Bioetica. Fusione di due termini greci: Bios/vita ed Ethos/comportamento. Termine coniato per trattare il tema della vita e della sua salvaguardia in tutti i suoi possibili aspetti. L’uomo può prendersi cura della vita oppure distruggerla. Pensiamo a temi attuali quali quello dell’inquinamento o del pericolo di un conflitto atomico, in questi giorni più che mai vivo. L’uomo danneggia la vita mettendola in serio pericolo.
La salvezza del pianeta e quella del genere umano sono strettamente collegate all’educazione e al comportamento adottato dall’uomo nel corso della sua esistenza. Soprattutto nella cultura classica tutte le scienze e le discipline si occupavano della cura della vita ed erano in dialogo tra loro. La teologia, la politica, la medicina, la giurisprudenza, la filosofia, le diverse forme d’arte, avevano il compito di educare, plasmare e trasformare la persona umana. Questo aiutava indubbiamente lo sviluppo del pianeta e la sua florida sopravvivenza. Un’unica risposta, coesa, non per fermare il progresso umano, ma per far sì che questo fosse controllato dall’uomo senza sottomissione né condizionamenti. Tutte le discipline erano tese a salvaguardare la vita. Pensiamo a Leonardo da Vinci e alla sua meravigliosa visione olistica del mondo.
È necessario riscoprire la santità del creato. Dio affida all’uomo la Natura. L’uomo deve custodirla con amorosa cura avendo anche una grandissima responsabilità verso le generazioni che verranno. La casa è comune. Siamo tutti responsabili. La famiglia umana che abita questo pianeta deve essere unita. Via libera al dialogo, all’incontro, al rispetto delle diversità. La pluralità è una ricchezza non depauperante. Ogni colore ha il suo perché, ma unito agli altri è certamente più bello, risulta quasi più armonico. Pensiamo al fascino che scaturisce dall’arcobaleno, che altro non è che una fantastica fusione di colori. Nessuna lotta. Nessuna divisione. Solo integrazione, fecondazione. Ascolto. Al bando ogni esclusione, anche di tipo religioso, in un mondo dove la fede può essere laica ― per come la intendeva Norberto Bobbio, per intenderci ― o religiosa. Quindi l’individualismo va assolutamente combattuto, contrastato. Bisogna lottare contro la sua affermazione.
Dobbiamo ripristinare il concetto del Noi. Recuperare la cultura delle relazioni e dei rapporti. L’uomo non può stare solo, non deve, non può vivere in solitudine. L’assenza di relazione è infernale per la sua natura. Siamo fatti per stare assieme, per amare, accettando i conflitti per superarli. Dobbiamo rimettere al centro l’uomo e ciò lo possiamo fare anche con l’aiuto dell’Arte, in ogni sua forma, perché come diceva Bertold Brecht: «Tutte le arti aiutano a vivere».
Il teatro per una riflessione su di sé e della realtà
Il teatro è la più antica forma d’arte, di comunicazione e di espressione. Per fare teatro bastano due persone: una che racconta una storia ed un’altra disposta ad ascoltarla.
Il teatro è azione mentale e fisica. Il teatro può educare. In questo momento storico di profonda rivoluzione biotecnologica e telematica, si avverte una emergenza educativa che punti al bene integrale della persona.
Il teatro è un efficace mezzo di educazione per il fatto che coinvolge l’individuo nella sua totalità, ovvero con la sua corporeità e fisicità, con i suoi sentimenti e il suo pensiero, ma anche con la consapevolezza dei valori e la sua immediata socialità.
Il teatro è dunque un motore di identità, un’occasione attraverso la quale una società si mette in scena. Ecco perché l’attività teatrale, soprattutto con i più giovani, è il luogo privilegiato di sviluppo armonioso della personalità. I giovani attraverso il teatro possono imparare ad esprimere le proprie inclinazioni esperendo emozioni, in un percorso di scoperta di sé e del proprio rapporto con l’Altro. Consente di aprirsi agli altri ed insegna l’empatia.
Gustav Klimt sosteneva che «chi sa vedere le cose belle è perché ha la bellezza dentro di sé». Sottoscrivo. Ma la bellezza va individuata, conosciuta, esaltata e salvaguardata.
Il teatro dona benessere, dignità e agisce in difesa della vita. Insegna il rispetto per la Natura. Rende vivo il pensiero. Celebra le diverse personalità mettendole in reciproco ascolto. Spinge all’azione, ponderata o istintiva che sia. Il teatro pone al centro la persona umana. Ricordiamo, infatti, che il termine “persona” nella sua etimologia latina significa “maschera” nella rappresentazione teatrale. Dalla maschera si passa al personaggio e dal personaggio si passa alla persona – uscendo dalla scena. Oscar Wilde diceva: «Date ad un attore una maschera e vi dirà la verità».
Il teatro è terapia. Aiuta a crescere e a prendere consapevolezza di sé. Insegna a conoscersi, a sviluppare i propri talenti, ad essere autentici, coerenti e a prender parte alla vita sociale in modo attivo.
Ci aiuta ad essere critici, a pensare e a prendere una posizione nei confronti della vita, della morte e della Natura in genere. Prendere una posizione nei confronti di ciò che accade attorno a noi è il primo principio dell’interpretazione.
Leggere testi, approfondirli, sviluppare la propria immaginazione, significa divenire autori ed attori delle nostre vite. Non esistono visioni teoriche, universali e spersonalizzanti. L’immaginazione e la fantasia aiutano a vivere. «Si nasce alla vita in tanti modi e la natura si serve della fantasia dell’uomo per proseguire la sua opera di creazione», affermava Luigi Pirandello ne La tragedia di un personaggio.
Nei testi classici ci sono tutte le risposte. Sono racconti senza tempo che pongono domande importanti. I testi greci, Shakespeare, Cechov sono fondamentali alla vita.
Il teatro è un luogo di bellezza, di poesia, di immagini, di domande e di risposte. È il meglio che l’umanità possa esprimere. La vita è una grande opportunità. Siamo poeti e le nostre vite sono libri scritti da noi.
© Bioetica News Torino, Giugno 2022 - Riproduzione Vietata