Quale impatto umano sui cambiamenti climatici?
17 Agosto 2021La mano umana è distruttrice dell’ambiente in cui si vive. Si accentuano di intensità e di frequenza i fenomeni climatici presentandosi laddove fino ad alcuni decenni fa erano sconosciuti o poco diffusi portando siccità, intensi cicloni tropicali, ondate di caldo estremi, riduzioni nevose e dei ghiacciai nell’antartico, con le inevitabili visibili conseguenze sulla popolazione e sull’habitat.
Se non si deciderà di provvedere seriamente, con interventi mirati, tempestivi e su larga scala il riscaldamento globale investirà l’atmosfera, i mari, la vita sulla terra, i ghiacciai oltre la soglia di 1.5°- 2° Celsius già nei prossimi venti anni con effetti a cui non si potrà più tornare indietro. Con 1,5°C di riscaldamento globale ci si aspetta un aumento del numero di ondate di calore, stagioni calde più lunghe e fredde più brevi; le precipitazioni forti e le inondazioni saranno più intense e frequenti nella maggior parte dell’Africa, in Asia, nel Nord America e in Europa, ci saranno siccità agricole. Invece un riscaldamento globale di 2 C° e oltre inciderebbe gravemente sull’agricoltura a danno anche della salute umana e animale con precipitazioni forti e inondazioni più intense che con un riscaldamento di 1,5°C nelle isole del Pacifico, in molte regioni del Nord America e dell’Europa e dell’Australasia e dell’America centrale e meridionale, siccità più gravi in Africa, in Sud America e in Europa. È il monito degli scienziati del gruppo di lavoro sui Cambiamenti climatici (Intergovernmental Panel on Climate Change IPCC), nel loro sesto rapporto dell’Onu intitolato Le basi fisico -scientifiche, approvato recentemente da 195 paesi membri e il cui progetto ebbe inizio ad Addis Abeba, in Etiopia nel 2017. Il rapporto completo di valutazione sui cambiamenti climatici dell’IPCC (AR6) è atteso nell’autunno del prossimo anno, nel 2022, con gli studi di due successivi gruppi di lavoro II e III che presenteranno rispettivamente uno gli impatti del cambiamento climatico a livello generale e dettagliato regionale con le implicazioni sociali e antropologiche e l’altro i progressi di sostenibilità compiuti nella limitazione delle emissioni e nella mitigazione degli effetti in agricoltura, nell’energia, nei centri urbani e nei trasporti.
Invita a non perdere tempo, alla responsabilità di ognuno e collettiva, il segretario generale dell’Onu António Guterres, perché «se non si uniscono le forze ora, noi non possiamo evitare la catastrofe climatica. Appare chiaro dal rapporto odierno che non c’è più tempo né per un ritardo né per uno spazio per le scuse». Infatti nota:
Siamo già a 1.2 gradi e sta salendo. Il riscaldamento ha accelerato la corsa nelle decadi recenti. Ogni frazione di una grado conta. Le concentrazioni di gas serra sono ai livelli record. Disastri climatici e clima estremi crescono con frequenza e intensità. Ecco perché la conferenza delle Nazioni Unite che si svolgerà a Glasgow, è così importante […] Le soluzioni sono chiare. Economie verdi e inclusive, prosperità, aria più pulita e salute migliori sono possibili per tutto quello che noi rispondiamo a questa crisi con solidarietà e coraggio. Tutte le nazioni, specialmente il G20 ed altri più grandi incontri, hanno bisogno di unire la coalizione ad emissioni a zero e rinforzare il loro impegno con contributi determinati dalle nazioni concreti, credibili e apprezzabili e le politiche prima dello svolgimento della Cop 26 in Glasgow (dichiarazione sul Rapporto, 9 agosto 2021, unric.org).
Sono 234 gli Autori che hanno redatto la prima parte di questo Rapporto (guarda il video illustrativo) spiegando i motivi che hanno portato ai cambiamenti climatici nel corso della storia fino ad oggi, mostrando gli effetti sul pianeta degli interventi umani fatti nel tentativo di ridurli, ipotizzando scenari futuri possibili nel breve e nel lungo periodo e suggerendo prospettive di intervento. Mentre per alcuni cambiamenti il processo è purtroppo avviato per altri si può provvedere per un rallentamento e altri ancora si può riuscire ad arrestare la loro corsa limitando il processo di riscaldamento in atto. Secondo gli scienziati è «necessario ridurre drasticamente e rapidamente le emissioni di CO2, metano e altri gas serra» perché se da un lato i benefici sulla qualità dell’aria possono vedersi in tempi rapidi così non lo è per le temperature globali che potrebbe impiegare anche un tempo di venti o trenta anni prima di stabilizzarsi.
Gli effetti climatici dovuti all’aumento delle temperature in tutto il pianeta si riverseranno in modo differente nelle diverse regioni. Già ora fanno osservare gli scienziati l’intensificazione del ciclo dell’acqua, dovuto ai cambiamenti climatici, ha portato ad avere piogge più intense in alcune regioni mentre in altre siccità più durature. Lo scenario a cui andremmo incontro avrà un aumento del livello del mare per tutto il XXI secolo che comporterà inondazioni costiere più frequenti e l’erosione delle coste, fenomeni che un tempo si verificavano raramente ogni 100 anni, uno scioglimento più veloce del permafrost, del ghiaccio marino artico estivo, dei ghiacciai e della calotta polare, un mare più acido con livelli di ossigeno ridotti che impatteranno negativamente sugli ecosistemi marini a danno anche della popolazione umana, e infine un aumento delle ondate di calore nelle città.
Per la co-presidente del primo gruppo di lavoro dell’IPCC Valérie Masson-Delmotte «è chiaro da decenni che il clima della Terra stia cambiando, e il ruolo dell’influenza umana sul sistema climatico è indiscusso».
A differenza dei rapporti passati, questo presenta più informazioni sulle diverse regioni che possono essere esplorate nel nuovo Atlante interattivo dotato di una vasta documentazione consultabile e come le azioni umane possono influire, così come ne sono state responsabili, anche nel rallentamento del processo di declino in corso.
Come si presenta il quadro climatico odierno
Le attività umane hanno contribuito al peggioramento dello stato climatico, sono responsabili delle concentrazioni di gas serra (GHG) dal 1750 con concentrazioni di anidride carbonica e metano che «superano di gran lunga i cambiamenti naturali plurimillenari tra periodi glaciali e interglaciali negli ultimi 800mila anni» e arrivando nel 2019 in media all’anno di 410 ppm per anidride carbonica (Co2), a 1.866 ppb per il metano (CH4) e a 332 ppb per il protossido di azoto (N20).
Hanno influito sull’aumento delle temperature della superfice terrestre che tra il 2011 e il 2020 hanno superato quelle del periodo più caldo multi-centenario, circa 6500 anni fa; sull’intensificarsi delle piogge sulla terraferma dal 1950; sul ritiro dei ghiacciai che nello stesso periodo quello marino artico ha raggiunto il livello più basso dal 1850; sullo scioglimento della superficie della calotta glaciale della Groenlandia negli ultimi venti anni; sul processo di acidificazione degli oceani; sull’innalzamento del livello del mare che avviene più velocemente dal 1900, del 50% nel periodo 1971 e 2018, raggiungendo tra il 2006 e il 2018 un tasso di 3,7 mm all’anno.
Anche per la riscontrata maggiore frequenza e intensità degli estremi di caldo sulla terraferma dagli anni Cinquanta del XX secolo mentre quelli di freddo sono risultati meno frequenti; per le ondate di calore marine cresciute dagli anni Ottanta del XX secolo e per la siccità agricola.
Possibili scenari futuri
Tra il 2081 e il 2100 si prevedono differenti temperature medie della crosta terrestre a seconda dei livelli di emissione di gas serra:
– una temperatura molto probabilmente più alta di 1,0° – 1,8° Celsius se le emissioni di gas serra saranno molto bassi tra 1 e 1,9°C
– una temperatura di 2,1° C – 3,5°C se le emissioni di gas serra saranno tra 2 e 4,5
– una temperatura di 3,3° C – 5,7°C se le emissioni saranno alte tra i 5 e 8,5.
Si prevede un superamento della soglia di 2°C nel corso del XXI secolo con i seguenti quadri: possibile uno scenario alto con emissioni di gas serra tra 3 e 7 e 5 e 8.5, intermedio molto probabile con emissioni tra 2 e 4,5 mentre sarebbe improbabile con scenari con emissioni bassi tra 1 e 2.6.
Probabilmente l’Artico potrà essere privo di ghiaccio marino a settembre, almeno una volta prima del 2050; è molto probabile che i cicloni tropicali intensi aumentino così come avverrebbe per la velocità del vento di picco dei cicloni.
Rimane certo che il continuo scioglimento del ghiaccio nel XXI secolo farà perdere la calotta in Groenlandia mentre rimarrà probabile per quella antartica.
Nei prossimi 2000 anni il livello medio del mare potrà aumentare di 2-3 metri se il riscaldamento arriverà a 1,5°Celsius e tra 2 e 6 metri se raggiungerà invece i 2°Celsius.
Le precipitazioni monsoniche potrebbero aumentare nel medio – lungo termine (2041-2100) soprattutto in Asia meridionale e sudorientale, in Asia orientale e nell’Africa occidentale, eccetto nel Sahel, nell’estremo ovest.
Gli scienziati osservano anche che vi sono variabili interne che possono mascherare temporaneamente o parzialmente i cambiamenti climatici causati dall’uomo. Un esempio è l’eruzione vulcanica esplosiva che forse accadrà in questo secolo portando una ridotta temperatura della superficie terrestre e minori precipitazioni per uno o tre anni andando ad alterare le precipitazioni monsoniche, estreme e molte situazioni climatiche.
Si intensificheranno in alcune regioni i cicloni tropicali e le tempeste extratropicali, aumenteranno le inondazioni fluviali, la siccità, gli incendi e si ridurranno le precipitazioni medie.
Misure per limitare il riscaldamento climatico
Ridurre le immissioni cumulative di CO2 fino a zero e quelle di altri gas serra, come il metano, aerosol e precursori dell’ozono. La riduzione delle emissioni nel 2020 associate alle misure di contrasto al covid-19 hanno portato «effetti temporanei ma rilevabili sull’inquinamento atmosferico, e un temporaneo aumento del forcing radiativo totale dovuto principalmente alle riduzioni del raffreddamento causato dagli aerosol». Come osservano gli scienziati si è migliorata la qualità dell’aria ma in via temporanea. «Le riduzioni di emissione di gas serra GHG portano anche a miglioramenti nella qualità dell’aria. Tuttavia, in un periodo breve 2021-2040, anche negli scenari con una forte riduzione dei GHC questi miglioramenti non sono sufficienti a raggiungere le linee guida di qualità dell’aria specificate dall’Oms in molte regioni inquinate. Gli scenari con riduzioni delle emissioni di inquinanti atmosferici portano a miglioramenti più rapidi nella qualità dell’aria rispetto alle riduzioni delle sole emissioni di GHG nei primi anni, ma a partire dal 2040 sono previsti miglioramenti maggiori negli scenari che combinano gli sforzi per ridurre sia gli inquinanti atmosferici che le emissioni di GCG».
LEGGE EUROPEA SUL CLIMA – Cronistoria
Accordo di Parigi sul clima sottoscritto nel 2015 alla conferenza delle Nazioni unite di Cop 21 sul cambiamento climatico. Firmato da 191 membri (190 + Unione Europea). Pone tra gli obiettivi quello di limitare l’innalzamento della temperatura globale a 1,5°Celsius e bilanciare emissioni e assorbimenti di gas serra nella seconda metà del secolo. Entra in vigore il 4 novembre 2016.
ottobre 2018 il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico IPCC dell’Onu pubblica la Relazione Riscaldamento globale di 1.5° C e sugli impatti dell’aumento del riscaldamento di 1,5°Celsius rispetto ai livelli preindustriali: «Oggi il riscaldamento prodotto dalle attività umane ha già raggiunto il livello di circa 1°C rispetto al periodo pre-industriale. Nel decennio 2006-2015 la temperatura è cresciuta di 0,87°C (±0,12°C) rispetto al periodo pre-industriale (1850–1900). Se questo andamento di crescita della temperatura dovesse continuare immutato nei prossimi anni, il riscaldamento globale prodotto dall’uomo raggiungerebbe 1,5°C intorno al 2040» (Ippc, focal point for italy, 18 ottobre 2018, domande e risposte sul report).
dicembre 2018 dalla Conferenza sul clima COP 24 in Polonia a Katowice i paesi concordano di mettere in pratica l’Accordo di Parigi lasciando alcune questioni irrisolte come lo schema del commercio globale delle quote di carbonio e risposte all’allarme sull’aumento della temperatura di oltre 1,5°C
novembre 2019 il Parlamento europeo dichiara l’emergenza climatica in Europa e nel mondo. L’Ue dovrebbe ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 per poter diventare “climaticamente neutrale” entro il 2050.
dicembre 2019 a Madrid si svolge la conferenza Cop25 che si conclude con l’accordo sull’aumento del taglio del carbonio.
dicembre 2019 la Commissione europea presenta il patto Green Deal Europeo per rendere l’Europa climaticamente neutrale (zero emissioni) entro il 2050, il cui obiettivo sarà raggiunto attraverso una legge sul clima che inserisce le emissioni nette zero nella legislazione vincolante comunitaria. Le emissioni zero, o neutralità carbonica, consistono nel raggiungimento di un equilibrio tra le emissioni e l’assorbimento di carbonio. Pertanto l’emissione dei gas ad effetto serra (GHG) deve essere controbilanciata dall’assorbimento delle emissioni di carbonio. Il pozzo di assorbimento è un sistema che permette di assorbire maggiori quantità di carbonio rispetto a quello che emette: i principali pozzi sono rappresentati dal suolo, dalle foreste e dagli oceani. Secondo stime rimuovono tra i 9.5 e gli 11 Gt di CO2 all’anno. Nel 2019 le emissioni globali di CO2 hanno superato tre volte la capacità di assorbimento dei pozzi naturali (38.0 Gt). Un altro modo per ridurre le emissioni di carbonio sta nel compensare le emissioni prodotte in un settore riducendole in un altro investendo ad esempio nelle energie rinnovabili, in tecnologie pulite, nell’efficienza energetica.
Il Green Deal Europeo prevede che non siano generate emissioni nette di gas a effetto serra nel 2050, che la crescita economica sia legata ad uno sviluppo sostenibile nei diversi settori e tenga conto dei fattori come biodiversità, salute umana e animale e che vi sia un impegno nel ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
Emissioni a zero è l’obiettivo legiferato da Svezia entro il 2045, Francia, Germania, Danimarca e Ungheria entro il 2050.
ottobre 2020 il Parlamento europeo approva una nuova normativa sul clima con cui si prefigge di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 con un piano di riduzione delle emissioni del 60% rispetto ai livelli del 1990 per il 2030.
28 giugno 2021 il Consiglio dell’Ue ha adottato in prima lettura la legge europea sul clima che prevede oltre al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 prevede di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra (al netto degli assorbimenti) pari ad almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e introduce un limite di 225 milioni di tonnellate di CO2 equivalente al contributo degli assorbimenti per tale obiettivo.
16 luglio 2021 la Commissione europea adotta nell’ambito del Green Deal un’iniziativa per la protezione e la ricostituzione delle foreste per aumentare l’assorbimento del carbonio dai pozzi naturali come dalla normativa sul clima. Le foreste sono un aiuto contro il carbonio, raffreddano le città, proteggono dalla violenza delle inondazioni e riducono l’impatto della siccità. Contiene una tabella di marcia per l’impiantamento di 3 miliardi di alberi in Europa entro il 2030 secondo principi ecologici. Oltre un anno, in media un albero maturo assorbe circa 22 kg di CO2 dall’atmosfera e in cambio rilascia ossigeno.
CCBYSA
(Aggiornamento 17 agosto 2021 ore 15.06)