L’evolversi di una visione globale della bioetica Riflessione sul discorso di Papa Francesco in Vaticano ai partecipanti all'Assemblea Generale della Pav (25 giugno 2018)
Il 25 giugno scorso il Santo Padre, nel suo discorso ai partecipanti all’Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, ha affrontato il tema della vita umana nel modo più esteso e totalizzante. Il Pontefice ha voluto esprimere una visione integrata sul significato essenziale della vita e sulle sue complesse declinazioni sviluppando il suo intervento lungo le tre linee fondamentali in cui si racchiude la triplice natura della vita umana: biologica, etica e spirituale e che costituiscono gli ambiti entro i quali sono contenuti tutti gli aspetti della vita in tutte le sue fasi.
La realtà biologica della vita si estende dal momento del suo vero inizio che coincide con il concepimento per evolvere, lungo un percorso di trasformazione continua, dalla gestazione a tutte le fasi evolutive che seguono alla vita neonatale, fino alla vita invecchiata e consumata verso la sua conclusione fisica per affacciarsi alla vita eterna. Ma il problema della prospettiva fisica della vita, afferma il Pontefice:
Si entra allora nelle dimensioni etica e spirituale: il senso della vita umana trascende l’aspetto soltanto umano per raggiungere la sua massima espressione nella cooperazione con l’azione divina creatrice nell’atto generativo di una persona nuova e nell’impegno alla sua protezione e educazione, la cui dimensione formativa si completa con la prospettiva trascendente “alla vita di figli di Dio”. In questo senso, va sottolineato che il significato del corpo si estende anche al riconoscimento delle sostanziali differenze e finalità che si esprimono nelle caratteristiche che definiscono l’uomo e la donna nel cui insieme si realizzano i requisiti della procreazione.
Il Pontefice pone un forte monito all’uomo affinché non trasformi la propria vita in un “bene di consumo” fuorviato da uno sterile narcisismo che ne determina l’egoistico rifiuto della “relazione diretta con l’ambiente e con gli altri esseri umani”.
Nel suo messaggio, il Pontefice, indica anche il senso globale della bioetica la cui finalità deve essere sempre rivolta alla “irrevocabile dignità della persona umana” e alla sua protezione dalla fragilità e conseguente vulnerabilità che gravano intrinsecamente non solo sulla vita umana ma sull’intera creazione, legate, peraltro, da un’indissolubile e armonica connessione.
Il Pontefice insiste inoltre sulla sacralità della vita dei “non nati”, così come della vita di chi si dibatte nella miseria, nell’abbandono e “in ogni forma di scarto”. Auspica, inoltre, che i temi dell’etica della vita umana trovino una «adeguata collocazione nell’ambito di una antropologia globale e non essere confinati tra le questioni-limite della morale e del diritto».
Emerge anche un giudizio di senso in merito alla “globalizzazione” che va intesa, come chiaramente espresso da Giovanni Paolo II nella Lett. Enc. Sollecitudo rei socialis come diritto di ogni popolo ««alla partecipazione, sulla base dell’uguaglianza e della solidarietà, al godimento dei beni che sono destinati a tutti gli uomini».
Il Pontefice volge, infine, uno sguardo intenso alla vita dell’uomo, che va considerata secondo quella che definisce la “questione seria” della sua “destinazione ultima”, secondo un orizzonte che ne sorpassa l’esistenza terrena, per trasferirla «alla Comunione con Dio in qualità di figlio e a partecipare alla sua stessa felicità», pur senza diminuire l’importanza degli impegni terreni (Conc, Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et Spes, 21).
Questa è “la destinazione ultima” di tutto il genere umano alla vita di Dio, all’ «orizzonte infinito di amorevoli corpi di luce, senza più lacrime».
© Bioetica News Torino, Luglio 2018 - Riproduzione Vietata