del figlio produce effetti interattivi sulla piena maturazione degli uni e dell’altro: da una parte la funzione genitoriale per i genitori agisce in riferimento al desiderio di un figlio, al suo sviluppo, all’assenza di un figlio; dall’altra la funzione genitoriale per i figli riguarda i compiti dei genitori, le attese nei loro confronti, lo sviluppo del Sé, e gli effetti su loro stessi dei fallimenti della funzione genitoriale.
© Bioetica News Torino, Dicembre 2023 - Riproduzione Vietata