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Perché neonatologi e pediatri raccomandano il latte materno? Da un’indagine Oms e Unicef: condotta aziendale scorretta a favore del latte sostituto

23 Febbraio 2022

Diversi studi scientifici sono concordi per l’uso del latte materno, il più adatto per le sue proprietà nutrienti nel favorire la crescita e la protezione da infezioni nel neonato. La natura stessa provvede alle sue necessità alimentari nel tempo. Le prime poppate avvengono con il colostro, primo latte di colore giallo, caratterizzato da una consistente densità e da sostanze nutrienti; poi il latte diviene acquoso, di colore bianco e offre un adeguato nutrimento e infine si trasforma in una composizione definitiva.

I vantaggi dell’allattamento al seno sono molteplici come la riduzione e la durata delle gastroenteriti, la protezione dalle infezioni respiratorie, la riduzione del rischio di sviluppare allergie o ancora il rischio da diabete e di tumori del sistema linfatico, e poi migliora la vista e lo sviluppo psicomotorio. Ma ve ne sono anche per una mamma che allatta, che il Ministero della salute descrive: oltre alla praticità per una temperatura giusta sempre pronta al bisogno la stimolazione di una contrazione naturale dell’utero facendo ridurre il sanguinamento naturale post partum e il tempo per un ritorno alle dimensioni normali; la prevenzione da alcune forme di tumore al seno e all’ovaio, la riduzione del rischio di sviluppo dell’osteoporosi ed è un aiuto nel perdere il peso accumulato durante la gravidanza.

Per tutte queste proprietà viene raccomandato e quando non è disponibile o non è sufficiente un’alternativa è il latte umano donato, usato per specifiche necessità mediche nei centri di neonatologia, servizi di pediatria e domiciliare per una giustificata indicazione; è adatto in particolar modo per i bambini pretermine per ridurre l’insorgenza dell’enterocolite necrotizzante o della sepsi e ad altre infezioni o della displasia broncopolmonare. Vi sono delle banche apposite, 41 nel nostro Paese, che offrono il servizio dalla selezione sino alla distribuzione; 39 nel nostro Paese. Non tutti i centri hanno garantito il servizio durante questa emergenza sanitaria e nel 2020 non lo hanno svolto il 32% secondo i dati dell’Associazione italiana delle Banche del Latte Donato nell’indagine 2018-2020.

La pandemia ha reso le mamme in gravidanza preoccupate per l’impatto sia del Covid che del vaccino antiSars-CoV-2, sulla salute del neonato e di conseguenza indecise sull’allattamento al seno. La vaccinazione anti Sars-CoV-2 è stata raccomandata dal Ministero della Salute indicando il tipo di vaccino, a mRNA e la somministrazione nel secondo e terzo trimestre e per le donne che allattano, in linea con il documento ad interim Vaccinazione contro il Covid-19 in gravidanza e allattamento dell’Istituto Superiore di Sanità- ItOSS, datato 22 settembre 2021. In quest’ultimo documento l’Iss afferma che

I vaccini COVID-19 attualmente autorizzati sono tutti vaccini non vivi e vi è unanime consenso che non esista plausibilità biologica a sostegno di un possibile danno al neonato nutrito dal latte di madre vaccinata. L’mRNA viene degradato rapidamente senza entrare nel nucleo cellulare e nel latte materno non è stata rinvenuta alcuna traccia di mRNA correlato al vaccino. I vaccini a vettore virale non sono in grado di replicare, per cui per tutti i vaccini autorizzati in Italia è biologicamente e clinicamente improbabile che possa verificarsi alcun rischio per i neonati allattati. Grazie alla dimostrazione della presenza di anticorpi anti SARS-CoV-2 nel latte di donne vaccinate, è ipotizzabile che il lattante possa acquisire una protezione aggiuntiva contro l’infezione da SARS-CoV-2, , anche se non è ancora noto il grado di protezione che questi anticorpi possono offrire al neonato.

Con una circolare del 24 settembre 2021 il Ministero della Salute raccomanda la vaccinazione anti Sars-CoV-2 per le donne che allattano. Il latte diventa veicolo di trasmissione degli anticorpi materni con il virus. Quel che preoccupa i pediatri sono i sintomi che la patologia da Covid-19 può lasciare nel bambino per un lungo termine dopo la guarigione.

La Sin insieme ad altre società pediatriche e il Tavolo tecnico Malattie infettive e vaccinazioni del Ministero della Salute hanno redatto un documento congiunto di consenso nel quale spiegano la necessità di visitare bambini e adolescenti con diagnosi sospetta o provata di Covid-19 dopo un mese dalla fase dell’infezione per verificare la presenza dei sintomi di “long Covid” la cui peculiarità è la presenza di una sintomatologia che si manifesta in forme diverse fra queste tosse, affaticamento o dolore al petto o dolori muscolari, mal di testa, nausea ed altri che perdurano da almeno due mesi e non possono essere spiegati da un’altra diagnosi, e rivederli anche se in assenza di sintomi di questa patologia dopo circa 3 mesi.

Ci sono molti sostituti del latte materno, con diverse formule commercializzate, per lattanti nei primi mesi di vita, di proseguimento quando accompagna un’alimentazione complementare, che differiscono per composizione e indicazioni d’uso, scelti per motivi diversi, per mancanza di latte materno o personale, su consiglio del pediatra.

Per sostenere l’allattamento al seno, per i benefici che il latte materno apporta, e tutelarne il diritto per il neonato da campagne promozionali delle aziende produttrici, che possono indurre a preferire il prodotto sostituto, l’Italia, come altri paesi del mondo, firmatari del Codice internazionale del commercio dei sostituti del latte materno, elaborato dall’Organizzazione mondiale della Salute e dall’Unicef, che è stato approvato dall’Assemblea mondiale della Sanità e da compagnie produttrici di alimenti per l’infanzia, agli inizi degli anni Ottanta, continua a vigilare perché sia garantita la salute infantile.

Marketing aziendale per il latte “in formula” scorretto, viola il Codice Internazionale: un’indagine dell’Oms e dell’Unicef in 8 Paesi

Si è incrinata quella fiducia riposta nelle aziende produttrici di latte sostituto di quello materno per tutelare la salute pubblica infantile nell’accordo storico siglato negli anni Ottanta di cui abbiamo poc’anzi accennato.

Bengladesh, Cina, Messico, Marocco, Nigeria, Sud Africa, Regno Unito e VietNam sono gli otto Paesi a basso-medio e alto reddito, in cui si è svolta un’indagine durata due anni dal 2019 al 2021 sull’influenza commerciale nelle decisioni di acquisto del latte in formula. Hanno risposto alle interviste 8500 tra donne in gravidanza e post, 300 operatrici e operatori sanitari tenutesi nelle città.

Inatteso e deludente l’esito che ha mostrato come con mezzi diversi, promozioni e omaggi – campioni gratuiti – in e fuori dagli ospedali, marketing digitale e televisivo invasivo, manifesti pubblicitari negli ospedali, farmacie e cliniche, formazione, le aziende sono riuscite a portare un messaggio di attrazione, persuasione dei loro prodotti anche con informazioni non scientifiche.

Considerato nella pubblicità o dai rappresentanti per la promozione simile a quello materno: imprecisioni scientifiche rivelano che contiene oligosaccaridi derivati dal latte materno oppure come soluzione a problemi tipici dell’infanzia come colica, reflusso e pianto. Una condotta che non ha nulla di etico, capace di convincere su informazioni che sono ben lontane dall’evidenza scientifica, come quella del latte sostituto migliore di quello materno per lo sviluppo infantile, con una qualità del latte che sazia più a lungo, piuttosto costruite su una base commerciale interessata solamente al profitto e non ai bambini e alla loro salute. Una condotta che ha attirato a sé operatori sanitari nelle proposte alle famiglie di specifiche marche.

Tedros Ghebreyesus e Catherine Russel, entrambi direttori generali, il primo dell’Oms e il secondo dell’Unicef, ritengono «i regolamenti sul marketing strumentale devono essere adottati e applicati con urgenza», «necessarie delle politiche, leggi e investimenti sostanziosi sull’allattamento per assicurare che le famiglie abbiano accesso alle informazioni e al supporto di cui hanno bisogno per crescere le loro bambine e i loro bambini».

Seppure quasi l’intera parte degli intervistati sia stato influenzato sulla preferenza del latte sostituto, il 92% in Vietnam, il 97% in Cina, l’84% nel Regno Unito, le donne, descrive il Rapporto How marketing of formula milk influences our decisions on infant feeding, hanno scelto diversamente perché «hanno espresso un forte desiderio di allattare in modo esclusivo, dal 49% delle donne in Marocco al 98% in Bangladesh». Il rapporto tra alimentazione artificiale e malnutrizione e malattie infantili era stato notato negli anni Quaranta del secolo scorso da alcuni medici che operavano nei paesi poveri.

Dalle interviste con operatori sanitari che sono a contatto con le mamme in gravidanza e post-partum e i loro figli, dai pediatri ai ginecologi, a infermieri e ostetrici, nutrizionisti e farmacisti, emergono in alcuni dei dubbi sulla qualità del latte materno: chi nei primi giorni e in ragione di ciò promuove il latte in formula – accade in Cina, Messico e Vietnam – come supplemento necessario trasmettendo poi l’idea di un uso normale anche nelle fasi successive; chi fino a 6 mesi il latte materno per poi affidarsi al latte sostituto.

Dove le campagne promozionali sono più marcate cresce nelle donne la percezione del latte in formula più nutriente e bilanciato in confronto con il latte materno, associato a una perdita di qualità nel tempo.

L’allattamento al seno materno protegge dalla malnutrizione infantile, acuta e obesità. Per questo l’Oms lo raccomanda sin già dalle prime ore dalla nascita e in modo esclusivo per sei mesi. Dal tipo di alimentazione fino ai primi tre anni dipende la loro sopravvivenza e il loro sviluppo. Nel Rapporto viene spiegato che l’allattamento può prevenire la morte di 800 mila bambini sotto i 5 anni nel mondo e 20mila morti di cancro al seno.

Il problema oggi è che l’affare “latte in formula” rende, è raddoppiato negli anni, e fa 55 miliardi di dollari, mentre arranca nella crescita da vent’anni quello naturale.

Cosa chiedono l’Unicef e l’Oms?

Il rispetto delle regole di condotta enunciate nel Codice internazionale ponendo fine ad una commercializzazione di mero lucro. Le due organizzazioni dell’Unione Europea chiedono ai governi, agli operatori sanitari e all’industria di tali prodotti di monitorare e far rispettare le leggi, di investire in politiche di allattamento come il congedo parentale retribuito, di far impegnare l’industria nel rispettare il Codice e le risoluzioni dell’Assemblea Mondiale della Sanità, di vietare agli operatori sanitari di accettare sponsorizzazioni da aziende che commerciano in alimenti per neonati e bambini per borse di studio, premi, sovvenzioni, conferenze.

Codice internazionale per la commercializzazione dei sostituti del latte materno

1981 viene approvato dall’Assemblea Mondiale della Sanità (AMS) e da compagnie produttrici di alimenti per l’infanzia in cui viene sottolineato che il Codice è un requisito minimo invitando gli stati membri ha metterlo in pratica con regolamenti, leggi nazionali e altre misure.

1982 richiamo dell’AMS all’impegno per la messa in pratica e per il monitoraggio a livello nazionale e internazionale perché la pubblicità commerciale dei sostituti diffonde l’uso dell’alimentazione artificiale

1994 l’AMS richiama l’impegno delle istituzioni sanitarie a impedire “forniture gratuite o a prezzo ridotto” dei prodotti sostituti del latte materno  e consegna linee guida sulle donazioni di sostituti del latte materno in situazioni di emergenza

1996 l’AMS richiama gli Stati Membri sull’osservanza di non far  commercializzazione cibi complementari se minacciano l’allattamento esclusivo e protratto, per i professionisti sanitari di non avere conflitti di interesse quando ricevono il sostegno finanziario e il monitoraggio della pratica del Codice avvenga in modo indipendente senza interferenze con interessi commerciali

2001 l’AMS raccomanda 6 mesi di allattamento esclusivo, con cibi complementari sicuri e appropriati, e proseguimento dell’allattamento fino a 2 anni o oltre

2002 l’AMS pone alcune strategie  a livello globale sull’alimentazione dei bambini e dei piccoli limitando il ruolo delle aziende produttrici di cibi per l’infanzia che sono tenute a rispettare la qualità dei loro prodotti, il Codice,  le risoluzioni e le normative nazionali. Richiama l’attenzione sugli integratori alimentari di micro-nutrienti che non devono minare l’esclusività dell’allattamento

2005 l’AMS chiede che dichiarazioni nutrizionali e di salute per i sostituti del latte materno non siano permessi eccetto sia consentito da leggi nazionali; siano messe nelle confezioni informazioni corrette sui rischi di contaminazione del latte artificiale in polvere; non vi siano conflitti di interesse per sostegni finanziari per chi lavora nel campo della salute materno-infantile

2006 l’AMS richiama alla vigilanza e alla messa in pratica del Codice e invita ad assicurarsi che le donazioni di sostituti del latte materno non violino il Codice a seguito della pandemia da Hiv

2008 richiama al monitoraggio sul conflitto di interesse  e apre alle indagini sulla sicurezza del latte materno umano donato attraverso le banche del latte per lattanti vulnerabili

2010 richiama ad attuare le raccomandazioni sulla riduzione per i bambini dei cibi “spazzatura” ad alto contenuto di grassi saturi, acidi grassi (trans, zucchero o sale) mediante restrizioni alla  loro commercializzazione  ad esempio nelle scuole.

2012 l’AMS richiama di mettere in pratica un piano di integrazione sulla nutrizione umana mostrando il doppio effetto negativo della malnutrizione e se necessario rafforzare misure legislative o regolamentari

2014 l’AMS invita a  inserire nel Piano globale per la nutrizione di lattanti e bambini  tra gli indicatori per la regolamentazione del marketing il numero dei paesi che normano la  messa in pratica del  Codice

2016 gli Stati membri  approvano una guida per porre fine alla promozione inappropriata di alimenti per lattanti e bambini piccoli che diventa parte del Codice e ne  estende l’applicazione  per latte e  alimenti dai 6 mesi fino a 36 mesi a differenza di prima dai 0 ai 6 mesi. Si chiede loro di diffondere pratiche di alimentazione appropriate attraverso politiche sociali, economiche e comunicative

2018 l’AMS sollecita ad aumentare investimenti nell’attuazione, nel monitoraggio e misure e programma di protezione attraverso approcci multisettoriali e di sensibilizzazione, a promuovere l’iniziativa Ospedale amico dei Bambini e le misure del Codice.

(aggiornamento 24 02 2022 ore 00.47)

CCBYSA

redazione Bioetica News Torino