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96 mag-giu 2023
Speciale Bioetica e Arte

Musica e salute psicofisica: quale relazione? Il ruolo del cervello

Il cervello musicale: anatomia e struttura

La musica può avere un effetto positivo sulla salute mentale e fisica delle persone: può aiutare a ridurre lo stress e l’ansia, migliorare l’umore e la concentrazione, stimolare la creatività e promuovere il rilassamento. Può essere utilizzata come una forma di terapia per affrontare una serie di problemi psicologici e fisici, come il dolore cronico, la depressione, l’insonnia e il disturbo da stress post-traumatico.

Nel cervello dei musicisti esistono alcune aree anatomiche che sono significativamente più grandi rispetto a quelle dei non musicisti. Le connessioni neurali tra le aree del cervello responsabili dell’elaborazione del linguaggio e delle emozioni sono più forti nei musicisti rispetto ai non musicisti. I musicisti possano interpretare e esprimere meglio le emozioni attraverso la musica e hanno maggiori capacità di apprendimento rispetto alle persone non musicali.

Le principali aree coinvolte nel cervello del musicista sono: il lobo temporale, l’area premotoria, l’ippocampo, l’amigdala, il lobo frontale e l’area parietale. Il lobo temporale è responsabile della percezione e della comprensione della musica, mentre l’area premotoria è responsabile della produzione di movimenti motori come quelli necessari per suonare uno strumento musicale. L’ippocampo aiuta a ricordare melodie e ritmi, mentre l’amigdala è responsabile della comprensione delle emozioni suscitate dalla musica. Infine, il lobo frontale e l’area parietale sono responsabili della produzione di suoni musicali. Insieme, queste aree del cervello del musicista contribuiscono alla produzione e alla percezione della musica.

La neuoroanatomia funzionale del cervello di un cantante può variare da persona a persona. Tuttavia, alcune aree del cervello sono comunemente associate alla produzione e alla percezione della musica. Queste aree includono: l’area temporale mediale, responsabile della percezione della musica; l’area premotoria, responsabile della produzione della musica; l’area parietale, responsabile della percezione della melodia e della ritmica; l’area frontale, responsabile della produzione di melodia e ritmica; l’area cerebellare, responsabile della coordinazione dei movimenti necessari per la produzione della musica.

I due emisferi del cervello del musicista sono essenziali per la sua creatività e capacità di fare musica. Il destro è responsabile del processo creativo, della percezione ritmica e della capacità di risolvere problemi musicali. Il sinistro si occupa di gestire la memorizzazione di melodie, la lettura di musica, la comprensione di concetti musicali e la capacità di eseguire la musica.  

Il ruolo dei neuroni specchio con la musica

I neuroni specchio sono una speciale classe di neuroni che hanno un ruolo importante nell’elaborazione delle esperienze e nel processo di apprendimento. Questi neuroni in genere rispecchiano l’azione degli altri, e quando qualcuno compie un’azione, quei neuroni possono aiutarci a comprendere meglio e a rappresentare ciò che l’altra persona sta facendo. La musica può servire da stimolo per attivare e rafforzare questi neuroni specchio, in modo che quando ascoltiamo la musica di qualcun altro, possiamo immaginare cosa sta sentendo e reagire a essa, come se la stessimo provando in prima persona. La ricerca suggerisce anche che l’attivazione di questi neuroni permette di apprendere dalle azioni di un altro e dalla sua esperienza. Ciò è particolarmente importante nella musica, dove le reazioni emotive sono estremamente forti. Il processo di apprendimento della musica diventa più facile quando si è in grado di sintonizzare la propria reazione alla musica di qualcun altro, e i neuroni specchio sono una parte vitale di questo processo.

L’origine della musica umana

La musica in natura può essere trovata ovunque, dai suoni degli animali nella foresta alle onde del mare, fino al vento che sussurra nelle montagne in lontananza. Il canto degli uccelli ― per quanto abbia evidenti usi adattativi (nel corteggiamento, nel comportamento aggressivo, nella delimitazione del territorio etc. ) ― ha una struttura relativamente fissa e, in larga misura, è cablato nel sistema nervoso aviario (sebbene vi siano alcuni uccelli canori ― pochissimi ― che sembrano improvvisare o cantare duetti).

La musica è una forma espressiva che fa parte della vita umana da millenni. Si pensa che l’esperienza musicale abbia avuto inizio molto tempo fa, quando i nostri antenati ancora vivevano nella natura. La musica è stata usata fin dalla Preistoria per accompagnare i riti religiosi e sociali. Si è evoluta molto nel corso dei secoli, fino ad assumere le forme moderne che noi conosciamo. Darwin nell’Origine dell’uomo scrisse: «giacché né il piacere legato alla produzione di note musicali, né la capacità [di produrle] sono facoltà che abbiano il benché minimo utile diretto per l’uomo … Devono essere collocate fra le più misteriose di cui egli è dotato».

Le capacità musicali dell’uomo, di suonare diversi strumenti, sono impressionanti. Abbiamo un orecchio che ci permette di percepire toni e pattern che altre specie non possono percepire. La musica può essere colta nelle sue sfaccettature più sottili grazie alla capacità dell’uomo di osservare, descrivere e recitare. L’uomo ha sviluppato la capacità di eseguire musica con una chiarezza, un alto livello di esecuzione e una melodia che è unica tra le specie.

L’uomo è una creatura musicale perché ha una profonda connessione emotiva con la musica. La musica è un elemento che unisce i sentimenti, le relazioni umane e la spiritualità. Le melodie possono avere un significato simbolico ed esprimere sentimenti ed emozioni. La musica ha anche il potere di suscitare ricordi e portare consapevolezza e penso che questo sia uno dei motivi per cui è così bene accolta in tutte le culture.

Che cosa accade nel nostro cervello quando si ascolta musica o si suona uno strumento musicale? Come vengono percepite le nostre emozioni?

La neuroestetica della musica è un campo di ricerca che si occupa di comprendere come il cervello umano elabora e produce l’esperienza estetica tramite la musica. Si basa sull’integrazione di diverse discipline, tra cui la psicologia, la neuroscienza cognitiva, la filosofia dell’arte e l’etologia.

Diverse strutture cerebrali sono coinvolte nell’elaborazione della musica, tra cui l’amigdala, il sistema limbico e la corteccia prefrontale. Si ritiene che queste aree siano responsabili per la sensazione di piacere e gratificazione che si prova ascoltando la musica, e che siano in grado di attivarsi in modo simile a quello che accade quando si mangia cibo o si compie attività sessuali.

Tale disciplina ha indagato l’influenza della musica sulle emozioni e sulle funzioni cognitive dell’essere umano, dimostrando come l’ascolto di certe tipologie di musica possa risultare benefico per la concentrazione, la memoria e l’apprendimento. Uno dei suoi principali obiettivi è quello di identificare le caratteristiche specifiche della musica che provocano piacere estetico nel cervello umano e come queste possono variare in base all’età, alla cultura e all’esperienza personale dell’ascoltatore. Un campo di ricerca che essere utile per sviluppare nuovi approcci terapeutici basati sulla musica, ma anche per l’industria musicale nella creazione di brani che si adattino alle esigenze del pubblico.

La musica ha la capacità di suscitare forti emozioni negli ascoltatori. Ogni genere musicale, ogni canzone ha un proprio contenuto emotivo che può variare da emozioni positive come la gioia, l’eccitazione e l’amore, a emozioni meno piacevoli come la tristezza, la solitudine e la rabbia. Ci sono canzoni in cui le parole e la melodia sono in grado di far rivivere emozioni passate come se fossero appena accadute. Allo stesso tempo, la musica può anche aiutare a lenire alcune emozioni negative, come la musica rilassante che può contribuire a ridurre lo stress e l’ansia. In generale, la musica può essere considerata uno strumento emozionale che ci permette di esprimere e comprendere le nostre emozioni.

L’ascolto della musica può attivare diverse aree del cervello, tra cui quelle responsabili dei movimenti del corpo. Questo significa che molte persone tendono a muoversi o ballare in automatico quando ascoltano la musica. In alcuni casi, il movimento può essere sincronizzato con il ritmo della musica. Può anche avere un effetto sul sistema nervoso autonomo, che controlla le funzioni involontarie come la respirazione e il battito cardiaco. Questo può portare a una riduzione dello stress e ad un rilassamento muscolare. In sintesi, l’esperienza motoria dell’ascolto della musica dipende dall’individuo e dal tipo di musica ascoltata. Alcune persone possono sentirsi spinte a muoversi o ballare, mentre altre possono sperimentare un rilassamento fisico.

Immaginazione musicale

L’immaginazione della musica è un processo creativo che coinvolge la fusione di ritmi e melodie nella mente dell’ascoltatore. Ogni persona ha un modo unico di percepire la musica e di creare le proprie immagini mentali. L’immaginazione della musica può essere ispirata da vari elementi, come il testo di una canzone, un ricordo personale o un’emozione. L’ascoltatore può immaginare una storia che si svolge al ritmo della musica o immaginare un paesaggio che si adatta alla melodia. L’immaginazione della musica può anche essere utilizzata come una forma di rilassamento o meditazione, dove l’ascoltatore si immerge nella musica e lascia che la mente si liberi dei pensieri e delle preoccupazioni quotidiane. In sintesi, l’immaginazione della musica è un’esperienza personale e soggettiva che consente di creare una connessione unica e profonda con la musica stessa.

L’immaginazione uditiva è l’abilità mentale di produrre suoni e di “ascoltare” mentalmente qualcosa che non c’è fisicamente. Gli aspetti psicologici dell’immaginazione uditiva sono molteplici e interessanti. Può essere considerata una forma di memoria sensoriale, in cui le persone richiamano suoni che hanno precedentemente ascoltato e li riproducono mentalmente. Può influenzare il nostro stato emotivo. Ad esempio, ascoltare mentalmente la musica che ci fa sentire felici o rilassati può avere un effetto positivo sul nostro umore e sulla riduzione dello stress. D’altro canto, pensare a suoni che ci ricordano eventi traumatici può provocare una risposta emotiva negativa e aumentare l’ansia. Può aiutare nella risoluzione di problemi e nell’incremento della creatività. In generale, è un’abilità molto utile e versatile che può arricchire la nostra vita emotiva e cognitiva.

La “creatività” del musicista: in che cosa consiste?

Le aree neurali coinvolte nell’immaginazione musicale sono: la corteccia temporale mediale e le regioni associative prefrontali. In particolare, la corteccia prefrontale dorsolaterale è associata all’integrazione visivo-sensoriale e all’inibizione degli impulsi, mentre la corteccia temporale mediale è associata alla percezione e alla rappresentazione della musica.

L’immaginazione è una componente fondamentale nella vita di un musicista e di un compositore musicale. Infatti, è grazie alla capacità di immaginare nuove melodie, armonie e ritmi che si possono creare brani unici e distintivi. La fantasia è la prima fonte di ispirazione per chi si occupa di creare musica. Nel momento in cui l’artista inizia a immaginare una nuova opera musicale, entra in un mondo di sensazioni e di emozioni che lo porteranno ad esprimere il suo stato d’animo attraverso la musica. La creatività è l’ingrediente principale nel lavoro del musicista e del compositore, che si basa sulla capacità di creare qualcosa di nuovo a partire da un’idea o da un’emozione.

Improvvisazione e memoria

La capacità di improvvisare in musica è una qualità fondamentale per i musicisti di tutti i generi. Essa richiede una combinazione di creatività, tecnica musicale e sensibilità emotiva. Improvvisare significa creare qualcosa di nuovo e fresco sulla base di ciò che si sta suonando o cantando in quel momento. È un’abilità che richiede molta pratica e studio per sviluppare l’orecchio musicale e la capacità di improvvisare in modo fluido e coerente. Amplia la gamma espressiva del musicista e gli consente di creare un’esperienza musicale unica per il pubblico ogni volta che suona.

Le aree cerebrali e le loro diverse funzioni nella creazione dell’arte musicale

I compositori hanno la capacità di creare musica attraverso l’uso di circuiti neurali complessi all’interno del loro cervello: la corteccia prefrontale è responsabile di attivare le funzioni esecutive del nostro cervello, come la pianificazione e il ragionamento, che sono fondamentali per la creazione di musica; la corteccia temporale è coinvolta nella percezione del suono e nell’elaborazione delle informazioni uditive; la corteccia parietale è responsabile della cognizione spaziale, che aiuta i compositori ad organizzare il loro materiale musicale in modo coerente. Queste aree del cervello sono coinvolte nella produzione del pensiero creativo e dell’immaginazione.

Inoltre, è stato dimostrato che la creatività in campo musicale richiede una grande attività del sistema di ricompensa nel cervello, che è controllato principalmente dalla dopamina. L’eccitazione e la sensazione di piacere che derivano dall’ascolto o dalla creazione di una nuova melodia inducono un rilascio più elevato di dopamina, che continua a stimolare e motivare il compositore nel suo lavoro. I circuiti che entrano in gioco durante l’improvvisazione jazz sono: quelli responsabili dell’attenzione: il sistema frontoparietale è estremamente importante per mantenere la concentrazione; quelli legati alla creatività: la corteccia prefrontale ventromediale, il circuito della ricompensa e il sistema limbico. Durante l’improvvisazione, l’artista deve gestire simultaneamente diverse informazioni, come la tecnica musicale, il ritmo, la melodia e l’armonia.

La memoria svolge un ruolo fondamentale nella prestazione musicale, soprattutto per quanto riguarda la performance dal vivo. Infatti, la capacità di memorizzare la musica consente al musicista di liberarsi dalla lettura della partitura e di concentrarsi maggiormente sull’espressività e sull’interpretazione del brano. Ciò accresce la qualità della performance in termini di musicalità, dinamica e colori timbrici. Inoltre, la memoria musicale consente di ridurre l’ansia da prestazione e di aumentare la sicurezza nel proprio modo di eseguire il brano, poiché il musicista può concentrarsi sulle sfumature e sui dettagli espressivi che altrimenti rischierebbero di passare in secondo piano. Tuttavia, la memorizzazione della musica richiede un’ottima capacità di concentrazione e una pratica costante; in mancanza di queste, il musicista rischia di dimenticare alcune note o passaggi importanti del brano. Per questo motivo, i musicisti professionisti di solito dedicano molto tempo alla memorizzazione, studiando il brano a fondo e ripetendolo più volte fino a raggiungere un livello di sicurezza ottimale.

La sinestesia musicale è un fenomeno interessante che coinvolge la percezione sensoriale di più sensi in modo simultaneo. In questo caso, la musica diventa capace di generare sensazioni tattili, gustative, visive e olfattive, dando vita a un’esperienza multisensoriale unica ed emozionante. La sinestesia può manifestarsi in modi diversi a seconda dell’individuo, come per esempio percepire le note come colori o le melodie come sapori. Alcuni artisti si sono ispirati alla sinestesia per creare opere multiperformative, combinando elementi musicali e visivi per coinvolgere i sensi dei loro spettatori in un’esperienza completa. Rappresenta un modo alternativo di percepire la realtà che, oltre a fornire una gamma di emozioni e sensazioni uniche, può promuovere una maggiore apertura mentale e sensibile nei confronti del mondo esterno.

È un fenomeno sensoriale spiegato dalla presenza di circuiti neurali associativi che permettono la creazione di connessioni tra le diverse regioni cerebrali coinvolte nei processi percettivi. Pur essendo un fenomeno raro, essa offre un’opportunità unica di studiare la plasticità del cervello e le connessioni tra le diverse aree cerebrali coinvolte nella percezione umana.

Musicoterapia

La musicoterapia è una pratica terapeutica che utilizza la musica come strumento principale per aiutare le persone a raggiungere un miglioramento cognitivo, emotivo, fisico e sociale. La musica ha il potere di influenzare l’umore, i pensieri e le emozioni delle persone, e la musicoterapia sfrutta questa proprietà per raggiungere una serie di obiettivi terapeutici. La musica può aiutare ad alleviare lo stress, a ridurre l’ansia e la depressione, a migliorare la memoria e la concentrazione, a sviluppare la coordinazione motoria, a rafforzare la comunicazione e la socializzazione con gli altri. La musicoterapia viene utilizzata nella cura di diverse patologie, come ad esempio il disturbo dello spettro autistico, il morbo di Alzheimer, la depressione, il cancro e altre malattie croniche, ma può essere anche utile per migliorare la qualità della vita delle persone in generale. Comprende una serie di tecniche e interventi personalizzati, in cui il terapeuta utilizza la musica come veicolo di comunicazione e di interazione con il paziente, aiutandolo a superare le difficoltà che lo assillano e a godere degli effetti positivi che essa può avere sulla sua salute mentale e fisica. La pratica musicale nella riabilitazione motoria è diventata una tecnica sempre più utilizzata nel campo della fisioterapia. Essa può essere sfruttata per migliorare la qualità e la quantità dei movimenti grazie alla stimolazione dei circuiti cerebrali che controllano il movimento e la percezione corporea.

In particolare, la musica può essere utilizzata per favorire il rilassamento e la riduzione dello stress, per migliorare la coordinazione, l’equilibrio e la postura, per aumentare la mobilità articolare e muscolare e per stimolare la memoria motoria nel caso di pazienti affetti da patologie neurologiche. In generale, la pratica musicale nella riabilitazione motoria può aiutare il paziente a riacquistare la fiducia nel proprio corpo e nelle proprie capacità motorie, favorendo l’autonomia e l’integrazione sociale.

Quali effetti ha sulle persone affette da Parkinson o Alzheimer?

L’uso della musica come terapia per pazienti con il Parkinson è diventato sempre più popolare negli ultimi anni. La musica ha dimostrato di stimolare il cervello e migliorare la comunicazione e il movimento. La musica può essere utilizzata in molte forme, come ascoltarla, suonarla o ballarla. L’ascolto della musica può aiutare a migliorare il tono muscolare, aumentare la flessibilità e migliorare il controllo dei movimenti. Suonare uno strumento come il pianoforte o la chitarra può aiutare a migliorare la manualità delle mani e il controllo del tronco. La danza è un’altra forma di terapia che può aiutare a migliorare il senso di equilibrio e la coordinazione dei movimenti.

L’uso della musica come terapia può anche essere benefico dal punto di vista psicologico, in quanto può ridurre lo stress e l’ansia, migliorare l’umore e migliorare l’autostima. In conclusione, il suo uso come terapia per pazienti con il Parkinson può essere molto utile per migliorare i sintomi motori e psicologici del paziente.

L’Alzheimer è una malattia che colpisce sempre più persone, in particolare quelle anziane, e spesso porta a una progressiva perdita delle capacità cognitive. L’uso della musica come terapia può essere di grande aiuto per questi pazienti, in quanto la musica è una delle poche attività che coinvolge l’intero cervello e può quindi stimolare la memoria e le funzioni cognitive residue. Rende possibile riattivare alcune funzioni cognitive, migliorare l’umore e ridurre gli stati di agitazione e nervosismo che spesso accompagnano queste persone e può apportare notevoli benefici sia ai pazienti che ai loro familiari, contribuendo a migliorare la qualità della vita di entrambi.

La musica può essere utilizzata in diversi modi, ad esempio attraverso la riproduzione di brani familiari al paziente, che possono aiutare a ricordare momenti di vita passati. Inoltre, si può anche incoraggiare il paziente a suonare uno strumento musicale, oppure a cantare o ballare, attività che stimolano il cervello in modo diverso rispetto al semplice ascolto.

Può aiutare a migliorare il sonno: alcuni studi

La musica ha dimostrato di avere diversi effetti terapeutici sull’elettroencefalogramma (EEG), sulla vigilanza e sul sonno. Studi hanno evidenziato come l’ascolto di musica può ridurre l’attività delle onde alfa nel cervello, migliorando la concentrazione e la capacità di ragionamento. Inoltre, se la musica è rilassante ha dimostrato di aumentare le onde theta, che sono associate all’attenzione e alla memorizzazione. Rallentata e a bassa frequenza può anche avere effetti positivi sul sonno, inducendo uno stato di rilassamento che facilita l’addormentamento. Infine, può aiutare a ridurre l’ansia e lo stress, migliorando così la salute mentale e fisica. In sintesi, la musica ha dimostrato di avere numerosi effetti terapeutici sul cervello e sulla salute in generale.

La musica rilassante può essere un ottimo mezzo per favorire il sonno a onde lente. Questo tipo di musica è caratterizzata dai suoi suoni melodiosi e delicati, che aiutano a creare un ambiente confortevole e tranquillo. Ascoltare la musica rilassante prima di addormentarsi può aiutare a ridurre lo stress e l’ansia che spesso impediscono di dormire bene. Inoltre, la musica a onde lente è in grado di produrre uno stato di rilassamento naturale del corpo e della mente, che è essenziale per una buona notte di sonno. La combinazione della musica rilassante e delle onde lente, quindi, può aiutare a promuovere un sonno più profondo e riposante, migliorando la qualità della vita di chi soffre di problemi di insonnia o di stress eccessivo.

Bibliografia

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