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PMA. In Francia passa la legge sull’apertura a donne sole e coppie omoaffettive femminili

07 Luglio 2021

Al ramo parlamentare francese dell’Assemblea nazionale passa la legge che consente la procreazione medicalmente assistita alle donne sole, ossia non sposate o conviventi, e alle coppie femminili omoaffettive. Sono stati 326 i voti a favore, durante la votazione di martedì 6 luglio, e 115 contrari. Più volte la maggioranza conservatrice al Senato aveva cercato di fermarne l’approvazione.

Che cosa prevederà la nuova legge? Non conterà né l’orientamento sessuale né lo stato civile. Sarà possibile, non appena entrerà in vigore, come si apprende in French lesbians and single women get IVF rights di Bbc news, per le donne in Francia, di età inferiore ai 43 anni, accedere gratuitamente ai servizi sanitari, al pari delle coppie eterosessuali, finora garantito, per ricorrere alle diverse procedure di fertilizzazione, da quella in vitro (FIV) all’inseminazione artificiale. Termineranno dalla Francia quei viaggi “costosi” verso i centri di procreazione assistita spagnoli e belgi. Sia la madre biologica che l’altra donna della coppia, sua compagna, poi, saranno riconosciuti genitori nel certificato di nascita. Infine, i bambini nati da Pma con il ricorso della donazione di spermatozoi, dalla maggiore età potranno conoscere l’identità del donatore.

C’è tuttavia la possibilità che possa venirne ritardata l’entrata per il ricorso in appello al Consiglio costituzionale francese.

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Non conoscendo i dettagli della legge, si può in linea generale commentare che allargando la platea degli aventi diritto alla Pma non si tratta più di una sola questione di sterilità o sub-infertilità per potervi ricorrere bensì del diritto “legittimo” di soddisfare il desiderio del bisogno di un figlio/una figlia all’interno di una coppia convivente o sposata omologa composta da due donne. Non si sa se ciò aprirà in un futuro non lontano nel Paese francese ad un altro diritto, quello alla maternità surrogata, o gestazione per altri, da parte di una terza donna che porti avanti la gravidanza per conto di una coppia omosessuale lesbica con problemi di sterilità.

Fattori di rischio della PMA

Tenendo in considerazione che si tratta di una gravidanza a rischio legata alle diverse metodiche impiegate nella Pma (omologa, ovvero all’interno di una coppia eterosessuale, ed eterologa) e alla sterilità stessa, a quali rischi una donna può andare incontro?

Dalla letteratura scientifica si riscontrano, come fa osservare la ginecologa Clementina Peris che è stata responsabile in passato del Centro FIV-ER e al dipartimento di Ginecologia endocrinologica e Medicina della Sub-fertilità e sterilità presso l’AO Sant’Anna di Torino, in (2020), Nascere oggi. Questioni bioetiche di inizio vita a cura di Larghero – Ricci – Zeppegno, alcuni rischi. Uno è una maggiore incidenza di anomalie placentari e patologie legate alla gravidanza come preclampsia ed emorragie che portano ad avere parti prematuri, mortalità perinatale e neonati sotto peso. Un altro maggior rischio è quello malformativo a livello epidemiologico sottovalutato anche perché alcune patologie vengono identificate in epoca postnatale, in particolare quello cardiovascolare e genito-urinario, soprattutto con la tecnica Icsi (iniezione intracitoplasmatica di spermatozoo che comporta l’introduzione meccanica di uno spermatozoo all’interno dell’oocita con il successivo transfer dell’embrione). Peris nota come quest’ultima tecnica, sorta per la gestione della sterilità maschile severa, viene applicata in altre situazioni «in quanto più probabilmente esita in fertilizzazione e quindi in transfer di embrioni, anche se non modifica minimamente la possibilità di gravidanza nelle altre indicazioni. In Italia si ricorre ad essa nel 75% dei tentativi di Pma di 2° livello, mentre non vi è il 75% di fattori maschili severi». Una donna che intende intraprendere tale percorso terapeutico, soprattutto con la Fertilizzazione in Vitro, deve ricevere adeguate informazioni sia sul rischio della salute a cui lei può andare incontro e di quella del suo bambino/della sua bambina.

E come suggerisce la stessa Peris in un altro libro (2018), Le verità nascoste sulla fertilizzazione in vitro (prefazione di S. Garattini), «quando non è possibile superare la sterilità… il medico deve offrire conoscenze e strumenti per superare la sofferenza, che è reale sofferenza della coppia. Deve insieme alla coppia valutare i rischi di salute della procedura alla luce della situazione clinica, della madre e del potenziale figlio, e anche saper convenire in modo scientificamente corretto ed empatico sul non procedere a terapie, compresa la Fiv nelle sue varianti, che possano esporre tutti i soggetti coinvolti a un danno fisico e/o psichico (Etichs Committee of American Society for Reproductive Medicine, 2016 b; 2016 c)».

Per tutelare la salute dei nati da PMA un monitoraggio a lungo termine è importante per valutarne i rischi e l'”impatto ambientale della Pma” nella salute della donna, del bambino e della società come fa appello la dr.ssa Peris. «Si sospetta una maggiore incidenza di alcuni tipi di tumore nei primi anni di vita mentre sembra definito il maggior rischio di leucemia linfoblastica acuta. Per quanto basso in valori assoluti, non è noto quanto ciò sia imputabile alla sterilità di base o ad alterazioni epigenetiche», scrive Peris (Nascere oggi, op. cit). E se il ricorso alla Pma diventa anziché l’eccezione una norma per vari motivi, elencati dalla stessa Peris – subfertilità, il voler fare in fretta ad avere un figlio, la diagnosi genetica preimpianto, il social freezing, il social sexing, la donazione di oociti etc – che mette in guardia come allora «i milioni di bambini nati possono portare con sé un aumento di patologie a insorgenza tardiva (cardiovascolari, diabete, tumori in particolare ematologici) di cui si incomincia solo ora ad intravedere la comparsa e il rischio a livello di popolazione, dato lo scarso quando non assente monitoraggio dei dati e dei nati».

Una questione etica, di non poco conto, è di che cosa si farà dei tanti embrioni soprannumerari crioconservati inutilizzati o in attesa di esserlo in futuro.

CCBYSA

redazione Bioetica News Torino