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Lampade germicide a UV-C: attenzione a occhi e cute Avvertenza del Ministero della Salute

10 Gennaio 2022

Sul mercato vengono vendute lampade “germicide” a raggi ultravioletti per uso domestico per sanificare aria, oggetti e superfici. Spesso non sono accompagnate da informazioni complete sul loro corretto uso in sicurezza con il rischio di incorrere gravi danni alla salute umana. In tempo di pandemia si è riscontrata una tendenza verso questo articolo nell’intento di abbattere “batteri e inattivare i virus”. Il Ministero della Salute ha voluto porre chiarezza specificando quale è l’impiego di tale tipo di lampade e quali sono i rischi e le precauzioni da osservare.

Quali sono i rischi da esposizione?

Il Ministero della Salute precisa innanzitutto che la radiazione ultravioletta in tutte le sue componenti, tra cui quella UV-C 280 nm-100nm, è presente tra gli agenti cancerogeni del Gruppo 1 classificati dall’Agenzia internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc, 2012).

I rischi sono legati a diversi fattori, come lunghezza d’onda di emissione, intensità della radiazione, durata dell’esposizione, distanza dalla sorgente.

L’Istituto Superiore di Sanità ne aveva sconsigliato l’utilizzo per un uso non professionale. Lo riferiva nel Rapporto sulle Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza Covid-19: ambienti e superfici (25/2020), aggiornato al 20 maggio 2021 (pp. 23-25). Infatti nel testo viene spiegato che in caso di inappropriata esposizione diretta delle persone a tali radiazioni si può incorrere ad effetti nocivi per la salute a carico in particolare della pelle e degli occhi e il rischio può aumentare se la lampada non è installata correttamente o se viene utilizzata da persone non addestrate o se non ne viene verificata la rispondenza alle caratteristiche tecniche. La radiazione UV-C può essere impiegata in sicurezza in sistemi in cui la radiazione non fuoriesce; viene fatto l’esempio delle apparecchiature utilizzate per la sterilizzazione degli strumenti chirurgici o nelle cappe di laboratorio, nei dispositivi trasportabili o nei sistemi HVAC.

Riguardo al mondo lavorativo il Rapporto dell’Iss spiega che c’è una normativa vigente sulla sicurezza dei lavoratori all’esposizione a tali lampade disciplinata dal dl.vo 81/2008 Titolo VIII capo V, la quale «prescrive l’obbligo di valutazione del rischio per le sorgenti di radiazioni ottiche artificiali e fissa specifici valori limite di esposizione per la prevenzione degli effetti avversi su occhi e cute derivanti da esposizione ad UV, espressamente indicati nel testo di legge, recependo la direttiva europea 2006/25/UE Radiazioni ottiche artificiali».

Il Rapporto aggiunge inoltre i valori limite sull’impiego di lampade germicida con emissione tra 180 nm e 250 nm sono riportati anche nel documento del Scientific Committee on Health, Ennviromental and Emerging Risks (Scheer) in cui si descrive che «l’esposizione accidentale agli UV-C generati da lampade germicide in tale intervallo di lunghezze d’onda è in grado di causare gravi danni eritemali, ustioni e gravi forme di fotocheratiti e fotocongiuntiviti in soggetti inconsapevoli esposti anche per brevi periodi».

Il Rapporto, in tema di trattamento mediante radiazione ultravioletta, conclude affermando che, a seguito di quanto sopra citato, «per prevenire danni da esposizioni accidentali delle persone, è indispensabile che la lampada sia accesa solo se è esclusa la presenza di persone nell’area di irraggiamento».

Sempre legato alle attività lavorative, il Rapporto dell’Iss avverte ancora che per l’efficacia del ricorso alla radiazione UV-C vanno considerate oltre alla capacità della radiazione anche le condizioni effettive di utilizzo. La maggiore efficace su organismi patogeni è attribuibile agli UV-C con intervallo di lunghezza d’onda tra i 100 nm e i 280 nm. Tuttavia batteri, funghi e virus, non potranno essere inattivati se coperti di polvere, incorporati in una superficie porosa o se si trovano sul lato non irraggiato di una superficie o se la lampada risulta coperta da polvere o sporcizia.

A quali truffe si può andare incontro nell’acquisto online?

In una comunicazione del 13 luglio del 2020 il Ministero della Salute segnalava, su avvertenza del sistema di allerta giocattoli e prodotti non alimentari dell’unione Europea, nel rapporto Rapex del 10 luglio 2020, la presenza sul mercato on line di lampade UV inefficaci in quanto non possedevano alcuna capacità germicida reclamizzata che descriveva poteri sterilizzanti nei confronti di virus e batteri oppure potenzialmente nocive in quanto emanano dosi di raggi ultravioletti A, B, C, non conformi alle norme europee.

L’uno e l’altro caso sono pericolosi per la salute a cui veniva attribuito un livello di allerta e rischio serio. Dal Rapporto Rapex emergeva che nei prodotti esaminati che non emettevano radiazioni UV-C vi era il rischio di un aumento di infezione e in quelli non conformi alla normativa europea UN62471 quello di subire radiazioni agli occhi e alla pelle aumentando il rischio di gravi lesioni o cancro.

Anche dagli esperti nel Portale degli Agenti Fisici (Paf) è sconsigliato l’uso domestico

In una nota dell’aprile 2020 intitolata Lampade germicida il fisico Iole Pinto, responsabile scientifico del Paf, raccomanda a fare attenzione alle comunicazioni ingannevoli sui sociali sulle lampade germicida riferite quale strumento ecologico alternativo ai disinfettanti da utilizzare in casa e al lavoro. In realtà «sono dispositivi estremamente pericolosi, in grado di produrre gravi danni alle persone inconsapevolmente esposte alla radiazione UVC da queste emessa. La radiazione UVC di per sé non può essere percepita dall’essere umano in quanto non dà alcuna sensazione termica e non è visibile. Quindi se siamo esposti non abbiamo alcun modo di rendercene conto. Bastano pochi secondi di esposizione per provocare danni eritemali ad occhi e cute. Tanto maggiore è la durata dell’esposizione tanto maggiore è il danno arrecato», spiegava il fisico Pinto.

Allora descriveva nella nota la situazione di quanto lui e altri come lui, addetti alla prevenzione, erano a conoscenza: «abbiamo visto lavoratrici ricoverate in ospedale con ustioni di terzo grado e che hanno abortito a seguito di ore di esposizione inconsapevole in laboratorio. Esposizioni accidentali provocate da lampade accese per sbaglio, per distrazione…abbiamo visto sportivi ustionati da lampade germicida installate negli spogliatoi di palestre, abbiamo visto infermiere ricoverate con danni eritemali gravi per lampade germicida incautamente accese in sale operatorie».

Ad agosto dello stesso anno Iole Pinto vi ritorna sulla delicata questione assieme ad Andrea Bogi, anche lui proveniente dal laboratorio Sanità pubblica di Siena e Roberta Pozzi dell’Istituto superiore di Sanità – Centro nazionale per la protezione dalle radiazioni e fisica computazionale. In una nota informativa dedicata alle lampade germicide UVC nel contesto della pandemia gli Autori spiegano come l’Organizzazione mondiale della Sanità espresse preoccupazione per la diffusione e utilizzo di questa tipologia di lampade da parte della popolazione. In un grafico l’Oms illustra fra i falsi miti sul coronavirus quello dell’uso delle lampade germicida per la disinfezione delle mani o altre parti del corpo e in video mostra i segni dell’irritazione della pelle che può causare la radiazione ultravioletta raccomandando invece l’uso del lavaggio delle mani con acqua e sapone o con soluzioni a base di alcol tra i modi più efficaci di prevenzione.

Un’altra organizzazione internazionale ad esserne preoccupata per le lampade UVC nelle mani dei consumatori è la Commissione internazionale di illuminazione (Cie), fanno notare Pinto, Bogi e Pozzi nella loro nota. Evidenziano anche alcuni esempi di infortuni rilevati dalla Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (Icnirp) a seguito dell’impiego di queste lampade.

Nella sua nota del maggio 2020 sulle lampade UVC e la loro capacità di inattivare il coronavirus, la Commissione internazionale sulla protezione da radiazione non ionizzante non ne raccomanda l’uso in casa, non professionale. Specifica la triplice ripartizione a seconda delle onde di lunghezza che influiscono in modo differente sugli effetti biologici:

  • UVC 100 a 280 nm, la radiazione è detta germicida perchè uccide batteri e inattiva virus; può causare danni dermatologici come eritema, oculari come l’infiammazione della cornea o la fotocheratite.
  • UVC 280 a 315 nm l’onda di lunghezza è associata più alle bruciature solari, al cancro alla pelle e alle catarrate
  • UVC 315 e 400 nm l’onda di lunghezza è associata all’invecchiamento della pelle; può causare effetti che dipendono dalla dose ricevuta.

Bogi et al. riportano alcuni risultati di lavori condotti in laboratorio: i valori limite di esposizione al danno eritemale sono superati dopo pochi secondi7minuti di esposizione alla radiazione UVC emessa da tali dispositivi per un soggetto che si trovi nelle vicinanze dell’apparato.

(aggiornamento 10 gennaio 2022 ore 18.58)

CCBYSA

redazione Bioetica News Torino