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111 Aprile 2020
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La One Health, il capitalismo, la politica

In breve

La one health e il capitalismo rappresentano due facce della stessa medaglia. La società di oggi, infatti, vive una realtà divisa tra la necessità, urgente, di mettere in campo strategie, concrete, di salvaguardia dell’ambiente, della salute collettiva (umana ed animale) e la concretizzazione di mentalità e comportamenti, che vanno nella direzione opposta. Il tutto si complica, drammaticamente, quando, in questo contesto, si aggiunge la volontà di inserirsi nel contesto politico, ad esempio di ricchi imprenditori.

One health

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità l’approccio “One Health” è il percorso ideale per raggiungere la salute globale.

In brevissima sintesi questa filosofia dice che tutto è inter-connesso. La salute umana ed animale e l’ambiente nel quale esse si sviluppano, rappresentano un insieme, le cui parti costituenti sono imprescindibili l’una dalle altre e che, eventuali mutamenti di una delle parti, si riflettono inevitabilmente sulle altre.

Per rendere concreto questo concetto basti pensare al fatto che gli animali e le piante (comprese, ovviamente, le piante da frutta e le verdure) si sviluppano e crescono a stretto contatto con la natura: quindi se l’ambiente è inquinato questo si ripercuote sulla salute dell’animale e sulla qualità dei vegetali. L’uomo si inserisce in tutto questo trasversalmente: sia attivamente che passivamente. Passivamente quando subisce l’inquinamento a livello, ad esempio, alimentare e dell’ambiente in cui vive: tutta l’alimentazione dell’uomo, infatti, è derivata dagli animali e dai vegetali che, se precedentemente, erano inseriti in un ambiente inquinato, di certo non potranno che avere effetti venefici sulla salute dell’uomo che, a sua volta, vive nell’ambiente, il cui inquinamento produce effetti negativi sulla sua salute. Attivamente, invece, quando è l’uomo stesso che produce inquinamento: tutte le attività produttive dell’uomo hanno un impatto sull’ecosistema (anche se di consistenza variabile). A completare il quadro si devono, necessariamente, ricordare le infezioni (tra animali, tra uomini e tra animali e uomo); le implicazioni sull’uomo dell’uso veterinario degli antibiotici e di altri farmaci; i processi di trasformazione e manipolazione industriale degli alimenti; l’uso di sostanze a scopo disinfestante in agricoltura; lo sfruttamento incontrollato delle risorse naturali e l’urbanizzazione sfrenata.

Il capitalismo

Secondo il vocabolario Treccani, questo termine venne originariamente coniato dalla critica socialista ma in seguito accolto dalla scienza e dalla storiografia economica. Questa parola indica quel sistema socio-economico, maturato nell’800 che si caratterizza del largo uso, nelle produzioni, di capitali privati al fine di poter reinvestire, in successivi cicli produttivi, ciò che risulta eccedente nei precedenti, anziché destinarlo al consumo. Viene inoltre posta, nella definizione, una separazione tra la classe che possiede i capitali dalla classe dei lavoratori. 

Una produzione è la realizzazione di qualcosa a partire da qualcos’altro: una o più materie prime, lavorate e combinate, in modo da produrre ciò di cui si occupa quella data azienda (o parte di esso se si allarga la visione e si pensa a tutto l’indotto che c’è dietro le grandi aziende); le materie prime sono le risorse (che ad un qualche livello produttivo, sono per forza di origine naturale). Le risorse sono per definizione limitate. Molte risorse naturali sono situate in paesi sottosviluppati, dove costa pochissimo estrarle perché la manodopera costa molto meno (a volte quasi niente), rispetto ai paesi sviluppati e perché ci sono probabilmente consistenti tagli dei costi legati, ad esempio (ma non solo), alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Inoltre, se si pensa all’Africa, la situazione geopolitica diffusa nel continente è talmente instabile che viene favorito questo tipo di approccio. Quindi abbiamo le risorse a basso prezzo. 

L’epoca storica che viviamo è caratterizzata, inoltre, dalla crisi del lavoro: il lavoro fisso è spesso un sogno che si realizzerà molto tardi nella vita o mai. Le persone, spesso, accettano lavori brevi e mal pagati pur di guadagnare denaro per poter far fronte alle necessità proprie e della propria famiglia (per poi “stupirsi” a livello politico/mediatico che ci sia la denatalità, N.d.A.). Spesso le carenze di personale vengono colmate da catene produttive automatizzate. Quindi abbiamo il personale a basso costo e dove possibile si fa in modo che non serva.

Restano i costi legati alla sicurezza sui luoghi di lavoro e alle norme antinquinamento, la cui riduzione in questo caso è semplice, forse più dei casi precedentemente illustrati: si sposta l’azienda in luoghi cui le norme siano meno stringenti; in molti casi questi luoghi sono paesi poveri dove la manodopera costa di meno di quella che costa meno nei paesi sviluppati e c’è maggiore “tolleranza” relativamente all’inquinamento. Quindi abbiamo la riduzione dei costi legati alla sicurezza e all’inquinamento: rimangono da pagare le bollette.

È chiaro si tratti di un ragionamento stringato ai minimi termini e sicuramente non accurato, ma restano gli spunti di riflessione.

La One Health, il capitalismo, la politica: una riflessione bioetica.

Ora riflettiamo sulle implicazioni e sulle conseguenze che potremmo avere, nel momento in cui, persone con interessi finanziari di una certa rilevanza, decidano di inserirsi nel contesto politico ad alto livello.

Sicuramente la loro campagna elettorale ammiccherebbe agli altri imprenditori e giocherebbe sull’idea delle persone che riusciranno a risollevare le sorti del paese rendendolo florido, come hanno fatto con le loro aziende. Va fatta una considerazione fondamentale: un’azienda,  ha una mission ed una vision univoca dettata dall’alto, ha dei processi interni sicuramente molto snelli (o “lean” come si dice oggi in ambito manageriale) ma volti esclusivamente a raggiungere lo scopo per cui è nata, e ha dei dipendenti orientati al raggiungimento del medesimo scopo, pena il fallimento dell’azienda e la perdita del posto di lavoro;  mentre un paese non ha nessuna mission né vision, i  “processi”  si chiamano dinamiche socio-culturali e sono infinite (letteralmente) e tutt’altro che snelle; ha dei cittadini, orientati al raggiungimento dei propri obiettivi che non riescono, molto spesso, a scorgere “il perché” della maggior parte delle cose che gli vengono calate dall’alto in quanto molto concentrati su se stessi; convivono persone con patrimoni economici di consistenza molto variabile, con livelli culturali e scolastici davvero ampi, con sensibilità e attenzione alle cose dei gradi più disparati. Amministrare l’una o l’altro può, dunque, risultare estremamente diverso.

Parliamo delle implicazioni. Porre al potere delle persone che hanno interessi finanziari rilevanti pone un problema etico (e bioetico) di una certa rilevanza. Se il giocatore, infatti, è anche colui che fa (o può cambiare) le regole del gioco allora diventa piuttosto probabile che queste regole finiscano per agevolare il giocatore stesso. Le implicazioni sono quindi individuabili nell’occasione, nell’opportunità di agevolare le cose: le proprie cose. Cosa c’entra la One Health, quindi? C’entra nelle conseguenze. Sarà facile abrogare quella normativa scomoda, si potranno abolire le contrattazioni con le parti sociali, si potranno incrementare le tasse che peseranno sulla concorrenza, si potrà chiudere (o dire che nel paese in questione non ha valore) quell’organizzazione/agenzia non governativa che darà istruzioni in caso, ad esempio, di emergenze sanitarie o socio-sanitarie che risulteranno scomode, in senso economico, per le aziende (e quindi per l’imprenditore in questione) e così via.

Allora quale scenario si verrà a delineare? Uno scenario nel quale basterà negare (autorevolmente) un fatto od un evento o una serie di fatti ed eventi per poterli mettere da parte e impedire che limitino gli introiti aziendali.

Lo scenario sarà quello di una società con gli equilibri spostati stabilmente ed irreversibilmente verso il profitto, dove non ci sarà più alcun interesse a salvaguardare l’ambiente, la salute dell’uomo, degli animali e delle colture; perché non sarà vero che il clima sta cambiando, che l’aria, la terra e l’acqua sono inquinati, che  moltissime specie animali sono estinte o prossime all’estinzione (con gravi ripercussioni sulla biodiversità), che fra qualche decennio non avremo più antibiotici con cui curarci, che le pandemie esistono così come esistono i morti che provocano, che l’acqua scarseggia e che, ben presto, non ci saranno più risorse sufficienti a sostenere i cicli di produzione di ciò che sarà, quantomeno, necessario. 

Inoltre aumenteranno le ricchezze, in mano a pochi, ma aumenterà la povertà degli altri: moltissime persone avranno sempre meno risorse da destinare all’acquisto di cibo di buona qualità, alla salubrità degli ambienti in cui vivono, all’istruzione e alla salute (soprattutto nei paesi in cui la salute è un lusso che va pagato). Uno scenario distopico che potrà cambiare solo nel momento in cui cambieranno le premesse e il contesto generale e si alzerà lo sguardo cogliendo, in anticipo, le conseguenze di domani delle decisioni prese oggi.  

Nel frattempo si potranno mettere in pratica piccole azioni quotidiane: la riduzione degli sprechi a livello famigliare nei consumi di corrente elettrica, riscaldamento e acqua, differenziare i rifiuti, prediligere alimenti non processati industrialmente e molte altre che sono ben note a tutti. Probabilmente questi piccoli gesti avranno, complessivamente, un’incidenza bassa ma, forse, se ripetute nel tempo, da più persone possibili, modificheranno i nostri schemi mentali e diventeranno radicati al punto da essere la normalità. Sicuramente la famiglia può essere la scintilla del cambiamento, che potrà, poi, propagarsi a tutti i livelli: bisogna educare i nostri figli al rispetto, profondo, del nostro prossimo, dell’ambiente, degli animali, alla salvaguardia della salute attraverso uno stile di vita salubre, a mettere impegno, ed amore, nelle cose che facciamo ed essere per loro esempio di tutto questo. 

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