L’inchiesta di Guariniello, i nuovi farmaci e l’universalismo selettivo
18 Maggio 2015Dum Romae Consulitur. È da almeno una dozzina di anni che in merito alla sostenibilità dell’assistenza farmaceutica e alla latitanza di strategie istituzionali a medio-lungo termine, guardando alle pipeline, racconto la storiella del tipo che precipita dal centesimo piano e quando all’altezza del cinquantesimo gli chiedono “come va?” risponde “per il momento tutto bene”. Ecco ora è arrivato all’altezza del quinto o sesto, col duro marciapiede sempre più vicino. Il punto cruciale è, quindi, come rivedere radicalmente i meccanismi di accesso al mercato, prezzo e rimborsabilità (ne ho già scritto ripetutamente anche qui su Quotidiano Sanità suggerendo qualche rimedio).
Prezzi alti e volumi bassi. Con Sovaldi e C., come con molti oncoematologici, si limita l’impatto sulla spesa SSN restringendo il numero di pazienti da trattare a quelli più gravi, agendo quindi sui volumi, non potendolo fare radicalmente sul prezzo richiesto dall’industria. Anche il Procuratore Guariniello vuole vederci chiaro, come ha qui puntualmente commentato Cesare Fassari.
Tutti nel giusto. In punta di diritto mi pare che ognuno ottemperi al proprio rispettivo ruolo: l’Industria proprietaria del proprio bene che ne decide il prezzo di alienazione secondo i propri legittimi calcoli e strategie, il payer che lo compra sulla base delle proprie esigenze e disponibilità. In una negoziazione dove, come in ogni trattativa, conta il rapporto di forza tra i diversi poteri contrattuali delle controparti, composti da vettori di forza costituiti da più variabili, ben note e più volte discusse commentate, tutte singolarmente legittime. Tutti nel giusto, insomma.
Per qualcosa di sbagliato. Il risultato è che una scatoletta di compresse costa quanto un miniappartamento e che farmaci eccezionali approvati per 100 pazienti sono rimborsati solo ai 10 più gravi. Una sotto utilizzazione macroscopica, possedere una Ferrari solo per andarci al tabaccaio dietro l’angolo.
Universalismo selettivo. La prestazione è coperta ma non per tutti, causa risorse limitate. Niente da dire, ma se è selettivo non può essere universalistico e quindi va riscritto ab initio l’impianto del SSN. L’Universalismo selettivo è una delle genialità degli spin doctor della “Terza Via” di Blair nei primi anni ’90, una di quelle tipiche riforme di destra che solo un governo di sinistra può riuscire a fare.
Prezzo EU. L’idea di Pani dell’Aifa di negoziare a livello EU sposta ovviamente il rapporto di forza negoziale verso chi compra. Se ne parla sin dai fallimentari “Tavoli Bangemann”, fine ’80, ma ogni Paese vuole autonomia decisionale sulla base delle proprie caratteristiche economiche.
Moral hazard e distorsioni. Contenere la spesa limitando i pazienti da trattare è a forte rischio di distorsioni: nell’Italia familistica delle raccomandazioni e delle scorciatoie su cosa potrebbe succedere sottotraccia se per sempre più farmaci, fosse disponibile solo un trattamento per 10 pazienti
Ossimori. Tutti sono nel giusto mentre si sta facendo qualcosa di sbagliato (ossimoro legale). Sapere che ci cureremo molto meglio il cancro anziché esultare ci fa preoccupare (ossimoro economico). E l’Universalismo selettivo, per tutti ma non per tutti, include escludendo, esclude includendo (ossimoro sociosanitario). Pazienti esclusi: aggravarsi per potere guarire (ossimoro clinico). Approvare un farmaco per non farlo usare, o poco (ossimoro regolatorio). Credevamo di averle viste tutte in merito, le convergenze parallele, il partito di lotta e di Governo, la non sfiducia, gli atei devoti, persino l’intramoenia fuori le mura, ma evidentemente la mamma dei dorotei è segretamente sempre gravida.
La futura marea e Re Canuto. Quindi che succederà con i futuri farmaci antitumorali o per altre patologie, che stanno arrivando, molto più efficaci e costosi? Saranno disponibili solo a pochi? Si vorrà fermare con un decreto legge o una circolare ministeriale una marea montante di nuovi farmaci migliori ma ad alto costo?
Si dice che Re Canuto, sovrano danese d’Inghilterra del 1100, per mostrare ai suoi sudditi il suo potere volle mostrare che sapeva persino fermare le maree. Messosi sulla spiaggia a braccia levate impose il suo scettro alle onde. Lo acciuffarono per la corona appena in tempo, mezzo affogato. Non c’è scettro che fermi la marea. Specialmente di chi sta male e sa che esiste la possibilità di curarsi.
Prof. Fabrizio Gianfrate, docente di Economia Sanitaria
fonte: Quotidiano Sanità
approfondimenti: http://www.quotidianosanita.it/allegati/create_pdf.php?all=918391.pdf
http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=28203