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La sindrome infiammatoria dei bambini con Covid-19 è diversa dalla malattia di Kawasaki: Lo studio internazionale “Cactus” del Bambino Gesù di Roma

07 Settembre 2020

Nel picco pandemico si era riscontrato nelle regioni italiane più colpite da Covid-19 bambini che presentavano sintomi infiammatori consistenti in febbre persistente, eruzione sulla pelle (rash) dovuto a dolori articolari e addominali con diarrea, miocardite e in misura minore ai polmoni. Pubblicazioni europee e nordamericane avevano osservato come tale sintomatologia avesse caratteristiche simili alla malattia rara di Kawasaki e si è sentita la necessità di maggiori approfondimenti da parte della comunità medico scientifica nazionale e internazionale. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ( ECDC) pubblicava sull’argomento un Rapid Risk Assessment (15 maggio 2020) dichiarazione sulle evidenze pro e contro l’associazione tra sindrome infiammatoria acuta multisistemica in età pediatrica e infezione da Sars-CoV-2, e anche l’Istituto Superiore di Sanità – Ministero della Salute dava alcune Indicazioni ad interim (21 maggio 2020) del gruppo di lavoro sulle malattie rare, su malattia di Kawasaki e sindrome infiammatoria riscontrata nei bambini e adolescenti in uno scenario di Covid-2.

L’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma specializzato nelle malattie rare aveva riscontrato che i sintomi pur essendo simili «non sembravano riferibili alla malattia di Kawasaki» per caratteristiche cliniche e degli esami del sangue. La malattia di Kawasaki non si presenta quasi mai sopra i sei anni, a differenza della malattia iper-infiammatoria riscontrata che si manifesta in due gruppi di età, uno sotto i tre anni e l’altro sopra i 7 anni; poi i bambini con l’iper-infiammazione non presentano a differenza degli altri affetti da Kawasaki i segni caratteristici lingua a fragola, congiuntivite e tumefazione dei linfonodi del collo; infine questi bambini con iper-infiammazione non rispondevano alla terapia delle immunoglobuline endovena invece molto efficace nella malattia di Kawasaki. Allora, l’Ospedale Gesù Bambino, era il 30 aprile scorso, comunicava il rischio di setticemia a cui potevano andare incontro questi bambini se si aggravava la loro situazione raccomandando di chiamare subito il pediatra valutando l’opportunità di un trasporto in ospedale, rassicurando una guarigione senza problemi con la cura farmacologica (cortisone e farmaci antiinfiammatori come il biologico interleuchina-1).

A distanza di pochi mesi da allora la rivista scientifica Cell pubblica lo studio imunologico, CACTUS, nei bambini affetti da Covid, del Bambino Gesù di Roma con il Karolinska Institutet di Stoccolma sulla scoperta del meccanismo scatenante la «grave risposta infiammatoria nei bambini con Covid-19, inizialmente confusa con la malattia di Kawasaki». La sindrome infiammatoria sistemica scoperta si chiama MIS-C (Multisystem Inflammatory Syndrome in Children), dall’identificazione del profilo immunologico si è passato a riconoscere il funzionamento, aprendo, come prefigura lo stesso Ospedale della Santa Sede, la strada a test specifici per la diagnosi precoce e a trattamenti mirati. Lo studio, di cinque giorni fa, è intitolato The Immunology of Multisystem Inflammatory Syndrome in Children with COVID-19 (3 settembre 2020).

Il gruppo di ricercatori, a cui hanno partecipato quello di Pediatria generale specializzato sulla malattia di Kawasaki, di Imunologia clinica e Vaccinologia del Dipartimento  Pediatrico Universitario Ospedaliero, ha coinvolto 101 bambini di cui 13 con Covid che hanno sviluppato la forma multisistemica infiammatoria, 41 con Covid, 28 con patologia di Kawasaki insorta nel periodo pre-Covid e 19 sani.

L’individuazione di diversi indicatori tra le due patologie ha consentito il disvelamento dei meccanismi immunologici che in futuro porterà ad una diagnosi cert a e precoce mediate specifici test di laboratorio. Il monitoraggio dei linfociti T (sottotipo di globuli bianchi interessati alla difesa dell’organismo) con funzione immunitaria alterata rispetto agli altri bambini con malattia di Kawasaki, consentirà di diagnosticare in modo precoce i pazienti che sono a rischio di sviluppo della forma MIS-C.

«Questi risultati rappresentano un’importante scoperta anche per scegliere in maniera più accurata e basata su evidenze scientifiche i protocolli per la cura dell’infiammazione sistemica correlata all’infezione da SARS-CoV2 e malattia di Kawasaki», afferma il dottor Paolo Palma, responsabile di Immunologia Clinica e Vaccinologia del Bambino Gesù e dello studio. Viene consigliato di trattare con immunoglobuline ad alte dosi per limitare l’effetto degli autoanticorpi, con anakinra (un principio attivo immunosoppressivo che blocca i recettori dell’interleuchina-1) e con cortisone i bambini con MIS-C in una fase precoce per bloccare l’infiammazione secondaria a danno dei vasi.

Redazione Bioetica News Torino