La Bioetica approfondisce, tra gli altri, il tema della responsabilità.
A questo proposito, Hans Jonas pubblicò un saggio intitolato Il Principio Responsabilità (1979). Volendo compendiare in una frase il pensiero dell’autore potremmo affermare che l’uomo, ogni volta che decide, dovrebbe tenere in considerazione le conseguenze future che discenderanno dalla sua decisione. Jonas, nello sviluppo del suo saggio, applica questo principio alle tematiche dell’Ecologia e della Bioetica.
Volendo proseguire la riflessione di Jonas potremmo affermare che oltre a esistere una responsabilità “di scegliere” ne esista anche una “di non scegliere”. Molte volte, decidendo di non scegliere, ci si assume un’enorme responsabilità.
Volendo trarre alcune massime da quanto si è detto finora potremmo affermare che:
- adoperare delle scelte che non siano bioeticamente orientate è condannabile;
- altresì non scegliere è condannabile quando da ciò derivano delle conseguenze nefaste.
Immagino che proprio a partire da una riflessione simile i nostri Padri Costituenti arrivarono a sancire che l’esercizio del voto è un dovere civico.
Se è vero che non votare equivale a non scegliere, è altresì vero che il non voto porta comunque alla formazione di una classe dirigente la quale, poi, sarà chiamata a prendere delle decisioni che avranno, inevitabilmente, delle ricadute sul futuro.
Quindi, ogni elettore che viva in un paese democratico dovrebbe votare proprio a partire dalla considerazione che la sua decisione avrà, di certo, delle conseguenze per il futuro suo e della sua comunità.
La motivazione che mi ha portato a riflettere su questo argomento è legata alle imminenti elezioni americane. Gli statunitensi, che saranno chiamati al voto a novembre, si attestano tra gli elettori meno attivi al mondo1. Questo è preoccupante, soprattutto se si considera che il loro voto concorre alla designazione di una delle figure apicali nello scacchiere internazionale.
Ragionando, quindi, sulla figura dell’astenuto possiamo affermare che il suo comportamento è censurabile sia da un punto di vista bioetico sia da un punto di vista giuridico (seppure il non voto non produce delle conseguenze legalmente rilevanti).
Volendo consegnare una “bussola” che indirizzi bioeticamente l’esercizio della cittadinanza condivido qui di seguito alcuni quesiti che ogni cittadino che vive in un paese democratico dovrebbe porsi.
I cittadini per dirsi tali hanno dei doveri? E se non li rispettano? Che mondo si può costruire se si tende all’indeterminazione metafisica assoluta? Si può vivere in assenza di regole e di limiti?
Riflettendo sui suddetti quesiti, emerge un quid che riguarda la natura umana da sempre. Ovverosia la distinzione tra libero arbitrio e libertà assoluta.
Le democrazie nascono nel tentativo di valorizzare il libero arbitrio degli individui, ovverosia la possibilità di adoperare delle scelte seppure all’interno di un quadro di vincoli e di responsabilità. Per questa ragione esistono: la Morale, la Bioetica e il Diritto.
Molto spesso, però, la democrazia tende a degenerare a causa del dilagare di un soggettivismo anarchico che tende ad affermare l’assenza totale di qualsiasi vincolo.
Ma senza doveri e senza limiti non esisterebbero più la società e la democrazia.
A questo punto, si può comprendere come la responsabilità di (non) scegliere sia determinante. Se vogliamo evitare di ricadere in uno stato di bellum omnium contra omnes siamo chiamati ad assumerci la responsabilità di decidere.
Il messaggio che emerge è chiaro: per mantenerci liberi dobbiamo assumerci la responsabilità di scegliere.
1. Si veda in tal senso: Janell Ross (Washington Post), Come mai l’affluenza è bassa negli Stati Uniti?, in il Post, 13.05.2016, <www.ilpost.it/2016/05/13/affluenza-elettorale-stati-uniti/> (ultima visita: 01.10.2024)
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