In Vaticano Simposio internazionale: per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale
10 Novembre 2017Giovedì 9 novembre si è tenuto con Jody Williams, coordinatrice Campagna Internazionale contro le Mine anti-persona, e Beatrice Fihn, direttrice Internazional Campaign to Abolish Nuclear Weapons, entrambe insignite del Premio Nobel per la Pace l’una 1997 e l’altra nel 2017, l’incontro in Campidoglio sui Vent’anni di Nobel per la Pace alla società civile internazionale per il disarmo, promosso da Rete Italiana per il Disarmo e da Senzatomica, in collaborazione con Campagna Italiana contro le Mine e Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo, nell’ambito degli eventi della Settimana internazionale per il Disarmo promossa dalle Nazioni Unite.
Oggi venerdì 10 e domani sabato 11 novembre, in Vaticano, si tiene un Simposio internazionale sul tema Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale organizzato dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale presieduto dal prefetto Cardinale Peter K.A. Turkson, in collaborazione con Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, Centro Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace (CISP); Università di Pisa; Conferenza Episcopale Giapponese; Conferenza Episcopale Tedesca; Georgetown University; Kroc Institute for International Peace Studies of the Keough School of Global Affairs; Mazda Motor Europe GmbH; Notre Dame University, Office of the President; Nuclear Threat Iniziative; Pugwash Conferences on Science and World Affairs; Senzatomica; Soka Gakkai International; Unione degli Scienziati per il Disarmo ONLUS (USPID).
Un primo incontro globale sul disarmo atomico che succede dopo l’approvazione del Trattato sul bando delle armi nucleari siglato a New York il 7 luglio 2017 da 122 Paesi della Comunità internazionale tra cui la Santa Sede, aperto, dopo difficili negoziazioni, alla firma sempre a New York il 20 settembre scorso. Così il nuovo Dicastero intende far conoscere la missione della Chiesa nel servizio di sviluppo, pace, disarmo e coinvolgere esperti su questi temi dedicando uno specifico spazio alle armi nucleari che sono le uniche armi di distruzione di massa non ancora vietate dal diritto internazionale in modo globale e universale. La Santa Sede incoraggia il disarmo nucleare “definitivo e totale” sulla base delle considerazioni, espresse da papa Francesco nel messaggio alla prima sessione della Conferenza di New York del 27-31 marzo 2017: – Se si prendono in considerazione le principali minacce alla pace e alla sicurezza con le loro molteplici dimensioni in questo mondo multipolare del XXI secolo, come, ad esempio, il terrorismo, i conflitti asimmetrici, la sicurezza informatica, le problematiche ambientali, la povertà, non pochi
dubbi emergono circa l’inadeguatezza della deterrenza nucleare a rispondere efficacemente a tali sfide. – Siffatte preoccupazioni assumono ancor più consistenza quando consideriamo le catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali che derivano da qualsiasi utilizzo degli ordigni nucleari con devastanti effetti indiscriminati e incontrollabili nel tempo e nello spazio. – Simile motivo di preoccupazione emerge di fronte allo spreco di risorse per il nucleare a scopo militare, che potrebbero invece essere utilizzate per priorità più significative, quali la promozione della pace e dello sviluppo umano integrale, così come la lotta alla povertà e l’attuazione
dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (Nota concettuale della Conferenza, Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo, 10 -11 novembre 2017).
Partecipano 11 persone insignite del Premio Nobel della Pace, rappresentanti di associazioni e fondazioni impegnate per la pace e per il disarmo, di istituzioni internazionali Onu e Nato, diplomatici degli Stati tra cui Russia, Stati Uniti, Corea del Sud, Iran, delle Conferenze episcopali e delle Chiese a livello ecumenico e di altre fedi, delegazioni di docenti e studenti provenienti da Università degli Stati Uniti, Russia e Unione Europea.
Il problema della sicurezza non può essere risolto con le armi nucleari. «Per avere un mondo libero» – e non sulla paura di una catastrofe nucleare – occorre «incoraggiare gli Stati dotati di armi nucleari a perseguire strategie di riduzione delle armi e testate nucleari», dice il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, all’apertura del Simposio. Si sofferma su quante buone opere possono essere costruite per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni, come scuole, strade e ospedali sottraendo quel che viene speso per le armi nucleari. E proprio allo spreco di risorse che andrebbero indirizzate per combattere la povertà e realizzare gli obiettivi delineati nell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile, denuncia il cardinale Pietro Parolin segretario di Stato Vaticano. «La “corretta applicazione” del Trattato ratificato il 20 settembre scorso dalla Santa Sede, del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari e del Trattato per la messa al bando degli armamenti è un passaggio fondamentale per giungere al traguardo di un mondo libero dalle armi nucleari». L’educazione alla pace e al disarmo sono valori e obiettivi importanti così pure la promozione di un dialogo multilaterale e della cooperazione onesta tra tutti i membri della comunità delle nazioni. Poi il fondatore di Grameen Bank e premio Nobel per la pace Muhammad Yunus ha sottolineato come «la povertà non è creata dai poveri, ma dal sistema che abbiamo costruito intorno a noi. O cambiamo il sistema, o la povertà continuerà ad esistere», evidenziando anche come vi sia una certa incoerenza quando «parliamo di sostenibilità e obiettivi di sviluppo da raggiungere entro 15 anni, ma basta un bottone per distruggere il mondo, dimenticando tutto quanto è stato fatto in passato» (tratto da Agensir, 10 novembre 2017).
Nell’udienza in Sala Clementina Papa Francesco ribadisce – nel discorso pubblicato sul sito della Santa Sede – il concetto di spesa per la corsa agli armamenti e lo sviluppo delle armi, non solo nucleari, che costringe a mettere in secondo piano «le priorità reali dell’umanità sofferente», appunto «la lotta contro la povertà, la promozione della pace, la realizzazione di progetti educativi, ecologici e sanitari e lo sviluppo dei diritti umani» come si era già espresso nella terza Conferenza sull’impatto umanitario delle armi nucleari nel 7 dicembre 2014. E poi quello del falso mito del senso di sicurezza di un Paese attraverso il possesso di armi distruttive: «Le relazioni internazionali non possono essere dominate dalla forza militare, dalle intimidazioni reciproche, dall’ostentazione degli arsenali bellici. Le armi di distruzione di massa, in particolare quelle atomiche, altro non generano che un ingannevole senso di sicurezza e non possono costituire la base della pacifica convivenza fra i membri della famiglia umana, che deve invece ispirarsi ad un’etica di solidarietà», ricordando il suo messaggio ai lavori della Conferenza Onu di New York 27-31 marzo di quest’anno (Finalizzata a negoziare uno strumento giuridicamente vincolante sulla proibizione delle armi nucleari, che conduca alla loro totale eliminazione, Vaticano 23 marzo 2017). Rimanda alla memoria da un lato all’esito nefasto delle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki, dall’altro che «la vera scienza è sempre al servizio dell’uomo». Dinanzi alle sfide della geopolitica contemporanea come il terrorismo o i conflitti asimmetrici, c’è sempre un barlume di speranza, come quello della votazione presso l’Onu della maggior parte dei Membri della Comunità Internazionale che ha stabilito che «le armi nucleari non sono solamente immorali ma devono anche considerarsi un illegittimo strumento di guerra. È stato così colmato un vuoto giuridico importante perché le armi chimiche, quelle biologiche, le mine antiuomo e le bombe a grappolo sono tutti armamenti espressamente proibiti attraverso Convenzioni internazionali. Ancora più significativo è il fatto che questi risultati si debbano principalmente ad una “iniziativa umanitaria” promossa da una valida alleanza tra società civile, Stati, Organizzazioni internazionali, Chiese, Accademie e gruppi di esperti» e dagli insigniti del Premio Nobel per la Pace con il loro documento consegnatogli. Infine il pontefice mette in risalto il concetto di sviluppo umano integrale, ovvero, citando la Lettera enciclica di papa Paolo VI Popolorum progressio (14) : «lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo». E poi tuttora possibile, l’obiettivo per il disarmo integrale indicato da papa Giovanni XXIII in Pacem in terris (1963): «L’arresto agli armamenti a scopi bellici, la loro effettiva riduzione, e, a maggior ragione, la loro eliminazione sono impossibili o quasi, se nello stesso tempo non si procedesse ad un disarmo integrale; se cioè non si smontano anche gli spiriti, adoprandosi sinceramente a dissolvere, in essi, la psicosi bellica».