“Manifesto” Amci – dei medici cattolici: perché no della professione medica a eutanasia e suicidio – assistito
19 Gennaio 2022A metà dicembre è iniziata la discussione in Assemblea della Camera del testo unificato sulle Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita (C2). L’esame del testo proseguirà in febbraio.
Il testo si compone di 9 articoli e disciplina la possibilità di richiesta per «una persona affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile di assistenza medica per porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita», in modo «dignitoso e consapevole, con il supporto e sotto il controllo dei servizio sanitario nazionale», da parte di chi è capace di intendere e volere, nei limiti indicati dal disegno di legge e «nel rispetto dei principi della Costituzione, della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea».
L’Associazione dei medici cattolici ha presentato un paio di giorni fa un manifesto per esprimere la propria posizione sul fine vita, riguardo a suicidio assistito e eutanasia partendo dal fatto che «ai medici non può essere assegnato il compito di causare o provocare la morte». Se la legge si approvasse rimarrebbe «sempre al medico il dovere di ubbidire alla propria coscienza professionale»
Firmato dal suo presidente Amci Filippo Boscia, il comunicato evidenzia l’impossibilità di fare «tra i doveri professionali e deontologici del medico il suicidio assistito e l’eutanasia» perché «non sono queste opzioni terapeutiche possibili o praticabili nell’alleanza medico-paziente e nella relazione di cura e di fiducia. Il medico si troverebbe in conflitto morale con se stesso, soprattutto se le sue attività risultassero mere prestazioni tecniche senza valore umano ed etico».
NO ACCONSENTIRE DI DARE O FAR DARE LA MORTE IN NOME DI UN’ALLEANZA TERAPEUTICA
Poiché un’alleanza non può dirsi tale se assente di far morire o se pretende di far vivere ad ogni costo contro ogni ragionevole logica (accanimento terapeutico) ma lo è, spiegano i medici cattolici, se il medico accompagna la persona verso la morte con empatia, umana prossimità, impegno professionale, rinunciando a terapie sproporzionate o straordinarie, inutili, futili e gravose.
SÌ AD UN URGENTE ACCESSO OMOGENEO E A TUTTI A CURE PALLIATIVE E TERAPIA DEL DOLORE SUL TERRITORIO NAZIONALE
L’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, normate dalla legge n. 38/2010, deve essere garantito con urgenza su tutto il territorio nazionale «in modo omogeneo e universalistico»: i medici si soffermano «sull’importanza di queste cure e sulla necessità di mantenere i malati terminali in un percorso esistenziale sostanziato al massimo da rapporti umani ed affettivi».
In una relazione di cura, spiegano, vi sono alcuni obblighi a cui il medico è tenuto a rispettare: un esempio, guardando alla storia naturale della malattia ha l’obbligo di indicare la proporzionalità delle cure; un altro riguarda la conduzione di terapie del dolore e cure palliative adeguate, efficaci e complete senza escludere, per motivi non scientifici, le sedazioni palliative profonde, senza abbandonare le cure, allontanarle o prestarne.
NO PERCHĖ IN CONTRASTO CON LE FINALITÀ DELLA MEDICINA
Curare e ristabilire la salute, alleviare il dolore e la sofferenza, assicurare la più alta qualità della vita soprattutto quando non si può guarire ma si può ancora curare: sono i punti che descrivono il fine della medicina, per i quali il medico è sempre a favore della vita, spiega la nota, per coscienza ed obbligo professionale.
NO PERCHĖ IN CONTRASTO CON I PRINCIPI DEMOCRATICI
La depenalizzazione delle attività eutanasiche previste nel nostro ordinamento giuridico potrebbe compromettere, spiega l’Amci, «le basi stesse della democrazia e del bene comune e alterare i principi di solidarietà e di giustizia da riservare alle persone più fragili». Preoccupa che si possa arrivare a negare tutele e assistenza a malati cronici, anziani, disabilità, malati di mente etc. con il prendere piede delle forme di «eutanasia sociale o selezione dei fragili e dei deboli».
SÌ AD UN DIALOGO SUL FINE VITA NEI DIVERSI ASPETTI VERSO UN'”EUBIOSIA”
Può rivelarsi fruttuoso un confronto dialogico tra varie realtà della società politica, legislativa, familiare e personale, etica e giuridica possono scaturire sul fine vita per poter migliorare l’assistenza verso “una buona vita” tra umanità e competenza professionale del medico.
Dalla Redazione