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Nuovi casi di vaiolo “della scimmia” in Italia e quadro internazionale

23 Maggio 2022

Trattandosi di un virus con la sua conseguente potenziale circolazione, come accade per tutte le infezioni virali, le autorità sanitarie italiane e internazionali a seguito di casi crescenti che vengono confermati in paesi non endemici come l’Europa raccomandano rigorosamente mentre è attivo un monitoraggio di sorveglianza e di studio dei casi, di «restare a casa a riposo qualora insorga la febbre e di rivolgersi al medico di fiducia in caso di comparsa di vescicole o altre manifestazioni cutanee», come riporta la nota del nostro Istituto superiore di Sanità, datata 19 maggio, che ha istituito una apposita unità operativa con esperti del settore.

La stessa data di quando l’Istituto di malattie infettive Spallanzani di Roma confermava il primo caso italiano, quello di un giovane adulto di ritorno da un soggiorno alle isole Canarie e il sospetto su altri due casi ricoverati. Casi che sono stati nel giorno successivo confermati con tecniche molecolari e di sequenziamento genico dei campioni delle lesioni cutanee, la cui positività al vaiolo delle scimmie è stata riscontrata dallo stesso Spallanzani (Ansa, 23 maggio) in un altro paziente che al rientro dalle Canarie il 15 maggio ha manifestato i sintomi e ricoverato nell’ospedale di Arezzo. L’Asl di Arezzo ha posto una sorveglianza di 21 giorni per le persone che sono state a contatto avvertendo che «i sintomi e segni da attenzionare sono le lesioni cutanee (vescicole e pustule), febbre, malessere e ingrossamento dei linfonodi». Un quinto caso è stato notificato il 24 maggio dai ricercatori dello Spallanzani.

Le tre persone ricoverate all’Istituto di ricerca delle Malattie infettive di Roma non hanno avuto contatti tra loro; è comune il viaggio alle Canarie da due pazienti. La loro condizione di salute è discreta: hanno avuto febbre di breve durata, ingrossamento di alcune ghiandole linfatiche e comparsa di un numero limitato di pustole cutanee. Hanno ricevuto una terapia sintomatica ma qualora fosse necessario l’Istituto mostra la disponibilità ad usare in via sperimentale farmaci antivirali se si rivelasse necessario.

L’Istituto afferma che prevede di isolare il virus, il che servirà per studiare la presenza di anticorpi capaci di neutralizzare questo virus e cellule immunitarie in grado di attaccarlo nelle persone con più di 50 anni vaccinate contro il vaiolo. Dal sequenziamento del Dna del virus dei primi tre casi ricoverati presso l’Istituto romano risulta avere un’affinità con il ceppo dell’Africa Occidentale e con i virus isolati dei pazienti in Portogallo e Germania. Potrebbe trattarsi, suggeriscono i medici dello Spallanzani, di un virus “paneuropeo” correlato ai focolai nei paesi europei quello delle Isole Canarie.

Come si è affermato poc’anzi questo tipo di infezione è inusuale in Paesi al di fuori dell’Africa e anche nell’uomo, come riferisce l’Istituto superiore di Sanità che tuttavia informa che alcuni casi sporadici sono comunque stati riportati e di un’epidemia che si è avuta negli Stati Uniti risalente al 2003 «causata dall’importazione dall’Africa di animali non controllati in modo adeguato sotto il profilo sanitario». Questa malattia virale è tipica dell’Africa Occidentale e Centrale soprattutto nei primati e nei piccoli roditori. La trasmissione da animale a uomo avviene attraverso la saliva ed altri fluidi dell’animale o con il contatto diretto con l’animale e da uomo a uomo mediante goccioline di saliva diffuse nell’aria, contatto con fluidi corporei o con lesioni cutanee.

L’Organizzazione mondiale della Sanità riporta che al 21 maggio si è arrivati a 92 casi di positività al virus del vaiolo delle scimmie con 28 casi sospetti in 12 Paesi considerati non endemici per la diffusione di questo virus e che non vi sono al momento morti associate: Australia, Belgio, Canada, Francia, Germania, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti d’America.

Generalmente la guarigione avviene entro due settimane con riposo e senza terapie specifiche ma possono essere somministrati degli antivirali se ritenuto dal medico necessario. Pur della stessa famiglia del vaiolo, ha una diffusione e una gravità minore.

E riguardo a come comportarci per poter prevenirne il contagio da tale infezione virale l’Iss invita ad «evitare il contatto con persone con febbre e valutare con attenzione, prima di ogni contatto personale stretto o contatto sessuale, la presenza di eventuali manifestazioni cutanee inusuali (quali vescicole o altre lesioni) sulla cute del partner. Questo comportamento è utile a prevenire non solo il monkeypox (o vaiolo delle scimmie) ma anche altre infezioni sessualmente trasmesse».

Data anche la possibilità del passaggio dall’essere umano all’animale che comporterebbe una diffusione del virus nella popolazione animale con il rischio di un’Europa endemica, le persone infette sono tenute, come raccomanda il Centro Europeo della prevenzione e del controllo di Malattie infettive (ECDC) in una nota informativa aggiornata al 23 maggio, ad un isolamento fino a quando le croste delle pustole non se ne vanno via da sole ed evitare contatti stretti con persone immunocompromesse e con animali.

Cos’è il “vaiolo della scimmia”?

Il virus del vaiolo della scimmia (monkeypox virus) fa parte della famiglia Orthopoxviridae insieme a quello vaccinico (Vaccinia virus), bovino (Cowpox virus) e del vaiolo )Variola) che possono infettare sia animali che esseri umani.

IL VAIOLO. Malattia temuta nei secoli il vaiolo è stato eradicato con la vaccinazione nel 1980 ed ha causato milioni di morti. L’ultimo caso diagnosticato risale al 1977 in Somalia. Nel 1978 un focolaio a Birmingham (per ulteriori info vedi www.epicentro.it)è dovuto ad un incidente di laboratorio presso l’ateneo della città. Le riserve del virus sono custoditi in due laboratori, negli Stati Uniti e in Russia. Negli Stati Uniti l’ultimo caso si è registrato nel 1949 e la vaccinazione si è interrotta nel 1972 mentre in Italia è sospesa dal 1977 ed abrogata in modo ufficiale nel 1981.

Sono rimasti dei focolai che si manifestano nell’Africa Centrale e Occidentale: uno il West African e l’altro il Congo Basin. Divampa spesso nelle aree delle foreste pluviali tropicali dove gli animali – scimmie, scoiattoli, ratti giganti, ghiri e altre specie.

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Mappa datata 23 marzo 2021. Paesi che riportano casi confermati di trasmissioni da umano a umano dal 1970 al 2021 – Credits: OMS (internet 23 05 2022)

Si differenzia dal vaccino della scimmia che si manifesta in misura minore per diffusione e gravità. Confuso con la varicella per lesioni si manifesta a differenza di questa con lesioni profonde che coinvolgono le ghiandole sebacee, cicatrici profonde lasciate dopo la guarigione. La varicella si presenta invece con lesioni superficiali che sono pruriginose e causano cicatrici però non profonde come per il vaiolo della scimmia.

Il vaiolo ha un periodo di 2-4 giorni con comparsa di febbre elevata, malessere, cefalea, dolori addominali, vomito, malessere per poi manifestarsi con un’eruzione cutanea specifica – macule, papule, vescicole, pustole, croste che cadevano dopo 3-4 settimane. Appaiono sul viso, sulle mani da macule a papule a vescivole a pustole a croste che cadevano dopo tre – quattro settimane.

Un tempo, prima dell’uso dei vaccini, la cura si basava su identificazione e isolamento dei casi e dei contatti e su terapie di supporto; in un momento successivo con antivirali specifici contenenti il virus vivo contro gli orthopoxvirus, compreso quello del vaiolo la cui efficacia non è mai stata testata. Poi si sono sviluppati vaccini antivirali di nuova generazione più attenuati e non replicanti.

Si trasmette da animale a persona e da uomo a uomo in una catena di trasmissione virale fino alla sesta generazione. Il contagio umano avviene per contatto con fluidi del corpo, lesioni sulla pelle o sulla superfice delle mucose interne come gola, bocca, gocce diffuse per via respiratoria con starnuti ad esempio o con oggetti contaminati.

A livello diagnostico si preferisce l’analisi diretta sul rash (comparsa della pustola ad esempio) – pelle, fluido o crosta o tramite biopsia – mentre il tampone antigenico non è capace di distinguere tra i diversi tipi di virus della famiglia orthopoxvirus.

IL VAIOLO DELLA SCIMMIA. Si presenta con sintomi simili al vaiolo ma moderati.

L’Iss spiega che la malattia si risolve spontaneamente in 1-2 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche; possono venir somministrati degli antivirali quando necessario.

Il nome deriva dalla prima scoperta del virus nelle scimmie in un laboratorio danese nel 1958. Ad un bambino nella Repubblica democratica del Congo è stato individuato il primo caso umano; era il 1970.

La trasmissione virale da umano a umano avviene come già detto per stretto contatto di lesioni, fluidi del corpo, gocce delle vie respiratorie e materiale contaminato. Il periodo di incubazione è, riporta l’Oms, dai 6 ai 13 giorni ma può estendersi da 5 ai 21 giorni.

Riguardo al virus sugli animali, non si è certi della storia naturale di questo virus e ulteriori studi necessitano per scoprire in che modo circola. Può essere un fattore di rischio di contagio, suggerisce l’Oms cibarsi di carne non del tutto cotta e di prodotti animali derivati da animali infetti.

La malattia può rivelarsi grave nei soggetti più fragili come i bambini, le donne in stato di gravidanza o le persone immunocompromesse per problemi di salute. Il virus del Congo Basin causa maggiore gravità con una fatalità che arriva al 10.6%.

Dalla sorveglianza sulla definizione dei casi nei paesi non endemici:

CASO SOSPETTO: se una persona presenta sintomi di rash acuto non spiegabile in un paese  non endemico con il vaiolo della scimmia e alla presenza di uno o più sintomi: mal di testa, esordio di febbre acuta superiore ai 28 gradi, linfonodi ingrossati, mialgia, dolore alla schiena e astenia – profonda debolezza e per il quale le comune cause di rash acuto non riescono a spiegare il quadro clinico. varicella zoster, herpes  zoster , morbillo, zika, peste, chikungunya, herpes simplex, infezioni batteriche della pelle, sifilide primaria e secondaria, granuloma inguinale, reazione allergica

CASO PROBABILE: se la persona ha un contatto epidemiologico – esposizione faccia a faccia, operatori sanitari senza protezione oculare e respiratoria; fisico diretto con lesioni sulla pelle, contatto sessuale o con oggetti contaminati come abbigliamento, lenzuola per un caso probabile o confermato nei 21 giorni prima dell’esordio dei sintomi. Storia di viaggio in un paese endemico del monkeypox virus  nei 21 giorni prima dei sintomi. Se si sono avute attività sessuali con partner diversi nei 21 giorni dall’esordio dei sintomi; esito positivo al test sierologico in assenza di un vaccino per il vaiolo o altra esposizione alla famiglia del vaiolo.

CASO CONFERMATO: dal laboratorio.

Che cosa più preoccupa le autorità sanitarie?

Non tutti i casi riportati di vaiolo della scimmia hanno un legame di viaggio con le aree endemiche. L’Oms fa sapere che per questo motivo si tratta di «un evento altamente inusuale» e che si attendono altri casi a quelli finora confermati, 92, nei 12 Paesi sopracitati. Lo stesso centro europeo per la prevenzione e controllo delle malattie dell’Unione Europea ECDC l’ha affermato: si tratta della prima volta che le catene di trasmissione siano riportate in Europa senza legami epidemiologici noti connessi all’Africa Centrale o Occidentale.

I casi confermati riguardano prevalentemente uomini che hanno relazioni con lo stesso sesso, suggerendo come afferma il Centro europeo ECDC che la modalità di trasmissione più probabile sia la relazione intima, con un rischio alto se è casuale e con diversi partner, precisando non solo di tipo MSM (Maschi sesso Maschi).

Sono in preparazione delle linee guida da parte dell’Oms per proteggere gli operatori sanitari e altri lavoratori del mondo della salute con dispositivi di protezione, comprendendo anche gli addetti alle pulizie.

Il Commissario europeo per la sicurezza alimentare e la salute Stella Kyriakides avverte la necessità di un’informazione aggiornata per gli operatori sanitari e per il pubblico della situazione epidemiologica e dei trattamenti e vaccini disponibili.

Il Centro europeo ECDC informa della necessità di una collaborazione tra medici della salute umana e veterinari perché il rischio di trasmissione contraria, dall’essere umano all’animale, è possibile e una diffusione nella popolazione animale comporterebbe il rischio che la malattia diventi endemica in Europa. E nella nota informativa del 24 maggio raccomanda l’isolamento delle persone infette fino a quando le crosticine non cadano e che queste evitino contatti stretti con persone immunocompromesse e animali.

L’immunità da vaccino è limitato alle persone ultra cinquantenni perché la popolazione sotto i 40 e 50 anni non ha più ricevuto la somministrazione del vaccino. L’immunità è quindi minore tra i giovani.

E nei Paesi endemici come è la situazione?

Al monitoraggio e alla sorveglianza della nuova ondata epidemiologica nei paesi non endemici si affiancano quelli aggiornati relativi ai Paesi endemici:

Dal 15 dicembre 2021 al 1 maggio 2022 sono stati segnalati i seguenti casi confermati:

  • Camerun dal 15 dicembre 2021 al 22 febbraio 2022: 25 casi e meno di 5 morti
  • Repubblica centrale africana dal 4 marzo al 10 aprile 2022: 6 casi e meno di 5 morti
  • Repubblica democratica del Congo dal 1 gennaio al 1 maggio 2022: 1238 casi e 57 morti
  • Nigeria dal 1 gennaio 2022 al 30 aprile 2022: 46 casi e 0 decessi.

I paesi endemici sotto controllo sono Benin, Camerun, Repubblica centrale africana, Repubblica democratica del Congo, Gabon, Costa d’Avorio, Liberia, Nigeria, Repubblica del Congo, Sierra Leone e Sud Sudan.

(Aggiornamento 25 maggio 2022, ore 00.11)

redazione Bioetica News Torino