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La violenza sulle madri si ripercuote anche sui bambini che assistono: Il pronto soccorso, un osservatorio speciale?

29 Aprile 2022

Ogni maltrattamento violento che una donna subisce all’interno dell’ambito delle relazioni familiari dal proprio compagno o marito o da un ex acuisce ancor più quella ferita quando il gesto di ira e di odio oltre ogni ragionevole comprensione avviene dinanzi agli occhi ammutoliti dei bambini.

«Il Pronto soccorso pediatrico può rappresentare un osservatorio privilegiato per intercettare situazioni di violenza, ma anche una possibile sede per avviare eventuali interventi», propone il dottor Alessandro Amaddeo, dirigente medico di pediatria d’urgenza e pronto soccorso, che assieme ad un gruppo di esperti ha codiretto lo studio del Pronto soccorso pediatrico dell’Istituto di ricerca (Irrcs) materno infantile Burlo Garofalo. La pubblicazione è apparsa, aperta al pubblico, nella rivista European Journal of Pediatrics il 19 aprile 2022: Anastasia F., Wiel LC: et al., Prevalence of children witnessed violence in a peddiatric emergency department.

I ricercatori si sono proposti di mostrare l’incidenza di violenza assistita in una popolazione di bambini presenti in un pronto soccorso pediatrico durante l’indagine di esposizione tra le madri alla violenza intima da parte dei partner (Ipv) e di definire le caratteristiche della diade madre-bambino demografiche e cliniche.

L’indagine seppure limitata per una serie di motivi, tra i quali l’esiguo numero di riferimento a 212 coppie madre-bambino e la mancanza di una conferma diretta dai bambini perché l’indagine si è svolta mediante un’intervista alle loro madri e lo stato emotivo dei bambini al momento della dimissione dall’ospedale è stata valutata da medici con test a cieco sulla loro esperienza e senza l’uso di uno strumento validato, ha comunque fatto emergere per il 44% delle partecipanti la presenza di una violenza domestica assistita dai minori.

Non solo le madri manifestavano, a seguito dei maltrattamenti subiti, problemi di salute come stress, disturbi del sonno, incubi, stanchezza e affaticamento al risveglio, allucinazioni uditive, ma anche i bambini, vittime a loro volta dinanzi ai drammatici scenari che gli si presentavano ai loro occhi nei confronti di quella che è la loro madre, hanno dimostrato testati a cieco dai medici nel Pronto soccorso triestino di essere ancor più sofferenti per l’agitazione, l’ansia, l’aggressione e con disturbi del sonno.

Perché può essere importante un’osservatorio pediatrico?

«Aver subito una forma di violenza, diretta o assistita, durante l’infanzia o l’adolescenza, si associa ad un aumentato rischio di sviluppare problemi psicologici sociali, comportamentali e organici», afferma il dr Ammadeo. Fa presente che anche «studi scientifici sottolineano, poi, come l’esposizione a tale violenza in età pediatrica possa aumentare la probabilità di ricadere in comportamenti malsani e avere problemi di salute in età adulta».

E allora, conclude «indagare attivamente la presenza di esposizione alla violenza durante l’infanzia è quindi di primaria importanza per cercare di prevenire gli effetti negativi».

Da studi sulla salute delle donne, come viene fatto notare dallo studio pubblicato di Anastasia F. et al., i pronto soccorso sono i luoghi dove le vittime di violenza accorrono più speso per ricevere un’attenzione medica ed il pronto soccorso pediatrico è il luogo dove si recano con i loro figli in assenza del partner. Questo spiega perché il pronto soccorso può rivelarsi luogo per far coinvolgere la diade madre-figlio nelle indagini di ricerca secondo le guide internazionali di ricerca sulla violenza contro le donne e i bambini.

Pare che solo due studi prima di quello di Burlo, tra l’altro datati, 1999 Randell et al. e 2005 Newman et al., abbiano trattato l’argomento della violenza assistita dai minori effettuando una ricerca sulla violenza intima da parte dei partner (Ipv) nel contesto del dipartimento di emergenza pediatrico, trovandovi una prevalenza che variava dall’11 al 52%.

Alcuni cenni sullo studio di Burlo

Dallo studio osservazionale trasversale che è stato condotto nel periodo della pandemia, da febbraio 2020 a gennaio 2021, è emerso dalle 212 madri partecipanti, sottoposte ad un questionario che includeva l’utilizzo del Woman Abuse Screening Tool (Wast), validato a livello internazionale per mostrare un abuso fisico, psicologico e sessuale dal partner negli ultimi 12 mesi, e richiedeva informazioni sulla salute, 93 madri sono risultate positive al test Wast; la maggior parte erano italiane (71%), avevano un livello inferiore di istruzione, con una disoccupazione elevata e povertà alle spalle.

I bambini delle madri positive al test Wast hanno mostrato un maggiore stato emotivo-psicologico anormale (38%) e disturbi del sonno (27%).

La pandemia che non ha permesso un accesso libero negli ospedali ha però consentito che le madri potessero accompagnare i loro figli senza il partner e partecipare alla ricerca. Viene fatto notare che nessuna si è rifiutata di prendere parte alla ricerca e di evadere il questionario.

Si citano anche altri studi che evidenziano come assistere ad una violenza della madre da parte del partner (Ipv) non ha solo effetti sullo stato di salute del bambino e sul suo sviluppo cognitivo e socio-emotivo ma produce effetti negativi sul comportamento e sulle relazioni sociali che si risentono nella vita adulta. C’è il rischio, come viene sottolineato, da parte dei minori purtroppo di imitare l’aggressività e di cadere vittime di violenza nella loro vita.

Pandemia e violenza di genere

Le misure ristrettive intraprese con la pandemia hanno reso accentuato ancor più il fenomeno di violenza tra le mura domestiche.

Secondo i dati dell’Istat del 13 maggio 2020 che ha analizzato la violenza sulle donne al tempo del Covid-19, tra marzo e aprile 2020 si è avuto un forte aumento delle richieste di aiuto tramite il numero antiviolenza 1522 rispetto allo stesso periodo nel 2019. Tuttavia l’Istat premette che non si sa se si tratti di un aumento della violenza subita oppure di una forte campagna di sensibilizzazione che ha portato donne a voler uscire da una violenza pressante o ad utilizzare strumenti per chiedere un sostegno.

Una valutazione cauta sulle motivazioni va anche per le denunce ricevute dalle forze di polizia nel mese di marzo 2020 – solo un mese – per percosse, lesioni e maltrattamento che sono diminuite rispetto allo stesso periodo nel 2019. Potrebbero essere inferiori proprio a causa del lockdown in cui c’è stata maggiore sofferenza per le donne.

Dai dati Istat il 93% dei casi segnala che la violenza avviene tra le mura domestiche e il 64% riporta anche casi di violenza assistita.

Il trauma cranico dovuto ad un abuso sui minori è una delle forme più serie di abusi dei bambini di età inferiore ad un anno ed è la causa principale di morte per i bambini sotto i due anni. L’ematoma subdurale che avviene all’interno della scatola cranica è presente nell’89% dei casi di trauma cranico e rappresenta una delle maggiori manifestazioni cliniche oggettive e specifiche di diagnosi di abuso sui minori.

Uno studio francese di Fiorella Caron, Pierre Tourneux et al. in Incidence of child abuse with subdural hemorrhage during the first year of the covid-19 pandemic: a nationwide study in France (17 march 2022 in EJP) ha effettuato una ricerca sul possibile impatto del primo anno di Covid-19 sull’incidenza di ammissioni ospedaliere per abusi sui minori con ematoma subdurale tra gennaio 2018 e dicembre 2020 comparandoli con i valori 2018 e 2019. Non si è rilevato una significativa differenza nel numero di ammissioni ospedaliere dovute ad abusi sui minori o ematoma subdurale + abuso sui minori tra il 2020 e gli anni precedenti 2018/2019.

Oms: violenza assistita

Si tratta di una forma di abuso di minori quando un bambino fa esperienza di un maltrattamento contro un genitore, un membro della famiglia, un caregiver; può essere diretta se il maltrattamento si svolge dinanzi al bambino, o indiretta quando il bambino è consapevole del maltrattamento e ne percepisce gli effetti psicologici, fisici, cronici e acuti.

Per essere riconosciuta la violenza assistita dai minori deve essere confermata dall’esposizione della madre ad una violenza intima da parte del partner (Ipv). L’Oms la definisce: «comportamento all’interno di una relazione intima che causa danno fisico, sessuale o psicologico, inclusi atti di aggressione fisica, coercizione sessuale, abuso psicologico e comportamenti di dominio» commessi da un partner precedente o attuale.

Secondo un rapporto sulla prevenzione della violenza dell’Oms nel 2014, riportato nello studio di Burlo, una donna su tre è soggetta a Ipv e si stima che tra i bambini che vivono in ambienti in cui la violenza Ipv accade per l’85% si tratta di violenza assistita e fino a metà sottoposti a forme di abuso diretto per la maggior parte ad opera del padre o di qualunque altro membro maschile della famiglia.

redazione Bioetica News Torino