A cura di P. Pena, riproduzione riservata del Centro Cattolico di Bioetica – Arcidiocesi di Torino
È la videoregistrazione della seconda parte dell’incontro on line di discussione e riflessione sull’esperienza lasciata dal Covid-19 con criticità e proposte per la fase di ripresa promosso dal Centro Cattolico di Bioetica di Torino e tenutosi il 12 giugno 2021. Moderata dal Prof. Enrico Larghero medico e responsabile scientifico Master in Bioetica Facoltà Teologica di Torino, in questa seconda parte si sono confrontati personalità con esperienze provenienti da ambiti diversi sanitario, economico e pastorale.
Sono intervenuti:
Guido Giustetto, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi di Torino
Dalle criticità alle sfide della Covid-19 in ambito sanitario
Abstract. L’esperienza della pandemia è stata vissuta come sorpresa, nonostante le avvisaglie degli ultimi venti anni (Sars 1, Mers, Ebola, Zika, Influenza H1N1…) e ha reso evidente l’impreparazione. La mancanza di strumenti basilari per il controllo del contagio (mascherine, tamponi, personale dei SISP), la difficoltà nei rapporti con le istituzioni regionali, la disperazione dei medici che non riuscivano a stare dietro ai malati. La mancanza di una struttura di riferimento ad un piano pandemico.
Per il futuro post pandemico occorre riorganizzare le cure territoriali e adeguare la costruzione di nuovi ospedali all’eventualità di un’emergenza pandemica (ripensare il progetto del Parco della Salute); migliorare la presa in carico dei pazienti con medicina di prossimità e telemedicina; attenzione prioritaria all’ambiente (le modificazioni ambientali – inquinamento, aumento delle temperature, deforestazione- favoriscono lo spillover).
Elsa Fornero, economista Professore d’Onore dell’Università degli Studi di Torino
Ciò che il Paese non può perdere di vista nel prossimo futuro
Abstract. Per una maggiore equità tra ed entro le generazioni, vi sono almeno tre linee di intervento: la crescita economica; il sistema di welfare; la redistribuzione dei redditi prodotti e della ricchezza accumulata. Queste tre linee sono oggi affidate al PNRR, un’occasione che il Paese non può perdere.
Il benessere economico è anzitutto associato alla crescita. Se c’è crescita, i figli stanno meglio dei padri, un fatto quasi normale dalla rivoluzione industriale in poi. La crescita genera nuove e migliori opportunità di impiego per i giovani, compatibili con retribuzioni più elevate e riduzione dell’orario di lavoro.
Il secondo elemento è un nuovo welfare che, partendo dalla primissima infanzia, si proponga di correggere le diseguaglianze nei punti di partenza e di distribuire meglio le opportunità. Ciò richiede interventi mirati ai meno fortunati, sotto forma di servizi e non solo di sussidi; efficaci politiche attive per il lavoro, percorsi di crescita personale e professionale; un welfare per lavoratori autonomi.
Il terzo elemento è la redistribuzione, funzione essenziale di uno stato democratico, ed essenziale ora perché il declino economico del Paese ha coinciso con un aumento delle diseguaglianze.
L’universalismo dei diritti sociali è un bellissimo obiettivo ma non sempre garantisce un’adeguata protezione ai più bisognosi. L’attenzione a questi ultimi dovrebbe essere il tratto distintivo dei veri riformisti.
Monsignor Marco Arnolfo, Arcivescovo della Diocesi di Vercelli
Domande di senso della vita e della fede
Abstract. La pandemia dalla quale stiamo faticosamente fuoriuscendo, con il carico di sofferenza, di morte e di isolamento che ha fatalmente portato con sé, ha svelato ancora una volta tutta la nostra fragilità, le nostre paure, ma anche i bisogni più profondi, le domande di senso della vita e della fede, e ha favorito il ritorno all’essenziale, a ciò che veramente conta: ai valori più alti da difendere fino al sacrificio eroico della propria esistenza.
Il vissuto collettivo dell’infezione da COVID-19 ci ha costretti a traghettarci più velocemente nella dimensione nuova dell’era digitale in tutti gli ambiti della nostra vita comunitaria, sociale e lavorativa: pensiamo allo “smart working”, alla didattica a distanza, alle messe e alle catechesi in streaming, interpellandoci però a valutarne, oltre ai vantaggi, anche i limiti e i rischi. Da questo punto di vista, il contributo offerto dalle nuove tecnologie è innegabile, tuttavia è necessario un impegno congiunto delle forze economiche e sociali per impedire che l’accresciuto livello del know-how tecnologico e digitale si traduca in una perdita secca di posti di lavoro con ricadute sociali e occupazionali dai risvolti drammatici.
Papa Francesco accogliendo anche il contributo delle altre religioni ha indicato in questa direzione strade nuove per una “ecologia integrale”. Il mutamento di prospettiva è radicale, implica una vera e propria “metanòia”, un’autentica conversione dei nostri stili di vita e del modo di fare impresa, che ci chiede di andare oltre la pura logica del profitto individuale, per aprirci al “dono”, comunque necessario per la sopravvivenza dell’umanità.
Nella sua ultima enciclica il Papa ci esorta a perseguire la fraternità e l’amicizia sociale nella ricerca del vero “bene comune”, in cui non si potrà fare a meno gli uni degli altri, in un contesto globale rispettoso dell’ambiente e della creazione, particolarmente a fronte della colossale sfida posta dagli stravolgimenti climatici in atto. La “Laudato si’” ci ha aperto la strada in questa direzione; la Chiesa italiana, anche attraverso la prossima Settimana Sociale di Taranto e il cammino sinodale che sta per intraprendere, dovrà farsi carico di questo impegno collettivo e renderlo proposta concreta, attuabile non solo dai cristiani ma da tutti gli uomini di buona volontà.
© Bioetica News Torino, Agosto 2021 - Riproduzione Vietata