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9 Maggio 2013
Supplemento In tempo di crisi... Sanità tra territorio e ospedali

Notizie dall’Italia

1. Cassazione: l’obiettore non può negare le cure dopo l’aborto

3 aprile 2013

Un medico che si dichiari obiettore di coscienza non può rifiutarsi di curare la paziente che si è sottoposta ad aborto volontario in ospedale. Lo sottolinea la Cassazione, che conferma la condanna a un anno di carcere, per omissione di atti d’ufficio, con interdizione dall’esercizio della professione medica, a una dottoressa di un presidio ospedaliero in provincia di Pordenone. Come medico di guardia la sera in cui la paziente aveva abortito, si era rifiutata di visitare e assistere la donna, nonostante le richieste di intervento dell’ostetrica, che temeva un’emorragia. Non l’aveva visitata nemmeno dopo i successivi ordini di servizio impartiti telefonicamente dal primario e dal direttore sanitario. Tanto che il primario era dovuto andare in ospedale per intervenire d’urgenza.

In base a una interpretazione estensiva della legge (l’articolo 9 della legge 194 sull’aborto), il medico aveva opposto che l’obiettore di coscienza è esonerato dall’intervenire in tutto il procedimento di interruzione volontaria di gravidanza, compresa la fase di fuoriuscita del feto, fino all’espulsione della placenta. E questo è quanto ha opposto la sua difesa nel ricorso contro la sentenza di condanna emessa nel dicembre 2012 dalla Corte d’Appello di Trieste.

Nella sentenza depositata il 3 aprile 2013 la sesta sezione penale della Cassazione spiega invece che la 194 «esclude che l’obiezione possa riferirsi anche all’assistenza antecedente e conseguente all’intervento, riconoscendo al medico obiettore il diritto di rifiutare di determinare l’aborto (chirurgicamente o farmacologicamente), ma non di omettere di prestare assistenza prima o dopo», in quanto deve «assicurare la tutela della salute e della vita della donna, anche nel corso dell’intervento di interruzione di gravidanza». Quindi il diritto di obiezione di coscienza «non esonera il medico dall’intervenire durante l’intero procedimento». In sostanza «il diritto dell’obiettore affievolisce, fino a scomparire, di fronte al diritto della donna in imminente pericolo a ricevere le cure per tutelare la propria vita e la propria salute».

Giudicando sul caso, la Corte ha ritenuto «pienamente integrato» il reato, dal momento che l’imputata ha «rifiutato un atto sanitario, peraltro richiesto con insistenza da personale infermieristico e medico, in una situazione di oggettivo rischio per la paziente».
( Fonte: Ansa)

2. Piano amianto. Ministro Balduzzi: occorre una svolta nella ricerca

8 aprile 2013

Il Ministro della Salute, prof. Renato Balduzzi, ha presentato l’8 aprile 2013 a Casale Monferrato il «Piano nazionale amianto». Il Piano, il cui testo completo si trova sul portale del Ministero della Salute (www.salute.gov.it), è stato definito dal Ministro «una risposta operativa a una questione sulla quale a livello nazionale era sceso l’oblio».

«Il governo Monti ha riportato una triste vicenda all’attenzione non solo nazionale, ma anche internazionale in Europa. L’Italia è diventata punto di riferimento dell’Unione per l’organizzazione di una rete europea per la lotta alle malattie correlate all’amianto». Il Ministro Balduzzi ha sottolineato tuttavia che «l’amianto è anche un grande problema a livello mondiale: l’Italia ne ha bandito la produzione, ma non è così in molte altre parti del mondo e di amianto si continua a morire».

Riguardo alle risorse il Ministro Balduzzi ha rilevato che esse «devono essere utilizzate in modo coordinato. Ciò è indispensabile soprattutto per vincere la partita della ricerca. Negli ultimi decenni non si sono fatti molti passi avanti nella lotta alle malattie asbesto-correlate e occorre una svolta. Ma per arrivare al risultato bisogna far lavorare insieme tutti coloro che sono competenti in materia, naturalmente non solo a livello nazionale, ma anche internazionale, attraverso più approfondite ricerche di prospettiva sia per quanto riguarda la diagnosi, sia per quanto riguarda la terapia».

(Fonte: Ministero della Salute)
(Approfondimenti: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1945_allegato.pdf) 

3. Staminali adulte convegno internazionale in Vaticano

11-13 aprile 2013

Quella sulle staminali adulte è una ricerca etica, che ha portato a risultati concreti e incoraggianti in molti campi della medicina e, proprio per questo, è opportuno che non vengano meno gli investimenti in questo settore. Questa la sintesi degli interventi che hanno animato i tre giorni di dibattito della seconda Conferenza internazionale sulle cellule staminali adulte, svoltasi dall’11 al 13 aprile 2013 e organizzata in Vaticano dal Pontificio Consiglio della Cultura, dalla Fondazione «Stem for Life» e da «Science, Theology and Ontological Quest».

Duplice l’intento perseguito dagli organizzatori: da un lato dimostrare che la Chiesa non avversa la scienza, ma contrasta la ricerca non etica; dall’altro replicare con un’efficace divulgazione al silenzio che circonda la ricerca sulle staminali adulte nonostante il premio Nobel a Shinya Yamanaka. Nel corso della conferenza stampa di presentazione, monsignor Tomasz Trafny, responsabile del dipartimento scientifico del Pontificio Consiglio per la Cultura, ha infatti dichiarato che «la scienza contemporanea sembra sempre più ermetica, impenetrabile per i non iniziati e, come tale, ha bisogno di traduzione, senza la quale a volte diventa difficile, se non impossibile, seguirne gli sviluppi».

Ricco e di alto livello il panel dei relatori che si sono susseguiti nelle sessioni di lavoro, caratterizzate da una forte componente specialistica e in cui non sono mancati momenti di confronto su opinioni divergenti. Ma i ricercatori provenienti da tutto il mondo hanno dimostrato come sia possibile investire in una ricerca rispettosa dell’uomo, che porta risultati concreti e non illusioni.

Esiste infatti una solida esperienza sull’uso terapeutico delle cellule staminali derivate, per esempio, dal sangue dal cordone ombelicale e dalla placenta dopo il parto. La versatilità e i vantaggi biologici unici di queste cellule le rendono una fonte altamente promettente per l’utilizzo medico.

Ma gli scienziati presenti hanno tenuto alta l’attenzione su un aspetto fondamentale: non creare facili entusiasmi e non promettere cure per ogni malattia. La ricerca è in fase avanzata, i trial si moltiplicano nel mondo, ma non è automatico che attraverso le staminali si possa curare ogni patologia.

E non va trascurato l’aspetto etico, come sottolineato nel suo intervento da Antonio Gioacchino Spagnolo, direttore dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica di Roma: «È ora di avviare un percorso impegnativo da parte di tutti: la difesa e la promozione della vita e della persona umana attraverso il confronto attivo tra etica e progresso tecnologico-scientifico. La ricerca sulle cellule staminali è un campo paradigmatico in cui possiamo vedere l’urgenza e la grandezza della sfida che abbiamo davanti».

(Fonte: http://www.avvenire.it)
(Approfondimenti: http://adultstemcellconference.org)

 

4. Procreazione assistita: problemi di salute per chi nasce

13 aprile 2013

La Corte europea dei diritti umani ha ripetutamente bocciato la parte della Legge 40 che vieta a una coppia portatrice di una malattia genetica di effettuare la diagnosi preimpianto degli embrioni. Questo comporterà la necessità per il futuro governo italiano di riscrivere la legge sulla fecondazione assistita

Per il noto genetista Bruno Dallapiccola, al di là della sentenza e della questione etica, il ricorso alla fecondazione in vitro e a questo tipo di diagnosi molto precoce dovrebbe essere sconsigliato alle coppie fertili. Spiega Dallapiccola: «Oggi non c’è modo di prevedere tutte le malattie genetiche del concepito e di correggerle. Questo tipo di tecnica diagnostica è rischioso, non risolve i problemi del concepito e ne crea di nuovi. Per esempio, la possibilità che un figlio nasca con la sindrome di Down sono le stesse prima e dopo la diagnosi. Nella diagnosi specifica di una sola malattia, il margine di errore è elevato e sopra al 30 per cento. Infine poco più di uno su cinquanta embrioni sopravvive alla diagnosi e, anche se sopravvive, viene esposto a un rischio molto più elevato di acquisire difetti congeniti. Si pensa di risolvere un problema e se ne creano ulteriori. Sarebbe meglio lasciar fare la selezione alla natura nel ventre materno».

Nel frattempo, vari gruppi di studio nel mondo cominciano a verificare la salute dei primi bambini e ragazzi nati dalle varie tecniche di fecondazione assistita, poiché ancora non se ne conoscono gli eventuali effetti clinici a lungo termine. In Australia hanno effettuato uno studio sui primi 12 anni di vita, da cui risulta che questi bambini, rispetto ai concepiti naturalmente, hanno una maggiore incidenza di pressione alta ed elevata glicemia a riposo, grasso superfluo, invecchiamento osseo e problemi subclinici alla tiroide. Inoltre questi bambini nascono spesso prematuramente o sottopeso, il che incrementa la possibilità di danni neurologici quali paralisi e ritardi cerebrali. Parallelamente, uno studio israeliano ha riscontrato in questi bambini un aumento significativo delle malformazioni a carico dell’apparato nervoso, circolatorio, digerente, sessuale.

(Fonte: www.uccronline.it
(Approfondimenti:  http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23449642
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23465822
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23449643
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23451839)

 

5. «10 questioni sulla Sanità per l’Agenda del nuovo Governo»: documento dell’Associazione «Medicina & Persona»

23 aprile 2013

L’Associazione «Medicina & Persona» ha reso pubblico il documento elaborato da un gruppo di lavoro interno dedicato alle «10 questioni sulla Sanità per l’Agenda del nuovo Governo».

Vi si elencano le problematiche della sanità italiana oggi e le possibili soluzioni. L’Associazione invita a utilizzarlo per assemblee pubbliche in ospedale con colleghi, amministratori, esperti, per proseguire la discussione e il giudizio già avviati durante l’assemblea nazionale dell’Associazione svoltasi il 16 marzo 2013.

Il testo integrale del documento è scaricabile dal sito dell’Associazione.

(Fonte: Associazione Medicina&Persona)
(Approfondimenti: http://www.medicinaepersona.org/resources/rassegna/N13d6e06a000eb77f30f/N13d6e06a000eb77f30f/articolo_sanit__M&P.pdf

 

6. Terzo rinvio alla Corte Costituzionale della legge 40 sulla fecondazione assistita

23 aprile 2013

Il 23 aprile 2013 il tribunale di Firenze ha sollevato questione di legittimità costituzionale per l’articolo 4 che vieta la fecondazione eterologa. Secondo il tribunale, che si è espresso sul ricorso di una coppia, il divieto contrasta con l’articolo 3 della Costituzione, con «una evidente violazione del principio di ragionevolezza inteso come corollario del principio di uguaglianza».

È la terza volta che viene sollevata la questione della fecondazione eterologa alla Consulta. «La coppia», ha spiegato uno degli avvocati, «si era rivolta all’Associazione Luca Coscioni perché, pur potendo accedere alla fecondazione assistita in quanto sterili, la legge 40 vieta l’unica tecnica che potesse dare loro una gravidanza: l’eterologa».

Per tale motivo nel caso di specie il legislatore dichiara espressamente, all’art. 1, che l’obiettivo della legge in esame «è quello di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana» consentendo «il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, qualora non vi siano metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o infertilità».

In conformità col criterio interpretativo valido per le leggi nazionali al fine di sindacare la corrispondenza tra la legge 40 e i valori fondamentali della persona richiamati dalla Carta Costituzionale, il giudice del tribunale di Firenze ha confermato quanto rilevato nella stessa sentenza della Grande Camera della Corte Edu del novembre 2011.

Quest’ultima, nel riformare la decisione di prima istanza contro l’Austria sul divieto di eterologa, rilevava come il legislatore austriaco non avesse mai aggiornato la materia in virtù delle evoluzioni mediche e tecniche ad essa connesse, così come a suo tempo fu anche suggerito dalla Corte Costituzionale austriaca.

«Il ricorso del Tribunale di Firenze risponde ancora una volta a una costante opera di delegittimazione per via giudiziaria della legge 40, quando è noto che il divieto di fecondazione eterologa risponde invece a precise e fondate esigenze di tutela dei bambini, della coppia, della famiglia e della società», ha commentato Paola Ricci Sindoni, vicepresidente vicaria dell’Associazione Scienza & Vita.

«Grazie a questa norma si salvaguardano i nascituri e il loro diritto a conoscere le proprie origini, al fine di tutelarne l’identità personale, oltre che garantirne la tutela sanitaria e sociale. Si evita inoltre un lucroso commercio di gameti che va sotto il falso nome di donazione e il conseguente sfruttamento delle donne. I cosiddetti “paletti” della legge 40 hanno il merito di porre un freno alla moltiplicazione delle figure genitoriali con le conseguenti ripercussioni negative sull’identificazione bio-psichica del nascituro e sulla stabilità del legame di coppia. La responsabilità procreativa della coppia uomo-donna è la migliore risposta alla protezione familiare e sociale, quale condizione della stabilità del nascituro».

Infine, ha aggiunto, «il richiamo ad allinearsi ad altri Paesi è strumentale in quanto mira a instaurare un dominio della tecnica sull’origine e sul destino della persona umana. Legittimare la fecondazione eterologa, per un presunto atto di parificazione di tutte le coppie, vuole in realtà aprire la strada al primato del “diritto al figlio” attraverso un ribaltamento di quei principi costituzionali che antepongono la tutela giuridica del nascituro alla soggettività del desiderio».

(Fonti: Quotidiano Nazionale, Agi e Associazione Scienza&Vita)
(Approfondimenti: www.scienzaevita.org)

7. Settimana europea vaccinazione: impegno del Ministero Salute per corretta informazione

25 aprile 2013

Anche quest’anno l’Italia ha aderito alla Settimana europea della vaccinazione (22-27 aprile 2013) organizzata dall’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms).

«Previeni, Proteggi, Immunizza» è lo slogan dell’iniziativa nata per informare e coinvolgere la popolazione e i professionisti sanitari sul tema delle vaccinazioni. Lo scopo è, infatti, aumentare, nella popolazione e tra gli operatori sanitari, la consapevolezza del rischio reale legato alle malattie infettive e dell’opportunità e importanza delle vaccinazioni, attraverso una comunicazione corretta e trasparente, che permetta un consenso realmente informato alla pratica vaccinale.

L’Oms stima che ogni anno vengano evitate 2-3 milioni di morti grazie alle vaccinazioni che forniscono protezione nei confronti di importanti malattie dell’infanzia, e non solo, come difterite, morbillo, pertosse, poliomielite, epatite B, alcune forme di polmonite e meningite, gastroenterite da rotavirus, rosolia e tetano.

Tuttavia, oltre 22 milioni di bambini non sono ancora adeguatamente protetti con vaccini di routine. Solo raggiungendo e mantenendo nel tempo una copertura elevata è possibile contenere la diffusione delle malattie infettive prevenibili da vaccinazione, che continuano, invece, a verificarsi come casi isolati e, più frequentemente, a causa della loro alta contagiosità, con focolai epidemici ricorrenti.

Ad esempio, in Italia, la copertura vaccinale contro il morbillo si attesta intorno al 90%, ma è ancora lontana dal valore soglia del 95%, necessario ad arrestare la circolazione del virus all’interno della popolazione. Dal 2010 al 2012 sono stati notificati oltre 8.300 casi di morbillo, quasi tutti in soggetti non vaccinati o non correttamente vaccinati. La fascia di età più colpita è quella tra i 15 e i 19 anni e oltre il 68% aveva un’età compresa tra i 10 e i 34 anni, ovvero persone nate negli anni immediatamente successivi all’introduzione del vaccino contro il morbillo nel nostro Paese, quando le coperture vaccinali erano ancora molto basse. Questo indica l’esistenza di sacche di popolazioni suscettibili.

Il problema è rappresentato dal fatto che la probabilità di complicanze da morbillo è maggiore negli adulti rispetto ai bambini, come mostrano anche i dati italiani relativi all’ultimo triennio: oltre un quinto dei casi è stato ricoverato; uno su quattro ha sviluppato almeno una complicanza (dall’otite alla polmonite, fino alla trombocitopenia, alle convulsioni e all’encefalite acuta); si è verificato anche un decesso in una persona giovane.

Il Ministero della Salute, in occasione della Settimana europea della vaccinazione 2013, ha messo a disposizione sul proprio portale materiale informativo per dare risposte semplici e chiare ai più comuni dubbi riguardanti le vaccinazioni.

(Fonte: Ministero della Salute)
(Approfondimenti: http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_4.jsp?lingua=italiano&tema=Prevenzione&area=Malattie infettive

 

8. Ministro Balduzzi firma decreto su certificati sportivi e defibrillatori

26 aprile 2013

Il Ministro uscente della Salute, Renato Balduzzi, di concerto con il Ministro per lo Sport ha firmato il decreto ministeriale «Disciplina della certificazione dell’attività sportiva non agonistica e amatoriale e linee guida sulla dotazione e l’utilizzo di defibrillatori semiautomatici e di eventuali altri salvavita».

L’adozione del decreto era prevista dall’articolo 7 comma 11 del decreto Salute e sviluppo del 2012. Il testo raccoglie le indicazioni del gruppo di lavoro istituito dal Ministro Balduzzi nel febbraio scorso e del corrispondente gruppo di lavoro del Consiglio superiore di Sanità in merito alle seguenti casistiche:

CERTIFICATI PER L’ATTIVITÀ SPORTIVA AMATORIALE
CERTIFICATI PER L’ATTIVITÀ SPORTIVA NON AGONISTICA
CAMPAGNA EDUCATIVA PER LO SPORT IN SICUREZZA
OBBLIGO DI PRESENZA DEI DEFIBRILLATORI

In merito all’ultimo punto il provvedimento stabilisce che le società sportive dilettantistiche e quelle sportive professionistiche dovranno dotarsi di defibrillatori semiautomatici. Sono escluse le società dilettantistiche che svolgono attività a ridotto impegno cardiocircolatorio. Le società dilettantistiche hanno 30 mesi di tempo per adeguarsi, quelle professionistiche 6. Gli oneri sono a carico delle società, ma queste possono associarsi se operano nello stesso impianto sportivo, oppure possono accordarsi con i gestori degli impianti perché siano questi a farsene carico.

Dovrà essere presente personale formato e pronto a intervenire e il defibrillatore deve essere facilmente accessibile, adeguatamente segnalato e sempre perfettamente funzionante. I corsi di formazione sono effettuati dai Centri di formazione accreditati dalle singole Regioni.

(Fonte: www.salute.gov.it )

 

9. Premiato a Parigi Carlo Patrono, padre dell'”aspirinetta”

27 aprile 2013

Il Grand Prix Scientifique 2013, il premio più prestigioso per la ricerca cardiovascolare, è stato assegnato a Carlo Patrono. L’Institut de France Fondation Lefoulon-Delalande ha riconosciuto al farmacologo dell’Università Cattolica di Roma e accademico dei Lincei il merito di aver scoperto l’azione preventiva anti-trombotica dell’aspirina. In dosi concentrate questo farmaco può infatti contrastare la formazione di pericolosi trombi nelle arterie, la causa principale di infarto e ictus ischemico.

Patrono condivide la paternità della cosiddetta «aspirinetta» con il collega irlandese Garret Fitz Gerald dell’Università della Pennsylvania.  La scoperta risale al 1988, quando, con lo studio internazionale ISIS-2 (International Study of Infarct Survival Collaborative Group), i due dimostrarono gli effetti protettivi dell’aspirina e della trombolisi – cioè la terapia che scioglie i trombi nelle arterie – stabilendo che si possono sommare l’uno all’altro, contribuendo così alla prevenzione della ricorrenza dell’infarto.

Gli studi di Patrono e FitzGerald si concentrarono, in particolare, sui meccanismi di azione dell’aspirina nella produzione delle prostaglandine e l’efficacia delle basse dosi (75-100 mg) del farmaco nel contrastare la loro produzione da parte delle piastrine del sangue.
L’aspirinetta è un farmaco salvavita che in trent’anni di uso ha ridotto del 25% le vittime di infarto e ictus, salvando milioni di vite in tutto il mondo. Solo in Italia viene utilizzato da circa sei milioni di persone.

(Fonte: www.scienzainrete.it)
(Approfondimenti: http://www.institut-de-france.fr/grands-prix-2013
http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(88)92833-4/abstract)

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