Di questo importante documento Pontificio, Nuova Carta degli Operatori Sanitari edito da Lev nel 2016, metterò in luce alcuni aspetti storico-culturali cominciando dalla prima Carta.
La sua prima stesura avvenne nel 1994, sotto il coordinamento del Cardinale Fiorenzo Angelini, allora Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari ed Assistente ecclesiastico nazionale dell’Amci; persona che fu il vero promotore ed ispiratore di tale documento.
Proprio in quell’anno, mentre ricorreva il cinquantesimo anniversario dell’Amci, celebrato con il XX Congresso nazionale1, Papa Wojtyla istituiva la Pontificia Accademica per la Vita con l’esplicita finalità di studiare, informare e formare sui problemi riguardanti l’etica della vita, nei suoi rapporti con i progressi della scienza e della tecnica.
Pressoché contestualmente − e dopo un lungo lavoro preparatorio, al quale avevano partecipato anche diversi membri dell’Amci − veniva pubblicata la prima Carta degli Operatori Sanitari 2, che offre una sintesi organica ed esauriente della posizione della Chiesa su tutto quanto attiene all’affermazione, in campo sanitario, del valore primario ed assoluto della Vita Umana.
Va rilevato che allora come per la Nuova Carta3 la Congregazione per la Dottrina della Fede approvò e confermò integralmente e tempestivamente il testo ad essa sottoposto. E questo è un motivo in più per riconoscerne la validità e l’autorevolezza, nonché un’ulteriore ed incontestabile conferma dell’efficacia della cooperazione interdicasteriale, espressamente auspicata dal Motu Proprio istitutivo del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari.
Nell’introduzione alla prima Carta si affermava − citando testualmente Papa Giovanni Paolo II − che «l’attività dell’operatore sanitario è una forma di testimonianza cristiana»4.
Con il passare degli anni si è avvertita la necessità di un aggiornamento del testo, principalmente per due motivi: l’uno, i continui progressi scientifici della medicina e delle biotecnologie che hanno imposto ulteriori riflessioni bioetiche; l’altro, i numerosi e più recenti pronunciamenti avvenuti in questi decenni da parte di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco, così come pure una riconsiderazione, alla luce delle problematiche attuali, di alcuni importanti (e sempre attuali) pronunciamenti di Pio XII e Paolo VI (Humanae vitae del 1968), in una sorta di continuità Magisteriale della Chiesa.
In riferimento alla continuità assistenziale, tra i numerosi documenti, vengono largamente citati e ripresi, la lettera enciclica di Papa Wojtyla, Evangelium vitae (25 marzo 1995), monumentale “summa” della bioetica e e l’Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede Dignitas Personae (8 settembre 2008), solo per ricordare i più rilevanti5.
A conferma di questa continuità si può rilevare che, anche in questo suo aggiornamento, la Carta ha mantenuto comunque la sua struttura originaria, di strumento imprescindibile per un’adeguata preparazione e formazione continua sul piano etico degli Operatori sanitari e, questo, anche per mantenere la dovuta competenza professionale e la loro vocazione a ministri della vita6.
Il nuovo documento inizia con la prefazione di S.E. Monsignor Zygmunt Zimowski, ultimo ed indimenticabile Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, che si spegneva un anno fa lasciandoci, come una sorta di testamento spirituale, questa nuova edizione della Carta. E, nella Sua prefazione, Zimowsky sottolinea, citando San Giovanni Paolo II (Dolentium hominum, 1985), come da sempre la Chiesa abbia avvertito il servizio agli ammalati quale «parte integrante della sua missione», associando «la predicazione della Buona Novella con l’assistenza e la cura dei malati».
Successivamente, Zimowsky rileva anche l’estrema importanza dell’ampliamento delle figure coinvolte in questo impegno. E quindi, oltre al personale medico ed infermieristico, si ritiene necessario comprenderne e coinvolgerne altre, che nella medicina moderna contribuiscono, a pieno titolo, alla composizione del mondo della salute; ovvero biologi, farmacisti, operatori sanitari che operano nel territorio, amministratori, legislatori in materia sanitaria, operatori nel settore pubblico e privato, di matrice laica o confessionale.
All’inizio del documento si sottolinea infatti che «l’attività degli operatori sanitari è fondamentalmente un servizio alla vita e alla salute, beni primari della persona umana», aggiungendo poi che «”La loro professione li vuole custodi e servitori della vita umana”, ovvero della persona la cui dignità inviolabile e vocazione trascendente sono radicate nella profondità del suo stesso essere».
Riflettendo su questa Nuova Carta si può sostenere che, in minor spazio, con maggiore concisione e precisione, non si poteva dire di più, in merito ai vari problemi di bioetica e di morale, che è dovere da parte degli operatori sanitari cattolici (e non) conoscere ed osservare7.
Il medico (e l’operatore sanitario in genere) ha quindi l’obbligo di considerare questo documento come strumento essenziale, per la propria formazione; e non soltanto morale, ma direi anche professionale, poiché appartiene alla sua professione, il compito ed il dovere di umanizzare la Medicina8. E questo perché, se per la promozione e la difesa di un valore occorre sempre una specifica e proporzionata preparazione e formazione, esse si esigono massime quando si tratta di promuovere e di difendere un valore supremo quale è quello della Vita.
Un tempo, forse, si poteva parlare di una mancanza degli strumenti di formazione etico-morale per i diversi operatori sanitari. Ma, tuttavia, sin dalla pubblicazione dei Discorsi ai Medici di Pio XII e poi, via via, fino alla pubblicazione della Carta degli Operatori Sanitari e dell’Evangelium vitae ed i vari documenti del Magistero, questa lacuna è stata poi ampiamente colmata. Per cui ignorare, o conoscere solo superficialmente o vagamente le direttive della Chiesa in questo campo, da parte del medico e/o operatore (soprattutto se cattolico) rappresenta una non giustificabile omissione di un dovere irrinunciabile. E quindi la formazione etico-morale dell’operatore sanitario cattolico deve sempre procedere in parallelo con la sua formazione professionale, poiché non vi è aspetto dell’arte medica che non richieda una “visione integralmente umana”10: sia della salute sia della malattia.
Ed ecco che le indicazioni della Nuova Carta degli Operatori Sanitari, quali imprescindibili direttive del Magistero della Chiesa, in materia di bioetica, hanno innanzitutto lo scopo di rendere possibile al medico e all’operatore sanitario cattolico di dare all’esercizio della propria professione il sigillo dell’evangelizzazione e della propria fede11.
Tale documento rappresenta anche un vero e proprio vademecum rivolto, indistintamente, a tutti gli operatori sanitari che desiderano operare in armonia con il Magistero della Chiesa. Come ci ricorda infatti sempre il nostro Assistente, Cardinale Edoardo Menichelli, il Medico e l’Operatore Sanitario cattolico hanno sempre una “C” in più. Una “C” che ha una grande importanza, anche se purtroppo non sempre noi conosciamo bene; né viene riconosciuta dagli altri, per quella che è a nostra testimonianza diretta ed il nostro esempio nella vita di tutti i giorni. Ma anche perché non ci sono sempre ben chiare le posizioni ed indicazioni della Chiesa.
E quindi la nostra qualifica di cattolici deve evidenziarsi, non solo dalle tessere e dai distintivi, che pure hanno la loro importanza, ma soprattutto dalla formazione etico-morale oltre che professionale, così come dalla nostra condotta e dal nostro comportamento con i pazienti, con i colleghi e con tutti i diversi operatori sanitari11.
In conclusione, possiamo far nostro l’auspicio di mons. Zimowsky, ovvero:
Note bibliografiche
1 Cinquant’anni di Vita per la Vita, Lectio Magistralis del Cardinale Fiorenzo Angelini, Roma, 8 dicembre 1994
2 Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, Carta Degli Operatori Sanitari, Città del Vaticano 1994, art. 1.
3 La Nuova Carta degli Operatori Sanitari, Lev , Città del Vaticano 2016
4 Carta 1995; cf. Giovanni Paolo II, «Visita al “Mercy Maternity Hospital” di Melbourne, 28.11.1986», in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IX, 2, p.1734, n.5
5 S. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Evangelium vitae sul valore e l’inviolabilità della Vita umana (25 marzo 1995), n. 89: AAS 87 (1995), 502
6 I criteri fondamentali ora esposti trovano la loro verifica nei “frutti concreti”che accompagnano la vita e le opere delle diverse forme associative, quali: il gusto rinnovato per la preghiera, la contemplazione, la vita liturgica e sacramentale; l’animazione per il fiorire di vocazioni al matrimonio cristiano, al sacerdozio ministeriale, alla vita consacrata; la disponibilità a partecipare ai programmi e alle attività della Chiesa a livello sia locale sia nazionale o internazionale; l’impegno catechetico e la capacità pedagogica nel formare i cristiani; l’impulso a una presenza cristiana nei diversi ambienti della vita sociale e la creazione e animazione di opere caritative, culturali e spirituali; lo spirito di distacco e di povertà evangelica per una più generosa carità verso tutti; la conversione alla vita cristiana o il ritorno alla comunione di battezzati “lontani” (Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale, Christifideles Laici., 1988, n.30)
7 «Tutti gli operatori sanitari siano formati in materia morale e nella bioetica», Sinodo Dei Vescovi. Assemblea speciale per l’Europa. Dichiarazione conclusiva, n.10, in «L’Osservatore Romano», 20.12.1991
8 «L’incontro e la sintesi, nella prassi, delle esigenze e dei compiti suscitati dai concetti di salute e di sanità costituiscono il fondamento e la via di umanizzazione della medicina. Questa è da praticarsi insieme sia sul piano personale-professionale: il rapporto medico-paziente; sia sul piano sociale-politico: per difendere nelle strutture istituzionali e tecnologiche gli interessi umano-cristiani nella societa e le infrastrutture istituzionali e tecnologiche. Il primo non senza il secondo, in quanto tale umanizzazione, oltre che a un compito di amore-carità, risponde a un dovere di giustizia», Carta degli Operatori sanitari, 1995, art.9, comma 4
9 «Scopi dell’Associazione sono: a) provvedere alla formazione morale, scientifica e professionale dei medici; b) promuovere gli studi medico-morali, ispirandosi ai principi della Dottrina Cattolica e nel fedele rispetto del Magistero della Chiesa», Statuto della Associazione Medici Cattolici Italiani (AMC1), an. 2/a-b
10 Giovanni Paolo II, Motu proprio Dolentium Hominum, 2
11 Id., Ai partecipanti a un Convegno medico sulla terapia dei tumori, 25 febbraio 1982, in «Insegnamenti Giovanni Paolo II», V, 1, p.698, n.4
12 Prefazione alla Nuova Carta degli Operatori Sanitari, Mons. Z. Zimowsky, 2016
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