L’acido folico raccomandato in gravidanza: previene il rischio di spina bifida. La Gran Bretagna lo introduce nella farina per tutta la popolazione
22 Settembre 2021
L’acido folico è una vitamina del gruppo B, che riveste un ruolo importante nella prevenzione primaria di gravi malformazioni del sistema nervoso come i difetti del tubo neurale, struttura embrionale da cui si sviluppano il cervello e il midollo spinale. Sono un esempio la spina bifida, l’anencefalia, l’encefalocele. E anche di altre anomalie congenite come le labio-palatoschisi.
Poiché in gravidanza la carenza di acido folico può determinare tali malattie rare e che il suo coinvolgimento inizia quando l’embrione si forma e sviluppa i primi abbozzi degli organi, considerando anche che la dieta alimentare quotidiana non è sempre sufficiente a coprire il fabbisogno giornaliero dei folati, vitamine naturali contenuti nella frutta, verdura e nei legumi, il Network Italiano Promozione Acido Folico, coordinato dal Centro Nazionale delle Malattie Rare dell’Istituto superiore di sanità ne raccomanda il consumo regolare quotidiano sottoforma di supplemento per le donne in età fertile che desiderano avere un figlio/una figlia e che comunque non escludano la gravidanza, dal periodo peri-concezionale, almeno un mese prima del concepimento, e per i primi tre mesi di gravidanza. È il medico curante a prescrivere il farmaco per la profilassi dei difetti dello sviluppo neuronale, che è mutuabile dal Servizio sanitario nazionale.
Questo perché, come afferma la rete italiana promotrice, i gravi difetti congeniti e più comuni si manifestano tra il concepimento e l’8a -12a settimana di gestazione.
È alto in quel periodo il rischio di malformazioni fetali, in particolare del difetto del tubo neurale, e poi, in generale, una carenza di acido folico può dar corso ad aborti spontanei, ritardi di crescita interuterina, parto prematuro e lesioni placentari (Iss, acido folico e folati prima di una gravidanza).
Quale è il fabbisogno di acido folico per una mamma in gravidanza?
Per prevenire il rischio delle malattie congenite sopracitate come la spina bifida le raccomandazioni del Network italiano Promozione Acido Folico, riportate sul sito del Ministero della Salute, riguardano: almeno un mese prima della gravidanza l’assunzione giornaliera di acido folico di 0,4 mg, sottoforma di supplemento; durante la gravidanza, invece, poiché alla mamma si aggiunge anche il feto il fabbisogno giornaliero cresce e l’assunzione quotidiana sarà di 0,6 mg per almeno fino al 3 mese di gestazione. Secondo i livelli di assunzione di riferimento dei Nutrienti (Larn 20127), elaborati dalla Società italiana per la nutrizione umana (Sinu), per un adulto dai 18 anni in poi il fabbisogno quotidiano è di 0,4 mg; infine, durante l’allattamento per ripristinare le perdite che avvengono con il latte materno il fabbisogno è di 0,5 mg al giorno.
Se poi si è già avuto una gravidanza con difetti del tubo neurale o si è in presenza di una storia familiare di malformazioni congenite, o anche si è in terapia con farmaci antiepilettici o antagonisti dell’acido folico, o ancora si è avuto un aborto ripetuto o malattie come diabete, celiachia e gastrointenstinale, la raccomandazione prevede un aumento del dosaggio da definire con il proprio medico curante o ginecologo.
Quali i benefici?
La raccomandazione della Rete italiana di prevenzione osserva che dai diversi studi condotti in Paesi europei si è mostrata un’efficacia nella riduzione del 50-70% del rischio di difetti del tubo neurale DNT (1999) con l’assunzione dell’acido folico come supplemento iniziata prima del concepimento e che potrebbe anche ridurre del 20-30% il rischio di malattie congenite come labio-palatoschisi e cardiopatie congenite.
Benefici che sono dati da una dieta alimentare equilibrata e ricca di folati alimentari presenti nella frutta (arance, mandarini, clementine, succhi freschi di agrumi), nella verdura (spinaci, carciofi, indivia, bieta, broccoli e cavoli), a cui si deve accompagnare un supplemento di acido folico di almeno 0,4 mg da almeno un mese prima del concepimento.
Nel corso della vita possono ridurre l’assorbimento dei folati alimentari il fumo di tabacco, il consumo anche moderato dell’alcool e manifestarsi carenze dovute oltre ad un’alimentazione non bilanciata di folati per trattamento con alcuni tipi di farmaci, chemioterapici antiblastici e antitubercolari o contraccettivi orali, oppure in associazione alla mancanza di oligonutrienti zinco e vitamina B12.
A tavola quando mangiamo “i folati”?
Sia l’acido folico che i folati sono vitamine dette anche B9. Mentre i folati sono presenti in natura negli alimenti l’acido folico è la molecola di sintesi che si trova supplementi vitaminici e negli alimenti rinforzati da queste vitamine. Poiché il nostro organismo non li produce in grandi quantità occorre introdurli con l’alimentazione.
I folati si trovano nelle verdure a foglia larga (lattuga, indivia, spinaci, cavolfiori) e nei broccoli, carciofi, pomodorini, negli agrumi, nei legumi (fagioli, ceci, lenticchie e piselli), nei cereali (pane e pasta integrali), nella frutta fresca (fragole, kiwi, avocado) e secca (noci, mandorle, nocciole).
Anche quando mangiamo il fegato e alcuni formaggi.
Il governo britannico aggiungerà con una legge l’acido folico alla farina
Sarà presto introdotto come “fortificazione obbligatoria” solo nella farina di frumento non integrale britannica, escludendo i cibi senza glutine e con farina integrale. È un’iniziativa politica sanitaria normata da una legge ad hoc, preceduta da consultazioni di esperti, per prevenire i difetti della spina bifida che arriva dopo un lungo percorso durato anni iniziato agli inizi del 2000, una decisione presa dopo una consultazione pubblica avviata agli inizi del 2019 per un rinforzo obbligatorio per prevenire almeno 200 nascite di bambini con tale malformazione congenita su 1000 gravidanze che ne sono affette in Gran Bretagna ogni anno. Il dipartimento della salute britannico raccomanda alle donne l’assunzione di 400mg di acido folico per almeno un mese prima del concepimento per tutto il tempo fino alla 12 settimana di gravidanza per prevenire il rischio della spina bifida ma molte, o per non essere informati o per dimenticanza, non prendono il supplemento.
Mary O’Connor nel suo articolo per la Bbc News del 21 settembre, Folic acid to be added to Uk flour to help prevent birth defects, spiega che c’è stato un vivace dibattito prima, durato anni, analizzando i benefici e i potenziali rischi. I benefici sono conosciuti mentre le preoccupazioni riguardavano il cancro al colon per l’eccesso di folati in coloro che già introducono nel proprio organismo la dose richiesta attraverso una normale dieta alimentare e in coloro che, in particolare gli anziani, nei quali il rinforzo di acido folico potrebbe dare il mascheramento dei sintomi di carenza di vitamina B12.
Il Comitato di Consulenza scientifica sulla Nutrizione, organismo di consulenza indipendente del governo – riporta O’Connor – ha affermato soddisfatto che queste preoccupazioni non hanno un’evidenza scientifica. Già dopo la seconda guerra mondiale la Gran Bretagna normò l’aggiunta di vitamine B, ferro, calcio, tiamina e niacina nella farina bianca.
Perché si decide per una fortificazione “obbligatoria” con acido folico?
Stefania Ruggeri del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, in un articolo del 2016 dedicato alla fortificazione alimentare pubblicato su Epicentro spiega come la fortificazione consiste nell’aggiunta di un nutriente o micronutriente, vitamina, minerale ad esempio, che ha un effetto benefico per la salute, ad un prodotto alimentare sia per migliorarne la qualità nutrizionale sia per aumentare i livelli di assunzione nella popolazione. Un esempio sono i prodotti per l’infanzia o salutari come i cereali arricchiti di minerali, vitamine e fibre. Sono scelte, strategie aziendali.
E poi che alla fortificazione detta volontaria, in quanto è una scelta da parte di un’azienda alimentare, regolamentata in Europa dalla legislazione del 1997 e del 2006 sull’aggiunta di vitamine, minerali e altre nutrienti ai cibi con limitazioni ed altri indicazioni, vi è quella obbligatoria, come il recente caso della Gran Bretagna, che risponde a specifico indirizzo politico sanitario per poter portare un beneficio di salute a tutta la popolazione dinanzi a carenze di micronutrienti.
Risale al 1998 negli Stati Uniti la prima fortificazione obbligatoria con acido folico delle farine di cereali; segnò un passo importante per la sua introduzione in altri Paesi. Rappresenta «in termini di sanità pubblica, una strategia in grado di ridurre i costi rispetto alla supplementazione vitaminica, con una rilevante efficacia pratica», spiega Ruggeri. Sono un’ottantina i Paesi in cui è introdotta la fortificazione obbligatoria con acido folico.
Nel 2000 in Europa Irlanda e Gran Bretagna sono i primi, spiega Ruggeri, ad iniziare il processo di valutazione per ridurre il rischio delle patologie dei difetti del tubo neurale, bloccato da un dibattito sui possibili rischi per l’eccesso di assunzione dell’acido folico sintetico. Esso verteva tra i rischi, quello di un possibile mascheramento della vitamina B12, che aveva comportato ad esempio negli Usa nel 5% di individui ultrasessantacinquenni elevati livelli di folatemia, iperomocisteinemia e bassi livelli di vitamina B12, elevato rischio di anemia e deficit cognitivo, e quello della presenza di acido folico non metabolizzato nel plasma ma non vi sono trovate finora correlazioni con l’anemia e disturbi cognitivi, e dell’aumento del rischio di recidive dei tumori del colon-retto.
Motivi questi avevano portato al Regno Unito a non accogliere il rinforzo obbligatorio, salutato da Morris J. Rankin J.et al. in uno studio del 2016 come un’opportunità persa, riportata nell’articolo sulla storia del dibattito sul rinforzo obbligatorio scritto dalla dietista C. Ruxton in Folic Acid fortification in the UK (2018, BDA UK): «Il fallimento per l’implementazione della fortificazione dell’acido folico… continua a causare interruzioni di gravidanze, nascite, morti neonatali e disabilità gravissima permanente nei bambini sopravvissuti».
La situazione in Italia
In Italia vi è la fortificazione volontaria degli alimenti con acido folico e segue la regolamentazione europea.
L’Istituto superiore di sanità promuove un uso consapevole e volontario del supplemento di acido folico nel periodo periconcezionale da almeno un mese prima fino ai tre mesi di gestazione.
La questione sull’adozione dell’alternativa rimane ancora aperta. Nel rapporto Istisan del Centro nazionale Malattie Rare dell’Iss (2013, 13/28), Prevenzione delle malformazioni congenite: attività del Network italiano promozione acido folico, Ruggeri S, Baldi F. et al. osservano che se da un lato la fortificazione volontaria «implica una scelta informata e consapevole del cittadino, al contrario della fortificazione obbligatoria in cui l’aumento dell’assunzione di un determinato nutriente avviene “inconsapevolmente”; per contro, i livelli di assunzione attraverso la fortificazione volontaria possono essere meno facilmente controllabili, perché esposti alle pressioni del mercato e difficilmente monitorabili». E gli stessi studiosi su benefici e rischi affermano che «le attuali evidenze scientifiche non sono ancora in grado di chiarire i complessi meccanismi di azione dell’acido folico si a per quanto riguarda gli effetti protettivi che quelli avversi; il ruolo duale dell’acido folico nei confronti del cancro sembra essere legato a tre variabili: la dose, la durata e la finestra dell’esposizione e le caratteristiche dei gruppi e/o dei soggetti esposti».
CCBYSA
(aggiornamento 22 settembre 2021 ore 14.42)