Unico film italiano presentato al Festival del cinema di Cannes, Nostalgia è l’ultima fatica cinematografica del talentuoso regista Mario Martone. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Ermanno Rea, ed è l’ultima parte della trilogia napoletana di Martone, dopo Il sindaco del rione Sanità e Qui rido io. L’ambientazione è quella di una Napoli misteriosa e cupa, valorizzata dalla meravigliosa fotografia di Paolo Carnera, che già si era occupato delle prime stagioni della serie Gomorra e di alcuni film dei fratelli D’Innocenzo.
La trama del film è piuttosto essenziale, retta da un Pierfrancesco Favino in splendida forma e perfettamente calato nel personaggio. La storia narrata è quella di Felice, un napoletano che ha passato quarant’anni lontano dalla città natale, diventando un importante manager in Egitto.
Il suo ritorno a Napoli è velato dai ricordi nostalgici degli anni dell’adolescenza trascorsi con gli amici e di quella gioia infantile che per lungo tempo aveva dimenticato. A rendere ancora più intensa la nostalgia del protagonista è il fatto che la città sia rimasta la stessa di sempre, nonostante il passare del tempo.
Ancora una volta, Favino si è dimostrato all’altezza delle aspettative del pubblico, recitando perfino in un perfetto arabo (quando si rivolge alla moglie egiziana). Notevole anche l’interpretazione di Aurora Quattrocchi, nel ruolo dell’anziana madre di Felice.
«La nostalgia qui non è rimpianto: è effettivamente qualcosa di magico», ha affermato il regista Mario Martone. «È un labirinto alle spalle del protagonista, ma quindi è alle spalle anche di ciascuno di noi. Cos’è il passato? È una linea dritta? No. Per nessuno è una linea dritta. È un labirinto per tutti noi. È un’insieme di cose: occasioni mancate, o occasioni invece colte, incontri, amori, amicizie, tradimenti. Cose buone, cose cattive. Tutto questo insieme, questa specie di giardino è la nostalgia intesa come un territorio. Noi in quel territorio ci siamo addentrati: ci sono cose magnifiche e ci sono anche cose pericolose».
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