Il digitale può favorire il benessere sociale e l'inclusione, ma non deve diventare un fine. È importante mantenere un atteggiamento critico e porsi domande sulla trasformazione digitale, soprattutto sul controllo da delegare alle tecnologie. Solo così il cambiamento sarà un'opportunità positiva per la società.
L’etica, secondo una recente definizione del Dizionario Zingarelli, è la branca della filosofia che si occupa del costume, ossia del comportamento dell’uomo di fronte ai concetti di bene e male. In senso più ampio, per morale si intende quel complesso di norme che identificano un preciso atteggiamento nella vita di relazione con riferimento ad una particolare epoca storica. I tempi che stiamo vivendo si presentano estremamente complessi e, quindi anche i costumi risultano particolarmente diversificati. Da un lato il multiculturalismo e il pluralismo religioso, dall’altro l’affermarsi progressivo della tecnologia a cui l’avvento dell’Intelligenza artificiale ha dato un’ulteriore e significativa accelerazione. Le sfide etiche, ovvero declinare l’agire umano in un contesto così frammentato ed in rapido divenire, si presentano ardue e di difficile definizione. Tuttavia un punto fermo, oltre il contingente, deve però essere la consapevolezza del rispetto della dignità e del valore della vita umana. Soltanto a queste condizioni si può parlare di progresso, veramente intelligente…
Enrico Larghero
La tecnologia è utile quando risponde al nostro bisogno più umano. La rivoluzione digitale e l’intelligenza artificiale stanno trasformando la vita quotidiana, modificando il modo in cui interagiamo e le nostre relazioni. Ma di fronte a questo cambiamento, la riflessione sul futuro diventa indispensabile: cosa significa essere umani in un’epoca dominata dalla tecnologia?
L’uso della tecnologia ha mostrato anche il lato oscuro dell’ingegno umano, come l’applicazione delle scoperte scientifiche in ambito militare, dai droni alle mine antiuomo. È quindi essenziale orientare la ricerca verso la vita, non verso la distruzione e la morte.
La tecnologia, intrecciata alla vita umana, richiede un dialogo etico tra scienziati e ricercatori di diverse nazionalità, culture e fedi religiose. Solo un approccio condiviso può mettere la scienza al servizio della vita e avere un impatto positivo sulla società e sull’ambiente. Lo sviluppo sostenibile è fondamentale per migliorare sanità, educazione, uguaglianza sociale e tutela ambientale.
L’AI pone nuove sfide per la governance, data la complessità della convivenza umana, della natura della società e delle relazioni umane. La tecnologia può essere un’estensione dell’essere umano, come dimostrano i progressi della medicina, con la chirurgia a distanza e i sistemi come Babylon, che forniscono consulenze mediche virtuali.
Emerge anche il tema della roboetica: dagli umanoidi di Hiroshi Ishiguro, che replicano le caratteristiche umane, ai robot per anziani che creano legami affettivi (Kojiro Honda e Takanori Shibata che parlano di Techno-Animismo). Il confine tra uomo e macchina si fa sfumato (Kizito Kiymba).
Le tecnologie come l’impianto cerebrale N1 Link o la guida autonoma sollevano questioni di responsabilità, privacy e sicurezza. Luciano Floridi afferma che la responsabilità delle decisioni resta sempre umana, e non c’è differenza tra un sistema di intelligenza artificiale avanzato e un elettrodomestico. In quest’ottica, l’etica “by design” diventa un principio fondamentale.
La tecnologia ci costringe a ridefinire il nostro rapporto con la natura, l’etica e il diritto. Da un lato, si pone la questione del “criterio naturale” come fondamento della morale e del diritto, che alcuni vedono derivare da una legge naturale o divina. Tuttavia, come suggerito da Papa Francesco in Amoris Laetitia, la moralità può avere interpretazioni diverse secondo le culture. La storia e il contesto influenzano ciò che consideriamo morale, rendendo la moralità un processo dinamico e non assoluto.
L’umanesimo scientifico è cruciale per costruire una relazione equilibrata tra uomo e natura. Riflettere sul futuro e sulle nostre responsabilità richiede un approccio umanistico alla ricerca scientifica, che dia senso anche alle tecnologie più avanzate.
Questo approccio transdisciplinare richiede una riflessione condivisa e l’elaborazione di un manifesto etico che metta al centro l’essere umano e i suoi diritti. Hans Jonas ha parlato di responsabilità verso le generazioni future. È necessario riconoscere che il ritmo dell’evoluzione tecnologica è molto più rapido rispetto a quello biologico.
L’Unione Europea ha delineato un percorso per un’Intelligenza Artificiale etica, un approccio basato su principi come legalità, eticità e robustezza, e quattro principi etici fondamentali: rispetto dell’autonomia umana, prevenzione dei danni, equità ed esplicabilità. Anche l’Italia si è allineata a questi principi.
La Rome Call for AI Ethics è un manifesto per promuovere un approccio etico all’intelligenza artificiale, firmato il 28 febbraio 2020 (presso la Pontificia Accademia per la Vita – in Vaticano). Mira a garantire che l’IA rispetti la dignità umana e benefici tutta l’umanità, basandosi su sei principi fondamentali: trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, affidabilità, e sicurezza e privacy. L’obiettivo è un’innovazione guidata dall”’etica by design”, con attenzione ai più vulnerabili. Afferma che l’intelligenza artificiale offre potenzialità, ma solleva sfide etiche legate alla protezione della vita e alla giustizia sociale. Tre sono le aree di impatto: etica, educazione e diritti.
Papa Francesco ha introdotto il concetto di “algoretica”, un approccio etico all’interazione tra esseri umani e macchine, basato su dignità, giustizia, sussidiarietà e solidarietà. L’algoretica punta a integrare principi etici nelle tecnologie digitali, mantenendo il primato dell’uomo sull’IA e promuovendo una responsabilità collettiva e un progresso tecnologico etico.
In conclusione: anche nel futuro tecnologico avanzato, restano sempre le stesse domande fondamentali: quali certezze abbiamo? Come dialogare insieme? Quale futuro ci attende?
Il digitale può favorire il benessere sociale e l’inclusione, ma non deve diventare un fine. È importante mantenere un atteggiamento critico e porsi domande sulla trasformazione digitale, soprattutto sul controllo da delegare alle tecnologie. Solo così il cambiamento sarà un’opportunità positiva per la società.
Santo Lepore
© Bioetica News Torino, Aprile 2025 - Riproduzione Vietata