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88 Maggio 2022
Speciale Il mondo giovanile nella società odierna tra Covid-19 e post Covid

Prima la pandemia e ora la guerra I ragazzi non stanno bene ma possiamo uscirne insieme


Aveva ragione G. Bernanos quando scriveva che «quando la gioventù si raffredda, il resto del mondo batte i denti» (Diario di un curato di campagna). Il dolore, l’angoscia e la paura, prima per i tanti morti per Covid-19 e poi per la guerra (che con le sue immagini inguardabili, entra quotidianamente nelle nostre case) ci attraversano tutti. I ragazzi e gli adolescenti, pur nell’età della spensieratezza, prima dalla pandemia e ora dalla guerra, sono forzatamente riportati alla realtà. Privati del pieno supporto della scuola e impediti nella loro normale socializzazione si sono sentiti toccati sul vivono e hanno reagito come hanno potuto. Giovani, adulti e anziani possono però uscirne insieme. I nostri adolescenti non hanno solo da ricevere, hanno anche da dare (entusiasmo, fantasia, creatività) e dal dolore si può sempre imparare molto.

In questo breve articolo riporto alcuni dati di ricerche sociologiche recenti sul nostro tema. Negli scorsi mesi di marzo e aprile ho però avuto modo di trattare questi temi con le classi di un importante istituto professionale piemontese, ascoltando centinaia di testimonianze dal vivo. Ho trovato una sostanziale concordanza con i dati delle inchieste ma ho colto con maggiore evidenza anche la voglia di reagire, di non rassegnarsi, di cercare ogni spiraglio di speranza da parte dei nostri adolescenti. Essi continuano a puntare molto sul sostegno familiare e hanno ancora fiducia nella scuola.

Imparare dalle nostre fragilità

Il prolungarsi della pandemia ha creato delle criticità nella formazione dei ragazzi, in particolare dei bambini della scuola primaria. Nei mesi del primo lockdown oltre il 17% degli studenti non ha frequentato le lezioni né in presenza né online (rapporto Istat). Sono quindi peggiorate le competenze e troppi studenti si trovano, nel confronto con i pari di altre nazioni, a un livello insufficiente.

Molti di loro sono diventati tuttavia più esperti nell’utilizzo della rete e hanno approfittato di nuove forme di formazione continua. Nel secondo trimestre del 2020 il tasso di occupazione 20-64 anni ha subito un brusco calo. Lo scarto della disoccupazione tra Italia e media Ue, già massimo prima della pandemia, si è amplificato ulteriormente passando da 9 punti percentuali nel quarto trimestre 2019 a 11 punti nella prima metà del 2021.

La pandemia ha fatto così crescere anche la povertà. I minorenni poveri nel 2021 sono stati un milione e 384mila, con un’incidenza maggiore di quasi tre punti percentuali rispetto al 2019, quando era pari all’11,4%. Sono così cresciuti ancora i divari tre il Nord e il Mezzogiorno. La precarietà lavorativa si è combinata con l’impoverimento delle relazioni sociali. La società competitiva spinge verso la soluzione individualista dove ognuno è ritenuto responsabile dei propri successi o insuccessi.

La società commerciale esercita una forte pressione sugli adolescenti: farsi tanti soldi diventa il primo obiettivo di una vita “felice”. Anche questo può aver influito sul peggioramento della condizione della salute mentale: la percentuale di adolescenti che ne soffrono passa dal 13,8% nel 2019 al 20,9% nel 2021. I dati dell’ultimo sondaggio dell’Associazione Nazionale Di.Te., su un campione di 4.935 giovani di età compresa tra gli 8 e i 19 anni documenta questo stato della salute.

Pensando al conflitto in Ucraina, infatti, il 68% dei giovani del campione si dice estremamente preoccupato e oltre 8 ragazzi su 10 affermano che questo evento ha un impatto negativo sul proprio umore. Negli ultimi mesi circa un adolescente su tre ha sentito come emozione dominante la rabbia. Per alcuni di loro, questo è stato un sentimento quasi incontenibile. Il 47% degli intervistati collega la rabbia non solo a quanto sta accadendo all’esterno ma anche a un’insoddisfazione profonda verso se stessi.

La pandemia con tutte le limitazioni imposte, pur essendo state comprese, non hanno permesso ai ragazzi di vivere in pienezza questi anni. Hanno anche riconosciuto – un dato costante che ho ritrovato in tutte le classi – che all’inizio pandemia, quando avevano due anni in meno, avevano sofferto molto di più (questo dato è documentato anche dalle ricerche nazionali: l’età più colpita è stata, infatti, l’infanzia).

Per quasi un adolescente su due (ma il dato cresce tra le ragazze tra i 14 e i 19 anni) nell’ultimo periodo è anche calato il tono dell’umore e salita la sfiducia. Se il tono dell’umore si abbassa, aumenta la rabbia, che è la reazione immediata davanti a ciò che si vede e si sperimenta. Questo sentimento può anche essere una giusta risposta, dettata dalla sensibilità e dal senso di giustizia. Questo sentimento può quindi essere affrontato nel dialogo intergenerazionale. Si può cercare insieme una soluzione ai problemi, senza lasciarsi sopraffare dalle sensazioni negative. Non è invece di aiuto, ai bambini e ai giovani da parte degli adulti non farsi vedere in difficoltà e proporsi come persone forti.

La vulnerabilità, che pur in modi diversi accomuna le generazioni, può essere l’occasione per testimoniare che si diventa virtuosi non nascondendo ma affrontando i problemi. La prova può essere gestita in modo creativo e può diventare un’occasione di resilienza e di crescita. La ricerca e il racconto diretto dei ragazzi documentano anche un aumento dei casi di autolesionismo, soprattutto tra i più piccoli. Oltre uno su sei afferma che negli ultimi mesi ha provato a farsi del male, per sfogare rabbia e malessere. Per alcuni, l’autolesionismo può diventare anche una narrazione attraente, da condividere sui social.

A più di un terzo (34%) capita spesso di essere talmente scoraggiato da non aver voglia di vivere. Il 18% del campione, che tra gli under13 sale al 33%, afferma che spesso si sente tentato di non uscire più di casa. Il corpo in adolescenza è un oggetto privilegiato di investimento di sé ma, per questo anche particolarmente vulnerabile. Lo sviluppo mentale abilita gli adolescenti a farsi molte domande sul senso della vita: perché esisto? Perché si muore? Dove sono diretto? Che cosa fare della mia vita? Perché nascere, se il mondo è inospitale?

La minaccia del Covid e le scene di distruzione della guerra, esasperano ancora di più questi interrogativi. Da troppo tempo viviamo in una cultura che anestetizza le domande del senso e nasconde il dolore. Il pensiero della morte, così spesso presente nella mente adolescente, è un interrogativo utile alla crescita, è un modo per accettare i cambiamenti corporei, per valorizzare l’inestimabile dono della vita e per ritrovarne il gusto e il piacere.

Siamo tutti vulnerabili

Con il Covid e con la guerra, la questione sociale è diventata ancor più complessa, perché i cambiamenti diventano più radicali e vertiginosi. Tutto ciò che nella società tradizionale era considerato intoccabile, ora ci incombe come compito: l’avvenire della società e del pianeta, la sopravvivenza sulla terra, la vita affettiva. C’è un malessere che ha tante cause e riguarda un numero crescente di cittadini. Si parla così di “povertà grigia” per indicare una condizione che non è solo economica ma che riguarda l’incertezza del futuro, la fragilità psicologica, l’angoscia della solitudine, l’inquietudine del disorientamento e della mancanza di fiducia. Ai genitori pesa soprattutto la preoccupazione di non saper tracciare traiettorie certe per i figli.

La vulnerabilità appare una condizione legata soprattutto a un forte indebolimento dell’integrazione sociale. Questo avviene a causa della precarietà del lavoro, dell’ingovernabilità dell’economia globalizzata, dell’incompetenza della politica, dalla crisi educativa e del disorientamento etico. La vulnerabilità non è un nome nuovo a fenomeno conosciuto. È piuttosto il tentativo di comprendere una condizione inedita che si manifesta negli individui ma che è causata dalla società. Questa condizione psicologica preoccupa le famiglie e la società: abbandonare le responsabilità, tirarsi indietro quando il gioco si fa difficile, tradire le relazioni, cambiare improvvisamente idea e direzione, sono decisioni che trasmettono una sensazione inquietante d’inaffidabilità e d’incertezza. Il concetto di vulnerabilità si presta a indicare più che una categoria di persone, una condizione di esistenza, generata da fragilità individuali, da precarietà relazionali e dalla precarietà di ciò che ci dovrebbe difendere.

La mancanza di un orizzonte di senso rende più faticoso il lavoro mentale e spirituale che trasforma la vulnerabilità in resilienza. Il declino della presenza di Dio, la sua sbrigativa sostituzione con il “divino” (la spiritualità immanente), sottopone però le persone a uno sforzo “psichicamente stressante” nel cercare di essere se stesse. Solo i legami interpersonali e la determinazione ad affrontare condizioni difficili, danno forza alle motivazioni e significato alle scelte di vita. Il significato si traduce in un compito da compiere, dove mettere in gioco le capacità personali. Il lavoro e lo studio diventano attività umane quando il piacere e la soddisfazione che trasmettono sono la prima ricompensa della fatica. « M’impegno perché faccio qualcosa che mi piace, perché sto bene con gli altri, imparo competenze e verità che prima non conoscevo, sviluppo un progetto che mi prende e m’interessa». In questo modo, la logica individuale diventa azione collettiva. Emerge così una dimensione politica del desiderio, non come motivazione ideologica ma come processo nel divenire nell’esperienza.

Si sviluppa un protagonismo sano: il piacere di lasciare un segno, la volontà di incidere sulla realtà, la voglia di condividere il senso e l’appagamento della propria esperienza. La pratica della collaborazione in condizioni difficili può aiutare gli individui e i gruppi a prendere coscienza delle conseguenze delle loro azioni. C’è un “piacere del sapere” che può diventare il motore del riscatto e della professionalità. Può fare dell’intelligenza, quindi della scuola e del lavoro immateriale, un godimento puro, non corrotto dal calcolo o dal profitto.

Bibliografia

Ho approfondito i temi dell’articolo in:

Povertà. Per una spiritualità della giusta amministrazione, Ecra 2021

Esprimersi, emozionarsi, contare,  Effatà 2021

Eliminare la violenza dall’amore, EMP 2022

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