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Nasce Salutequità, esce il 1° Rapporto. Ripresa della cura per i pazienti non Covid e altre proposte per il Ssn Quali criticità nel Ssn per i pazienti non Covid?

04 Dicembre 2020

La nuova associazione, presieduta da Tonino Aceti a cui si deve la recentissima fondazione, si prefigge di evidenziare, discutere e confrontarsi con le diverse realtà politico e sociali del Paese riguardo alle problematiche sanitarie emergenti e alla tutela della salute pubblica. Con il giovane fondatore 41enne, portavoce della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, la Fnopi, e che ha fatto esperienza pluriennale nella difesa dei diritti del malato nell’Associazione Cittadinanzattiva coordinandone il Tribunale per i diritti del malato TDM e come responsabile del coordinamento delle Associazioni dei Malati Cronici (CnAMC, fanno parte il giornalista Paolo Del Bufalo, Sabrina Nardi responsabile Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma (Ail) e Maria Pia Ruggeri direttore del Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza dell’AO San Giovanni Addolorata di Roma.

Non ha tardato ad uscire il primo rapporto di Salutequità Equità di accesso alle cure e Covid in cui si evidenzia la necessità da parte del sistema sanitario nazionale di riprendere i servizi di cura e presa in carico dei pazienti non Covid, chiamandoli “esodati 2020” interrotti a causa della pandemia da Covid, realizzando per loro per il 2021 un Piano Nazionale di rientro con un finanziamento adeguato e monitorato accanto a quello già predisposto per i vaccini Covid-19. Si pone al centro dell’attenzione da parte di tutte le regioni, per non allargare ulteriormente le maglie delle disuguaglianze di accesso ai servizi, al recupero delle liste di attesa, all’assunzione di personale sanitario, al miglioramento dell’assistenza territoriale, all’accesso al vaccino anti-Covid, a garantire un livello di accesso “corretto” alle terapie innovative. Si propone poi di far attivare a livello nazionale i nuovi livelli Lea (2017) approvando il decreto Tariffe, di distribuire maggiori fondi per i farmaci innovativi oncologici e non, di accelerare il processo nazionale di digitalizzazione del sistema sanitario con particolare riferimento alla telemedicina e infine di estendere la partecipazione, non solo a livelli istituzionali, ma a tutta la comunità sanitaria al dibattito sul “progetto per l’innovazione e il rafforzamento del SSN” da presentare alla Commissione Europea per ottenere il finanziamento dal Recovery Fund o dal Mes.

Quanto espresso nel documento del primo rapporto è condiviso dalla Fnomceo e dalla Fnopi, che in una nota congiunta affermano: «Riteniamo che le misure restrittive volte a raffreddare la curva dei contagi non debbano essere commisurate solo agli indicatori direttamente legati al Covid, ma alla capacità dei sistemi sanitari di assicurare cure appropriate ed equità di accesso ai pazienti di tutte le patologie. Un calo dei contagi ha infatti come effetto benefico anche quello di liberare risorse per la cura di tutte le altre malattie, croniche e acute».

Il Rapporto di Salutequità presenta attraverso un’analisi dei dati come vi sia stata un’organizzazione del Sistema sanitario incapace durante l’emergenza da Covid-19 di «poter garantire il doppio registro di assistenza, ai pazienti Covid e non Covid, [che] ha prodotto nei primi mesi del 2020 una caduta libera di ricoveri (-40%), ricette per prestazioni di specialistica ambulatoriale (-58%) e screening oncologici (-50/55%) oltre che una drastica contrazione della spesa per farmaci innovativi non oncologici che, in alcune Regioni, ha riguardato anche quelli oncologici. Covid-19 moltiplicatore di disuguaglianze quindi, con un rischio prevedibile sul livello di salute degli italiani». I pazienti no Covid hanno avuto notevoli ripercussioni negative dal ssn nel periodo della pandemia: «a rendere più grave l’equità di accesso alle cure tra pazienti Covid e non Covid è il fatto che tutto questo è accaduto in un periodo in cui, dopo anni di tagli alla sanità, le risorse a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale sono vistosamente cresciute passando rapidamente dai circa 114,5 miliardi del 2019 ai 120,5 del 2020, in aumento ancora secondo la legge di bilancio che per il 2021 ne prevede oltre 121,370 miliardi. in cui però sono stati finanziate risorse più numerose dai 114,5 miliardi del 2019 ai 120,5 del 2020».

In media ogni anno si assisteva a 600mila decessi all’anno dovuti a patologie, cardiovascolari, tumori, metaboliche, infettive, respiratorie. Durante la pandemia il SarsCoV-2 è stata la principale causa. Si sono ridotti i ricoveri, 309 mila in meno nel periodo gennaio – giugno 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 di cui 230428 chirurgici e 78.589 medici. Sono calate anche le prescrizioni delle ricette mediche specialistiche: marzo- maggio 2020 ha segnato un calo di 34 milioni in meno rispetto al 2019. Le prestazioni diagnostiche sono diminuite di 13.3 milioni e le visite specialistiche di 9.6 milioni nel periodo gennaio-giugno 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. Si è avuta nel periodo gennaio – maggio una contrazione delle prestazioni di specialistica ambulatoriale differente da regione a regione: la più bassa in Basilicata che le ha ridotte del 61% a fronte di 72 casi di Covid per 100 mila abitanti mentre la Lombardia, più colpita, registra un calso di 39% quasi nella media nazionale nonostante il numero di contagi era nella prima fase 881 per 100 mila abitanti.

Nel corso della pandemia si sono ridotte anche le attività di prevenzione, screening oncologici – cancro al seno, cervice uterina e colon retto. Sono andate perdute metà delle attività effettuate nel periodo precedente al Covid, in particolare i test mammografici (472.389 in meno), e in alcune regioni si è arrivati anche al 70%. Si è avuta inoltre una ricaduta negativa sull’accesso ai farmaci innovativi oncologici e non a dovuto alla sospensione o chiusura dei servizi, segnando altresì una spesa per quelli non oncologici pari a 265milioni di euro in meno nel periodo gennaio-aprile 2020 rispetto al 2019 e per quelli oncologici è aumentata in quasi tutte le regioni.

Il Fascicolo Sanitario elettronico, il cui impiego è cresciuto ma non ancora in tutte le regioni, avrebbe, come osserva il documento, potuto essere di aiuto nel controllo della presenza di patologie concomitanti, «che erano presenti nella maggior parte dei decessi». Sul piano delle ricette dematerializzate, che sono state ben fruite, si è riscontrato come non sempre sia conseguita la visita.

Redazione Bioetica News Torino