Intervento del Professor Giorgio Palestro al Convegno Oltre la pandemia, 12 giugno 2021, a cura di E. Venditti TeleEma production – riproduzione riservata ©Centro Cattolico di Bioetica – Arcidiocesi di Torino
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L’obiettivo del tema del convegno Oltre la pandemia. A lezione dal Covid per un futuro migliore consiste proprio nello spingere lo sguardo al di là delle dinamiche che hanno caratterizzato la nascita e lo sviluppo dell’attuale infezione da SARS-2CoV-2, in seguito definito Covid-19, diventata poi pandemica immaginando come e quanto essa potrà modificare i vari aspetti della nostra esistenza. Aspetti di natura psicologica, sociale, relazionale, in sostanza che includono tutti gli aspetti esistenziali non solo del nostro popolo, ma di gran parte dell’umanità.
Infatti, la grave, oltreché incontenibile infezione virale che ha invaso il nostro Paese e il mondo intero, non si è limitata solo a contagiare fisicamente, ma sta destabilizzando in modo ancor più profondo lo spirito e la mente di coloro che stanno vivendo questa tragica esperienza.
Possiamo quindi immaginare, per il prossimo futuro, effetti che si rifletteranno sull’intero ambito esistenziale di gran parte dell’umanità, soprattutto di quei Paesi che i processi di globalizzazione, con l’alibi di «aprirsi al mondo» (Francesco, Lett. enc., Fratelli tutti, cap I, 12, 2020) hanno massificato in una forzata ed esasperata interdipendenza culturale, sociale ed economica, secondo un «modello culturale unico» (idem) che hanno sconvolto i valori di riferimento tradizionali.
Sarà dunque importante verificare – come afferma il dottor Bruno Geraci, ex direttore dei servizi giornalistici della Rai di Torino: «Se la pandemia ci ha resi solo più guardinghi o anche più profondi. Se ci ha ulteriormente chiusi ai rapporti con gli altri, o ci ha insegnato a misurarne il valore, a selezionarli, a tenerli da conto. Se ci ha solo spaventati, o ci ha aiutati a riflettere su quel che abbiamo fatto finora e su quel che ci attende, qui e oltre» (Documento interconfessionale piemontese).
Intanto, questa esperienza induce ad alcune riflessioni che riguardano i complessi rapporti che esistono non soltanto sul piano delle relazioni fra gli uomini, ma anche dei rapporti tra l’uomo e la natura, che dell’uomo costituisce l’alveo vitale. Dio ha dato all’uomo la facoltà di governare il mondo, in modo libero, ma, soprattutto responsabile.
Strategie umane nei conflitti tra uomo e natura
Tuttavia, la storia della vita ci ha più volte indicato che, non di rado, il potere dell’uomo soccombe di fronte all’azione di forze infinitamente grandi della natura, così come di fronte allo scontro con forze infinitamente piccole.
Più volte si è potuto constatare come lo strapotere delle forze naturali abbia potuto generare cataclismi con immani e terrificanti conseguenze, che hanno mutato la struttura nel nostro pianeta nonché il suo habitat ambientale e animale (un esempio, i dinosauri). Ma, nell’arco della vita, non meno sconvolgenti si sono dimostrate le forze infinitamente piccole, come i diversi microorganismi, in particolare i virus. Questi, non dispongono di vita autonoma, ma possiedono un impianto genetico che consente loro di parassitare in modo indissolubile la vita animale, di proliferare in modo esponenziale, nonché di aggredire l’uomo fino a provocarne la dissoluzione nel modo più spietato e feroce.
Va però sottolineato che i profondi conflitti tra l’uomo e la natura sono per lo più causate da azioni e scelte attuate dall’uomo stesso.
L’intelligenza umana ha messo in atto controffensive strategiche per neutralizzare le aggressioni da parte delle entità microscopiche, le quali, però, sfruttando tutte le possibilità inscritte strutturalmente nella loro natura, tendono a sottrarsi ai tentativi di neutralizzazione da parte dell’uomo, per quanto inconsapevolmente, attraverso mutazioni della loro struttura genetica, che ne facilitano la vita per continuare a proliferare e a perseguire il loro compito naturale che consiste nell’aggredire la vita animale, come è il caso del Covid-19, peraltro mostruosamente contagioso.
Un’altra profonda riflessione si impone riguardo ai comportamenti strategici che l’uomo ha da tempo messo in atto, sotto la spinta dei nuovi valori morali di riferimento che ha assunto. Nella realtà della civiltà attuale, nonostante continuino a esistere conflitti attuati con le armi tradizionali, come succede in parecchi territori del nostro mondo, tuttavia, la posizione delle diverse organizzazioni umanitarie e di controllo globale, tende a stigmatizzare sostanzialmente l’uso delle armi e delle bombe convenzionali, cioè quelle che hanno caratterizzato le grandi guerre del secolo scorso, ma a sostituirle con altri mezzi di distruzione più raffinati e insidiosi.
Il mondo di oggi, con la smaniosa pretesa di creare ponti di collegamento fra gli uomini, con lo scopo, per lo meno apparente, di favorire un benessere globale, sociale, economico e culturale eliminando così le disuguaglianze, ha in realtà rivelato fini e scopi di egemonia e di sottomissione, fino alla distorsione dei principi antropologici ancestrali. Di conseguenza, si stanno eliminando i valori etici e morali tradizionali. Si è così venuta a instaurare una sorta di regime in cui domina un relativismo, anticamera di un nichilismo che si sta insinuando nella mente e nello spirito dell’uomo, producendo nuovi valori contrapposti a quelli tradizionali.
È dunque in atto una rivoluzione della cultura etica e morale che fatalmente si esprime nei comportamenti che rivelano scopi e obiettivi della vita umana essenzialmente materiali e sopprimono valori spirituali come il senso di trascendenza nei confronti della presenza divina, come afferma Monsignor Ravasi L’intelligenza umana ha messo in atto controffensive strategiche per neutralizzare le aggressioni da parte delle entità microscopiche, le quali, però, sfruttando tutte le possibilità inscritte strutturalmente nella loro natura, tendono a sottrarsi ai tentativi di neutralizzazione da parte dell’uomo, per quanto inconsapevolmente, attraverso mutazioni della loro struttura genetica, che ne facilitano la vita per continuare a proliferare e a perseguire il loro compito naturale che consiste nell’aggredire la vita animale, come è il caso del Covid-19, peraltro mostruosamente contagioso.
Un’altra profonda riflessione si impone riguardo ai comportamenti strategici che l’uomo ha da tempo messo in atto, sotto la spinta dei nuovi valori morali di riferimento che ha assunto. Nella realtà della civiltà attuale, nonostante continuino a esistere conflitti attuati con le armi tradizionali, come succede in parecchi territori del nostro mondo, tuttavia, la posizione delle diverse organizzazioni umanitarie e di controllo globale, tende a stigmatizzare sostanzialmente l’uso delle armi e delle bombe convenzionali, cioè quelle che hanno caratterizzato le grandi guerre del secolo scorso, ma a sostituirle con altri mezzi di distruzione più raffinati e insidiosi.
Il mondo di oggi, con la smaniosa pretesa di creare ponti di collegamento fra gli uomini, con lo scopo, per lo meno apparente, di favorire un benessere globale, sociale, economico e culturale eliminando così le disuguaglianze, ha in realtà rivelato fini e scopi di egemonia e di sottomissione, fino alla distorsione dei principi antropologici ancestrali. Di conseguenza, si stanno eliminando i valori etici e morali tradizionali. Si è così venuta a instaurare una sorta di regime in cui domina un relativismo, anticamera di un nichilismo che si sta insinuando nella mente e nello spirito dell’uomo, producendo nuovi valori contrapposti a quelli tradizionali.
È dunque in atto una rivoluzione della cultura etica e morale che fatalmente si esprime nei comportamenti che rivelano scopi e obiettivi della vita umana essenzialmente materiali e sopprimono valori spirituali come il senso di trascendenza nei confronti della presenza divina, come afferma Monsignor Ravasi «nello spazio, nella storia e nella Parola».
Su queste basi, superficialità e incoscienza hanno contagiato il mondo e favorito obiettivi e scopi che hanno impedito di prevedere la realtà che si stava presentando. Sono così venuti a mancare in tutto il mondo e, in particolare nel nostro Paese, i presìdi fondamentali per gestire l’infezione in modo corretto, responsabile ed efficace, consentendole di superare le barriere continentali per diffondersi in tutto il mondo.
Covid-19 e la rete organizzativa politica e sanitaria
Va infatti sottolineato che l’esplosione dell’infezione, pur con le attenuanti dovute alla sua comparsa improvvisa e inaspettata, nonostante gli esempi di gravi epidemie avvenute negli ultimi anni, ha messo in evidenza una disdicevole superficialità, oltreché pregresse carenze istituzionali sia di natura strategica che organizzativa, cioè sul piano politico così come sotto il profilo dell’assetto sanitario. Infatti, l’infezione ha fatto emergere le distorsioni di un sistema sanitario nel quale ha pesato molto l’antico squilibrio dovuto alla mancanza del controllo del territorio, a favore di un sistema che ha da sempre privilegiato la centralità dell’ospedale proprio per compensare un assetto territoriale insufficiente.
Si è creato così uno squilibrio storico che l’infezione ha fatto emergere in modo spietato. Essenziale si è infatti rivelata la mancanza di una vera rete organizzativa capace di porre la medicina territoriale come baricentro del sistema sanitario. Si è così creato un assetto sanitario ospedalo-centrico con l’ospedale come punto di riferimento immediato. Come conseguenza, ad esso afferisce un flusso incontenibile e in parte improprio di cittadini che scavalcano il proprio medico di base, ritenendo di trovare una più efficace risposta nel pronto soccorso ospedaliero.
Voglio sottolineare che non sono in discussione le competenze medico-scientifiche della Medicina Generale preposta alla sorveglianza sanitaria del territorio, quanto piuttosto la mancanza di una organizzazione che anziché abbandonare a se stessi i Medici di Medicina Generale, li coinvolga in strutture che possano disporre di mezzi diagnostici e di protezione che consentano loro di rispondere in prima istanza e in modo efficace alle necessità sanitarie dei cittadini.
Ciò è accaduto nonostante i tentativi attuati, già alcuni anni fa, proprio dall’Università di Torino, di pianificare una Medicina Territoriale che rappresenti il centro dell’intero assetto sanitario.
Un rischio pandemico previsto da anni?
Ripercorrendo la storia di questi ultimi anni, emerge inoltre un fatto curioso: Il fondatore di Microsoft e filantropo Bill Gates già da anni mette in guardia sui rischi legati a invasioni virali. Infatti, dopo aver avvertito nel 2015 il mondo della probabilità di una pandemia causata da un virus respiratorio, così si espresse nel corso di un Ted Talk (Technology Entertainment Design), un’organizzazione privata che gestisce conferenze: «La prossima guerra che ci distruggerà non sarà fatta di armi ma di batteri. Spendiamo una fortuna in deterrenza nucleare, e così poco nella prevenzione contro una pandemia, eppure un virus, oggi sconosciuto potrebbe uccidere nei prossimi anni milioni di persone e causare una perdita finanziaria di 3.000 miliardi in tutto il mondo».
Previsione incredibile. Allora ci si deve domandare se Bill Gates sia un veggente oppure se abbia informazioni esclusive!
L’impatto della pandemia nella vita umana
Una ulteriore realtà di enorme gravità che si sta profilando, riguarda i riflessi economici. La rapida e difficilmente contenibile diffusione pandemica non ha causato soltanto uno stato di prostrazione umana dovuta sia alla paura del contagio, sia alla tragedia della perdita di molte vite umane, ma ha coinvolto l’intero scenario vitale del pianeta.
Di fatto, questa epi-pandemia, che sta coinvolgendo tutto il mondo, sta togliendo il respiro all’economia, condizione che si manifesta con caratteri molto diversi fra i vari Paesi, in relazione alle loro preesistenti e diverse situazioni economico-finanziarie, oltreché ai confusi, tardivi e contradditori interventi politico-sanitari. Condizioni che si stanno riverberando sui diversi aspetti economici che corrispondono a un ampio e complesso ambito di attività umane che rischiano di essere travolte.
Sotto il profilo umano, le misure di isolamento nel contesto sociale stabilite dalle istituzioni statali e regionali, per quanto utili a frenare la diffusione del contagio, hanno avuto un effetto paralizzante con forti risvolti psicologici che hanno destabilizzato gli aspetti intimi della vita umana e sconvolto molti costrutti tradizionalmente radicati nella nostra mente, fra questi la stessa idea di convivenza, gli equilibri della vita pubblica e privata su cui si fondano, o dovrebbero fondarsi, le comunità in cui viviamo. Di conseguenza, sono cambiati ii comportamenti, gli stili di vita, i rapporti individuali e collettivi, che non sono altro che il traslato concreto della concezione filosofica della vita e dei suoi significati che ciascuno trae dall’esperienza del vivere.
Va inoltre considerato che le informazioni che vengono diffuse dai media così come dai vari comitati scientifici nazionali e internazionali appaiono piuttosto improvvisate, poco veritiere in quanto contradditorie. È di queste ultime settimane il rapporto dell’OMS tramite il Global Health Statistics 2021, che ogni anno raccoglie i principali dati sanitari mondiali, secondo il quale, il calcolo dei morti globali per Covid-19 nel 2020, ammonterebbe a 3 milioni anziché a 1,2 milioni, come risultava invece dalle segnalazioni dei vari centri di comunicazione internazionali. Il che dimostra che gli Stati, così come le diverse Regioni, per rimanere nei nostri confini, utilizzano criteri di analisi e di calcolo sui vari aspetti della pandemia, che devono esse rivisti.
Il difficile districarsi tra differenti ipotesi scientifiche sull’origine virale
Inoltre, pur senza volere cedere all’idea dell’esistenza di un complottismo arbitrario, non è tuttavia possibile ignorare le notizie, sempre più numerose e aggiornate, le quali tendono a riferire il pandemico contagio del Covid-19 non a una naturale zoonosi dovuta al passaggio di un contagio diretto tra animale e uomo, ma piuttosto a un’elaborazione della patogenicità del virus creata in un laboratorio scientifico. Così indicherebbero testimonianze di illustri scienziati e premi Nobel (come Luc Montagnier), anche se contrastati dai pareri opposti di altri scienziati. Non deve sorprendere tuttavia il fatto che la posizione di questi ultimi sia un adattamento per assecondare strategie di comodo esterne.
D’altra parte, questa è anche l’opinione espressa, proprio in queste ultime settimane, da 18 virologi, che lavorano nei principali centri scientifici statunitensi, firmatari di una lettera inviata alla autorevole rivista «Science» per contestare l’ipotesi secondo cui la pandemia da Covid-19 sarebbe originata dal contagio animale verso l’uomo, accreditando invece l’ipotesi di un “rilascio” accidentale da un laboratorio (fenomeno che avviene non di rado).
Resta il fatto che la possibilità di ingegnerizzazione del virus, e delle conseguenze della sua diffusione nel contesto umano, non può restare un elemento sconveniente da affrontare politicamente. I numerosi elementi di carattere bio-geo-politico e di valore scientifico, relativi alle caratteristiche strutturali di questo Covid-19, impongono un giudizio, per quanto prudente, sull’intero fenomeno che sta sconvolgendo il mondo intero e che non consente, anche sotto il profilo bioetico, oltreché morale, di evitare che l’attenzione si rivolga a una valutazione di ipotesi, peraltro non irrealistiche.
Conclusioni
L’esperienza di questa epi-pandemia impone una riflessione rivolta alle diverse Istituzioni competenti per un profonda revisione degli schemi organizzativi, per una ridefinizione di obiettivi, per correggere i difetti, le carenze che affliggono i diversi ambiti della vita civile, sociale, sanitaria, economica. In sostanza si rende necessaria una nuova cultura che consenta di rivedere i significati e i valori etici e morali della nostra vita.
Questo compito spetta sostanzialmente alla Politica, poiché essa è l’organismo generale principale, in quanto responsabile delle decisioni e degli indirizzi che fanno da guida alla società e che si riverberano su tutte le attività.
Infine, un’altra attenta riflessione occorre fare riguardo all’attuale imperante sistema di globalizzazione. Sistema che ha favorito lo sviluppo di un «mondo massificato» (Francesco, Lett. enc. Fratelli tutti) e facilitato connessioni internazionali fra gli Stati, favorendo così la diffusione di una nuova cultura dell’esistenza che include gli aspetti sociali, economici, etici, ma che, purtroppo lascia penetrare anche tutto ciò che può “imbrattare” il mondo.
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(Intervento tenutosi al Convegno Oltre la pandemia. A lezione dal Covid-19 per un futuro migliore, 12 giugno 2021, in streaming, promosso dal Centro Cattolico di Bioetica – Arcidiocesi di Torino.
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