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Papa Francesco agli scienziati del PAS: un modello culturale per salvaguardare ambiente, democrazia, giustizia, libertà e convivenza

28 Novembre 2016

Sulla necessità di «un sistema normativo che  includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi, prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecno-economico producano danni irreversibili non solo all’ambiente, ma anche alla convivenza, alla democrazia, alla giustizia e alla libertà» ha richiamato forte  l’attenzione papa Francesco nel discorso di lunedì 28 novembre ai membri  della Pontificia Accademia delle Scienze ricevuti e presenti da venerdì 25 novembre alla Sessione Plenaria sul tema «Scienza e e sostenibilità. Impatto delle conoscenze scientifiche e della tecnologia sulla società umana e sul suo ambiente», presso la sede Casina Pio IV nella Città del Vaticano.

Gli interrogativi e  le riflessioni poste dagli accademici di fama internazionale che vengono discussi  e analizzati fino al concludersi della Sessione, martedì 29 novembre, sono davvero molti e comprendono diversi livelli disciplinari,   dalle neuroscienze alle biotecnologie in agricoltura alle fonti di risorse energetiche rinnovabili alla  cosmologia e  dalla chimica alla biologia alle scienze umane e alla fisica.

Già nell’Enciclica «Laudato sii», a cui il Pontefice fa nuovamente riferimento nel suo Discorso, si evidenziava la responsabilità umana nella sopravvivenza dell’ambiente e della specie umana legata alla capacità di tendere lo sguardo su tutto il pianeta. Papa Francesco presenta ora  alla comunità scientifica alcuni punti su cui lavorare per un modello ecologico nuovo. Occorre trovare soluzioni al problema dell’acqua, delle energie rinnovabili e della  sicurezza alimentare. Creare un modello culturale teso ad uno sviluppo ecologico improntato sulla biodiversità in tutte le comunità della terra che è appunto la “casa comune”, per ridurre i cambiamenti climatici e i loro effetti sociali devastanti ben visibili. Infine esorta i politici di tutto il mondo ad impegnarsi concretamente nella ricerca del bene comune e dei beni universali e a non lasciarsi sottomettere « dalla tecnologia e dalla finanza che cercano anzitutto il profitto» come traspare «dalla “distrazione” o dal ritardo nell’applicazione degli accordi mondiali sull’ambiente, nonché dalle continue guerre di predominio mascherate da nobili rivendicazioni, che causano danni sempre più gravi all’ambiente e alla ricchezza morale e culturale dei popoli».

Dal 30 novembre al 1 dicembre 2016  la Pontificia Accademia delle Scienze si riunisce sempre presso la  sede vaticana  per dare vita ad un laboratorio sul tema «Potere e limiti dell’intelligenza Artificiale», quale luogo di incontro di saperi  campi scientifici per delineare “il nuovo ambiente cognitivo” che l’umanità sta creando per la prima volta nella storia.
L’intento sarà quello di discutere su tante questioni che l’avanzare dell’IA pone nella vita umana e nella società: Quale è lo stato dell’arte del software IA e dell’apprendimento automatico?; la tecnologia supererà le competenze dell’essere umano in tutti i campi?; Che cosa è la coscienza?;  Le macchine possono essere dotate di una coscienza artificiale?; Le macchine intelligenti potrebbero diventare pericolose per l’umanità? Come possiamo accrescere gli impieghi umanitari dell’intelligenza artificiale  e della robotica, in particolare nel campo della sanità, dell’educazione e in situazioni di emergenza?
Gli illustri professori  di fama internazionale Antonio Battro e  Stanislas Dehene, rispettivamente  dello Studio della cognizione neurologico e dello sviluppo e  di Psicologia cognitiva sperimentale,  spiegano che «oggigiorno una delle questioni fondamentali riguarda il ruolo dell’essere umano in un ambiente digitale sempre più dinamico e complesso. La tecnologia è capace sia di espandere la gamma delle capacità dell’essere umano che di competere con esse o, addirittura sostituirle» (Pontificia Accademia delle Scienze, www.pas.va)

 

Redazione Bioetica News Torino