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Pillola «dei 5 giorni dopo» farmaco da banco?

22 Novembre 2014

Ora il rischio che la contraccezione d’emergenza, la pillola cosiddetta “dei cinque giorni dopo” possa essere disponibile in farmacia senza ricetta è concreto. Per tutti i Paesi Ue. A palesare questo scenario è il parere dell’Agenzia europea dei farmaci (Ema), che aspetta l’avallo della Commissione Europea. La disponibilità del prodotto potrebbe diventare operativa in tutti gli Stati entro il 2015. Il farmaco, spiega l’Ema, è «un contraccettivo d’emergenza usato per prevenire gravidanze indesiderate se assunto entro 120 ore (cinque giorni) da un rapporto sessuale a rischio, e agisce prevenendo o ritardando l’ovulazione. Il farmaco è più efficace se assunto entro le 24 ore».

Dunque, sottolinea l’Ema, «rimuovere il bisogno di ottenere la prescrizione dal medico dovrebbe velocizzare l’accesso delle donne a tale medicinale e quindi aumentarne l’efficacia». La raccomandazione dell’Ema, che sottolinea come questo farmaco «può essere utilizzato in modo sicuro ed efficace senza prescrizione medica», passerà ora al vaglio della Commissione per la decisione finale, che resta legalmente vincolante.

Il farmaco a base di ulipristal acetato, prodotto dall’azienda Hra Pharma, è stato approvato in Europa con l’obbligo di prescrizione medica alla fine del 2009. Negli ultimi cinque anni, afferma l’azienda, è stato già utilizzato da più di tre milioni di donne in 70 Paesi. Per Silvana Agatone, presidente della Laiga (Libera Associazione Italiana dei Ginecologi per l’Applicazione della legge 194), la novità sarebbe ben accolta perché «qui spesso ottenere la contraccezione di emergenza è una corsa a ostacoli», anche a causa di medici e farmacisti obiettori, mentre «persino in Brasile questo è un farmaco da banco. Spesso – aggiunge Agatone – sono proprio le donne molto giovani ad aver bisogno di questa pillola, e proprio in questi soggetti è molto meglio una pillola prima che un aborto dopo».

In molti non sono di questo avviso. Tra loro la deputata Ncd Eugenia Roccella, sottosegretario alla Salute proprio negli anni dell’approvazione del farmaco. Dal punto di vista educativo, spiega, trasformare il medicinale «in un farmaco da banco suggerisce che non fa male, che si può prenderne quanto si vuole, e visto che a richiederlo sono quasi sempre le adolescenti, non le educhiamo certo alla consapevolezza di cosa stanno per fare. Inoltre – evidenzia Roccella – sullo stesso foglietto illustrativo c’è scritto che il farmaco è teratogenico in caso di gravidanza pregressa, ovvero impedisce il normale sviluppo del feto, quindi ci sono preoccupazioni sanitarie per questo motivo e anche perché non sappiamo che effetto può avere un uso ripetuto su un corpo giovane».

Fonte: Avvenire

 

Lara RealeGiornalista ScientificaRedazione Web Arcidiocesi di Torino