Un’arguta analisi del presente da parte del filosofo Byung-Chun Han
Con il termine “narrazione” si intende, nel contesto della filosofia postmoderna, l’insieme di tutte le filosofie, ideologie, espressioni del sentimento e delle culture religiose che hanno caratterizzato la storia dell’uomo nel corso della sua evoluzione.
Nell’alveo dei pensatori collocabili in questa corrente di pensiero è possibile distinguere due tipologie: quelli che vedono nel mondo postmoderno uno scenario nel quale è impossibile continuare a parlare di “narrazioni” coerenti e stabili, e coloro che invece propongono una situazione di continuum, dove però il modo di proporre e intendere il concetto di narrazione è notevolmente mutato, tanto da presentare forme e strutture le quali, pur non essendo narrazioni veri e proprie (sovrastrutture, per usare il linguaggio di Marx) vorrebbero prenderne il posto, ma senza essere più narrazioni nel senso tradizionale del concetto.
Il nuovo lavoro del prolifico filosofo tedesco – sud coreano Byung Chul Han, La crisi della narrazione. Informazione, politica e vita quotidiana, edito da Einaudi, si inserisce idealmente nel secondo dei due succitati filoni. La sua riflessione, molto attuale e incarnata nello Zeitgeist attuale (come d’altronde sono tutte le sue opere, nelle quali utilizza gli strumenti del pensiero, sia tradizionali sia attuali), parte col descrivere e interpretare il presente con gli strumenti del pensiero, analizzando il mondo dei social e delle comunicazioni di massa, proponendo un interessante confronto tra il concetto tradizionale di narrazione (inteso come quadro concettuale/valoriale capace di dotare di senso la vita dei soggetti inquadrati in essa) a quello dello storytelling, ossia quella forma di comunicazione effimera e inefficace che caratterizza l’odierno modo di comunicare. Ma nonostante questa sua praticità strumentale, completamente radicata nell’hic et nunc, questo nuovo modus operandi costitutivo della post modernità, plasma e struttura il reale attuale rendendolo ancora più liquido, per citare Bauman.
“Dati e informazioni frammentano il tempo”, scrive Han, “Ci isolano e ci bloccano in un eterno presente, vuoto e privo di punti di riferimento. A diventare impossibile è la felicità stessa. Perchè la vita, con tutti i suoi imprevisti, inciampi, tentativi ed errori, incontra la pienezza solo quando può essere condivisa e tramandata all’interno di una narrazione collettiva”.
La velocità, il viaggio vissuto solo di per sé senza l’intenzione di una meta, la necessità di rallentare… Il senso di questo ultimo lavoro, da divorare e assimilare con cognizione di causa, non può che risultare estremamente attuale e utile per il lettore che vuole capire effettivamente cosa gli sta succedendo intorno.
© Bioetica News Torino, Maggio 2024 - Riproduzione Vietata