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Plastica monouso, tra la normativa UE prevista a luglio e i rifiuti nelle spiagge italiane

13 Maggio 2021

Le esili gambe dei gabbiani e di altri uccelli si posano sulla spiaggia alla ricerca di cibo dopo che l’onda del mare si è frantumata e spumeggiante finisce la sua corsa portando con sé qualche cosa di che da cibarsi ma trovano invece della plastica, che è finita in mare, e che può anche ucciderli. Un destino riservato anche a tartarughe e altri animali che vi sostano, come facevano un tempo le generazioni più vecchie ma dai risultati differenti.

La plastica nelle sue più diverse tipologie, forme e colori, nuova e riciclata, continua a primeggiare nella classifica tra i rifiuti che vengono abbandonati ovunque dall’uomo e finiscono in mare e nelle spiagge causando la perdita di un patrimonio inestimabile, la natura animale e dell’ambiente.

È pari all’84% tra i diversi rifiuti trovati in 47 spiagge italiane monitorate da Legambiente che ha condotto l’indagine Beach Litter 2021 in 13 regioni Abruzzo, Basilicata, Toscana, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia e Veneto. Dalla campionatura di 36.821 rifiuti censiti su una superficie equivalente a 176.100 m2, si presenta sottoforma di bottiglie e tappi, guanti e mascherine, cotton fioc, posate, bicchieri e cannucce usa e getta, reti e sacchi per mitili e ostetriche accanto ai mozziconi di sigaretta, frammenti di vetro e materiale da costruzione come calcinacci, materiali isolanti e mattonelle.

Lo studio è a ridosso dell’iniziativa di tre giorni, dal 14 al 16 maggio, per la ripulitura delle spiagge italiane promossa da Legambiente, detta Spiagge e fondali puliti, con il cui impegno di molti volontari che aderiranno alle più di 60 attività in 15 regioni in agenda si vuol porre l’attenzione ad un coscienzioso rispetto per l’ambiente in cui si vive oltre che a dare un contributo per una migliore vivibilità, minor inquinamento e migliore salute a tutti i cittadini.
«L’inquinamento da plastica in mare e sulle spiagge resta, insieme all’emergenza climatica, l’altra grande questione ambientale e mondiale da affrontare con interventi e politiche mirate tenendo alta l’attenzione sul tema», spiega il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti, il quale, osservando come i rifiuti gettati in mare e raccolti sulle spiagge siano tra i prodotti al centro della direttiva europea sulla plastica del 5 giugno 2019, chiede, dato il quadro attuale di inquinamento ambientale, che «l’Italia emani entro il 3 luglio 2021 il decreto legislativo di recepimento della direttiva europea pensata per bandire e ridurre la produzione e commercializzazione di alcuni prodotti di plastica monouso su tutto il territorio nazionale. Non ripetiamo lo stesso errore fatto con l’ennesima proroga della plastic tax». Inoltre sarebbe auspicabile che
— conclude Zampetti — venga confermata la deroga, contenuta nella legge di delegazione europea approvata in Parlamento, per i prodotti biodegradabili e compostabili, laddove non è possibile eliminare i prodotti monouso. Un passaggio fondamentale per riconoscere il valore della filiera tutta italiana della chimica verde, su cui il nostro Paese può e deve fare da apripista in Europa, come è già avvenuto dieci anni fa con la messa al bando dei sacchetti di plastica, consentendo l’utilizzo soltanto di quelli compostabili. Un provvedimento che oggi ha consentito una riduzione complessiva nell’utilizzo di sacchetti monouso di quasi il 60%».

Il 3 luglio 2021 è la data infatti entro il quale dovrebbe entrare in vigore nell’Unione Europea la direttiva 2019/904 sulla riduzione della plastica nell’ambiente.

Direttiva UE sulla riduzione della plastica monouso. Cosa contiene? Quando la sua applicazione?

In un’ottica di sviluppo di un’economia che sappia salvaguardare le risorse dell’ambiente, la biodiversità e la salute umana preferendo un riciclo dei prodotti per avere un minore impatto sui rifiuti e sulla dispersione in mare e nell’ambiente, il Parlamento e il Consiglio Europeo, sul solco delle precedenti direttive e convenzioni internazionali, dal diritto sul mare delle Nazioni Unite Unclos (1998) alla convenzione di Basilea (1989) sul controllo transfrontaliero dei rifiuti pericolosi e smaltimento e alla legislazione UE in materia di acque (2000) e dei rifiuti marini nel 2008, hanno introdotto una nuova direttiva il 5 giugno del 2019, n. 904, ad integrazione di altre, e che riguarda nello specifico determinati prodotti in plastica. Proprio quelli di cui si è citato in precedenza, puntando su quelli monouso, di plastica oxo-degradabile (contenenti additivi che ossidando frammentano o decompongono chimicamente il materiale ma che non si biodegrada in modo corretto) e sugli attrezzi da pesca per vietarne l’utilizzo a condizione per i paesi membri di porre soluzioni alternative sostenibili o cambiare prodotto di consumo e qualora non fosse possibile di ridurre il più possibile la tendenza «senza compromettere l’igiene alimentare né la sicurezza alimentare, le buone prassi igieniche».

Come dall’indagine italiana di Legambiente, la direttiva dell’Unione Europea mette in evidenza il rischio ambientale: l’80-85% dei rifiuti marini sulle spiagge è di materiale plastico. Per prodotti monouso si riferisce a quelli usa e getta o con un breve periodo di uso.

Sono soggetti a misure di riduzione del consumo da perseguire entro il 2026 dai singoli paesi i seguenti prodotti di plastica monouso:
– tazze per bevande, tappi e coperchi
– contenitori per alimenti destinati al consumo immediato o consumati direttamente dal recipiente o pronti per il consumo senza essere ulteriormente cotti, riscaldati o bolliti, compresi i contenitori per il fast food o pronti per il consumo immediato come scatole per pasti, panini, involtini e insalate con alimenti freddi o caldi; per alimenti freschi o trasformati che non richiedono un’ulteriore preparazione come frutta, verdura o dolci.

Sono vietati sul mercato i seguenti prodotti monouso e oxo-degradabile:
– cotton fioc a meno che non rientrano nella direttiva CEE del 1990 e del 1993 sui dispositivi medici
– posate (forchette, coltelli, cucchiai, bacchette);
– piatti
– cannucce a meno che non rientrano nella direttiva sopramenzionata
– agitatori per bevande
– aste da attaccare ai palloncini ad eccezione dei palloncini che non sono distribuiti ai consumatori
– contenitori per alimenti in polistirene espanso sia per consumo immediato, o direttamente dal recipiente o per il consumo senza ulteriore preparazione come cottura, bollitura e riscaldamento
– contenitori per bevande in polistirene espanso e tappi e coperchi
– tazze per bevande in polistirene espanso e relativi tappi e coperchi.

Dal 2025 le bottiglie per bevande prodotte con polietilene terflalato (bottiglie in PET) con i relativi tappi e coperchi devono avere almeno il 25% di plastica riciclata e cinque anni dopo almeno il 30% di plastica riciclata. Non sono comprese quelle ad uso alimentare per fini medici.

Dal 3 luglio entra in vigore la marcatura sull’imballaggio o sul prodotto che informa su come gestire o smaltire determinati rifiuti evitando che si disperdano nell’ambiente attraverso le reti fognarie o intasino le tubature e sulla presenza della plastica con l’incidenza negativa sull’ambiente per la dispersione o male smaltimento. Deve essa riportata in caratteri grandi, chiara, leggibile e indelebile per i consumatori. Riguarda i seguenti prodotti:
– assorbenti e tamponi igienici e applicatori per tamponi
– salviette umidificate, ossia pre-inumidite per l’igiene personale e domestico
– prodotti del tabacco con filtri in plastica e commercializzati combinati con il tabacco
– tazze per bevande.

Chiama alla responsabilità entro il 2024 i produttori con il principio “chi inquina paga” per la copertura dei costi della raccolta e rimozione dei rifiuti nonché per la realizzazione di infrastrutture specifiche di raccolta e al monitoraggio degli attrezzi da pesca in plastica. Riguarda:
– contenitori per il consumo immediato, o direttamente dal recipiente o senza ulteriore preparazione riscaldato, bollito o cotto
– pacchetti e involucri in materiale flessibile e contenenti alimenti destinati al consumo immediato dal pacchetto o involucro senza ulteriore preparazione
– contenitori per bevande con una capacità fino a 3 litri, imballaggi con bevande e relativi tappi e coperchi
– tazze per bevande inclusi i relativi tappi e coperchi
– sacchetti di plastica in materiale leggero
– prodotti del tabacco con filtri.

I Paesi membri devono mediante programmi ad hoc rendere consapevoli i consumatori sui rischi per l’ambiente dovuti ai prodotti di plastica citati nella direttiva e descrivere più in dettaglio i prodotti e i criteri adottati.

Entro il 2025 si prevede la raccolta differenziata per il riciclo dei rifiuti per le bottiglie per bevande fino a 3 litri con tappi e coperchi pari al 77% con un aumento che arriva al 90% entro il 2029.

redazione Bioetica News Torino