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96 mag-giu 2023
Speciale Bioetica e Arte

La società riflessa nei capolavori della letteratura italiana e straniera Tematiche etiche

Introduzione

Nell’incontro dell’aprile 2022, in occasione del primo Corso di aggiornamento per docenti di Religione della diocesi torinese sul rapporto tra la Bioetica e l’Arte, avevo parlato di bioetica usando come lente di ingrandimento il teatro, inteso come “un efficace mezzo di educazione” per l’individuo, capace di aiutare chi lo ama a crescere, a sviluppare i propri talenti e a prendere parte alla vita sociale in modo attivo e continuativo. 

Il teatro, quindi, visto come una grande possibilità di approfondire sia la conoscenza su se stessi sia quella sulla realtà che viviamo ogni giorno. Un formidabile strumento di riflessione autonoma ed eteronoma, che per funzionare ha bisogno solo di due motori, una persona che racconta una storia ed un’altra che sia disposta ad ascoltarla.

Quest’anno, riprendendo i temi dell’incontro del 2022, ho voluto concludere il viaggio allora intrapreso rivolgendo l’attenzione agli spunti di riflessione etica che offre quella che spesso è la fonte primaria di ispirazione per i grandi autori teatrali, ovvero la letteratura. Il legame fra queste due straordinarie forme d’arte è innegabile e, come scrisse Nicolas Gomez Davila, «il teatro vive solo quando appartiene alla letteratura» cosicché spesso teatro e letteratura si confondono l’una nell’altra e grandi opere letterarie si trasformano in mirabili spettacoli teatrali e viceversa.

Che rapporto c’è fra l’etica e la narrazione letteraria?

A prima vista sembrano due termini non confrontabili tra loro: la prima fa della razionalità il suo strumento di indagine più importante per arrivare a quelle verità universali su cui si costruisce nel bene e nella virtù la vita di noi esseri umani; la seconda sublima la libertà dell’invenzione artistica, che mal sopporta i limiti troppo angusti che vengono imposti da un uso neutro e spersonalizzante della ragione.

Il punto di contatto può essere trovato quando la narrazione letteraria è finalizzata a giustificare la validità morale e, appunto, etica di determinate scelte. Il vero significato di una singola azione non può mai essere disgiunto dalla storia da cui quell’azione scaturisce. Ecco perché la narrazione letteraria diventa necessaria per vedere sotto una nuova luce questioni sociali che rappresentano i temi fondamentali per la bioetica di oggi, vedi il rapporto che gli uomini hanno con i diversi momenti della propria vita, con la natura e con una scienza che appare sempre più disumana nel suo sviluppo.

Questi temi spesso sono affrontati dalla trattatistica scientifica in modo troppo freddo e distaccato, mentre l’empatia e la creatività dei grandi scrittori ci può permettere una riflessione bioetica che davvero sia coinvolgente e viva nella nostra coscienza morale.

Cosa ci raccontano, come ci interpellano le letture?

Partendo da questi presupposti teorici, gli autori che ho proposto nel corso delle letture sono stati tutti, ognuno a suo modo, fortemente esemplificativi. Pirandello innanzitutto, che seppe vedere nella natura l’unico spazio possibile in cui l’uomo del Novecento può cercare di ritrovare, almeno in parte, l’unità della propria coscienza, contaminata da una realtà circostante dominata dal caos. Poi Prevért e Shakespeare, sublimi cantori di quell’amore che per gli esseri umani è  forza intrinseca, «capace di arricchire la vita verso tutte le altezze e tutte le profondità», come scrisse il grande romanziere Franz Kafka. Ed espressione profonda di amore sono i legami familiari, i bambini, i genitori e in tal senso va letta la scelta di autori come Tagore, Pascoli, Sbarbaro che nella famiglia videro il cuore pulsante di ogni comunità umana e come tale la vollero celebrare. 

La narrativa e le sfide bioetiche

Sempre affidandosi alla creatività di grandi scrittori ho poi affrontato altri temi fondamentali per la bioetica di oggi. Sulla clonazione e sui suoi rischi ho letto alcune pagine del romanzo del premio Nobel Kazuo Ishiguro, dove si immagina un terribile futuro in cui cloni umani verrano usati come pezzi di ricambio, pur avendo sentimenti ed aspirazioni pari a quelli dei loro modelli umani.

Sul rapporto fra scienza e coscienza morale ho letto scritti di Oriana Fallaci e di Italo Svevo, quest’ultimo per la sua previsione distopica della creazione di un terribile ordigno finale che distruggerà il nostro pianeta, partorito da uno sviluppo tecnologico della società umana contemporanea che non sa più imporsi nessun limite etico e morale.

Le ultime letture scelte sono state infine dedicate all’etica di fine vita, dove il problema drammatico che si pone è quello di riconoscere sempre, in qualunque condizione ci si trovi, il giusto peso alla vita, rispettando quei valori che la fede e la speranza dovrebbero rendere ineludibili negli esseri umani. Gli autori scelti sono stati di nuovo Pirandello poi Foscolo, Levi e Sartre.

Conclusione

Sono così giunto alla fine del viaggio intrapreso. La speranza è quella di aver trasmesso, a chi ha ascoltato, la convinzione che oggi sia necessario, anzi vitale, che gli uomini ritrovino, al di fuori ma anche dentro loro stessi, antichi equilibri che un tempo regolavano con armonia la loro esistenza terrena, ad esempio il rispetto per l’ambiente, per smettere di martirizzare il nostro pianeta senza alcun sentimento di lungimiranza per le future generazioni.

Bisogna poi tornare ad avere fiducia in una scienza che sia strumento di benessere e non di distruzione per la comunità e, su un piano più strettamente sociale, è necessario che alla famiglia venga restituito quel ruolo di perno della società che un tempo le era universalmente riconosciuto. 

Sono mete ambiziose da perseguire, certamente, ma anche possibili, se gli esseri umani utilizzeranno in tal senso l’arma più potente che hanno a loro disposizione, quella dell’amore reciproco, del vivere non esiliati sulle torri d’avorio dei loro piccoli interessi personali. L’ amore è l’unico vero strumento che hanno gli uomini per ritrovarsi e, in tal senso, non serve la scienza e nemmeno serve la religione dei libri. Se vogliamo tornare a pensarci come l’espressione più alta della creazione, l’acme del progetto divino, dobbiamo amarci l’uno con l’altro, essere solidali, sentirci accomunati da un medesimo destino d’amore e di reciproca comprensione.

© Bioetica News Torino, Giugno 2023 - Riproduzione Vietata