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90 Luglio - Agosto 2022
Speciale Disabilità e bioetica Tra vecchie e nuove fragilità

Illuminati di creatività Art brut: l'arte oltre i confini di malattia e esclusione

«Non recidere, forbice, quel volto,
 solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre»
Eugenio MONTALE, Le occasioni1

Rivivere i luoghi e testimoniare

Nelle sequenze fotografiche di Renzo Miglio rivivono gli interni del padiglione 13 del manicomio di Collegno. Nel sodalizio artistico con il pittore Rocco Forgione, Miglio ritrae in bianco e nero l’anima di quegli spazi e l’animo di chi li abitò2. Un mondo confinato di anime e corpi, sofferenti e pensanti, di desideri e dolori, di illuminazioni e cadute. Negli effetti fotografici rivivono come reminiscenze, memorie, presenze e lo fanno attraverso i volti dei ricoverati, pensati e creati da Forgione3.

FOTO 1 MAZZOLI ARTE BRUT LUGLIO 2022
Renzo MIGLIO, opera fotografica nella mostra e nel volume Fuori dal Mondo 2014, Courtesy of the Author R. Miglio esposta in mostra alla Certosa Collegno giugno 2022 evento FOL FEST Collegno – Foto L. Mazzoli da mostra di Collegno 2022 ripr ris. Bioetica News Torino
FOTO 2 MAZZOLI ART BRUT LUGLIO 2022
Renzo MIGLIO, opera fotografica nella mostra e nel volume Fuori dal Mondo 2014, Courtesy of the Author R. Miglio esposta in mostra alla Certosa Collegno giugno 2022 evento FOL FEST Collegno – Foto L. Mazzoli da mostra di Collegno 2022 ripr ris. Bioetica News Torino

L’arte ripensa e scruta i contesti di esclusione, isolamento e l’interiorità di quelle vite. Attraverso un procedimento di evocazione e creazione, i dipinti ridanno forma alle biografie senza volto e all’identità di chi era definito diverso, ne restituiscono dignità e visibilità.

L’artista Forgione svela l’intimità della sofferenza senza colpa di quelle storie. Il mondo fantastico e surreale che compone il tratto artistico di Forgione si arricchisce di sensibilità, qui declinata nell’attenzione verso il dolore di pazienti detenuti, contenuti e isolati. Le storie e le anime affiorano e si pongono come memoria civile, dovere di testimonianza di biografie individuali e collettive, di storie di solitudine, degrado, sofferenza, confinate e nascoste dietro a muri mentali e fisici di esclusione sociale.

L’arte ritrae e dà memoria, ridà visibilità ad una umanità invisibile e separata. Ma l’arte nasce e vive anche nella realtà dell’isolamento e all’interno di condizioni di contenimento, le abita, si fa creazione. Nascono opere definite “irregolari”, generate nel contesto della marginalità culturale, sociale, psichica e non sempre connesse al disagio mentale. Ė l’Art Brut, grezza, perché non generata dai canoni delle Accademie e della critica d’arte4.

Artisti confinati e irregolari: illuminati di creatività

Il Centro di documentazione sulla psichiatria dell’ASL TO3 conserva opere realizzate dai pazienti dell’ex ospedale psichiatrico di Collegno, testimonianze di vite ed espressioni di creatività. Rappresentano il segno di un’arte spontanea, non derivante da studio e accademie, non mediata5.

FOTO 7 MAZZOLI ART BRUT LUGLIO 2022
Sublimazioni, Esposizione Art Brut o arte spontanea, Mostra Certosa Collegno, giugno 2022 (Courtesy Centro di documentazione sulla psichiatria ASL TO3) Foto L.Mazzoli ripr ris Bioetica News Torino

La vera arte è dove nessuno se lo aspetta, dove nessuno ci pensa né pronuncia il suo nome. L’arte è soprattutto visione e la visione, molte volte, non ha nulla in comune con l’intelligenza né con la logica delle idee., Jean Dubuffet6.

Jean Dubuffet nel definire l’Art Brut focalizza l’idea di arte che non obbedisce a canoni estetici, stilistici e a tecniche. Ė l’arte che si incontra nei luoghi di nascondimento, di isolamento, come gli ospedali psichiatrici o i penitenziari, di emarginazione. E ne ravvede l’illuminante creatività, al di là della dicotomie tra normalità e non, libertà e non. Egli mostra attenzione alla capacità generativa di un’arte grezza (brut), aliena da riconoscimento critico; lo fa guardando all’opera non come oggetto di indagine sulla psicopatologia, senza sguardi antropologici o clinici, ma all’opera/creazione di un artista autodeterminato, all’opera artistica originale e spontanea, pura e autentica.

La mostra attualmente in corso al Castello di Agliè dal titolo, Castrum Claustrum: Art Brut. Visioni dalla parte dell’ombra espone circa 150 opere di autori italiani e internazionali, storici e contemporanei all’interno degli ambienti dell’Ospedaletto, presidio per il ricovero dei militari feriti durante la Grande Guerra7.

Conduce all’interno della realtà dell’Art Brut, proponendo una esperienza coinvolgente e scientifica, ideata e promossa dalla collaborazione tra la Direzione Regionale Musei Piemonte e la Casa dell’Art Brut di Pavia. Nel susseguirsi dei piccoli e luminosi locali, destinati storicamente alla cura degli ufficiali feriti al fronte, e nell’incontro delle opere esposte si manifestano gli artisti con le loro sensibilità e biografie. Nel silenzio degli spazi e attraverso i materiali, colori e forme, risuonano gli echi di malattia, emarginazione, dissidio, si palesa la molteplicità di esperienze di vita e la creatività della rappresentazione di interiorità e realtà. Gli artisti lavorano su carta, cartone, tela e su materiali di scarto e nella libertà espressiva e visionaria mostrano un’arte liquida e una poetica senza confini.

FOTO 8 MAZZOLI ART BRUT LUGLIO 2022
Oswald TSCHIRTNER (O.T.), Mensch (Persona) 1998 pennarello su tela, Ein Mensch (Una persona)  1998 pennarello su tela, Herz (Cuore) 2000 pennarello e acrilico su tela, Mostra Castrum Claustrum: Art Brut. Visioni dalla parte dell’ombra Castello d’Agliè (Courtesy Casa dell’Art Brut) – Foto L.Mazzoli ripr ris Bioetica News Torino

Il tormento affiora dai traumi della seconda guerra mondiale con Oswald Tschirtner (1920-2007), artista austriaco che crea figure umane totemiche, “menschen”, monocromatici su fondo bianco e spirituali. Così Rino Ferrari, dal trauma del massacro di Cefalonia al ricovero all’ospedale psichiatrico di Mombello, approda nell’esperienza dell’arte ritraendo la sofferenza dei ricoverati e ne ferma gli ultimi istanti di vita. 

Affiorano le tragedie della Shoah vissuta dalla propria famiglia nelle esplorazioni di Michel Nedjar (famiglia ebraica di origini ashkenazite e sefardite). Dalle tradizioni rituali locali di Messico e Guatemala mutua feticci/bambole che trasforma e colora di nero, fango, e sangue, come evocazioni simboliche, memorie del passato familiare.

Presente dal 2018 con alcune opere al Moma di New York, Leopold Strobl crea da un punto di origine situato nella carta delle riviste, su cui stende il colore e forma la relazione tra cielo e terra. Carlo Zinelli (1916-1974), rappresentativo autore dell’Art Brut italiana, fu apprezzato da Jean Dubuffet e la sua collezione è ora conservata nella Collection de l’Art Brut di Losanna. La sua arte emerge all’interno dell’ospedale psichiatrico, lo travalica e si impone a livello elevato. Racconta di un mondo contadino con gli animali di corte, segnato dai “pretini” stilizzati. Il torinese Cosimo Cavallo crea labirinti fatti a penna sentendo e dando corpo a realtà invisibili all’apparenza.

Per alcuni artisti l’esperienza dell’ospedale psichiatrico segna i primi anni di vita e l’adolescenza. Ricoverato già dalla prima infanzia in ospedali psichiatrici e con un talento artistico espresso precocemente, l’austriaco August Walla (1936-2001) annoda nel colore pittura e scrittura e ne fa elementi di un linguaggio personale e originale. Heinrich Reisenbauer, ricoverato giovane nell’ospedale psichiatrico di Gugging fa progressivamente dell’arte la sua dimensione utilizzando matite, carboncini e pastelli in forme della quotidianità trasformate in tratti seriali e in minuzia prospettica.

FOTO 14 MAZZOLI ART BRUT LUGLIO 2022
Gino Sandri, s.t., grafite su carta, mostra Castrum Claustrum: Art Brut. Visioni dalla parte dell’ombra, Castello di Agliè (coll. privata, Courtesy Casa dell’Art Brut) – F. L. Mazzoli

Nella galleria biografica di fragilità e di arte, di storie che si svelano negli spazi dell’Ospedaletto si incontrano i volti dell’umanità reclusa, ritratta con abilità psicologica da Gino Sandri (1892-1959) negli ospedali psichiatrici dove fu ricoverato.

Joskin Siljan indaga la ricerca di identità ed è oggi tra i maggiori rappresentanti dell’Art Brut serba contemporanea. L’artista serbo Vojkan Morar dà vita a mondi monocromatici di angeli e visioni, creando un labirinto fantastico e particolareggiato di figure di  esplorazione intima e spirituale.

Fragilità e disagio, spontaneità e energia, spiritualità e materia affiorano nelle molte biografie ai margini che la mostra presenta. Vite illuminate dall’esperienza dell’arte, dai tratti di libertà espressiva, immediata e forse inconsapevole, nei linguaggi fortemente personali e intrecciati di biografia.

Come l’arte così la poesia sa sopravvivere alla reclusione, sa nutrirsi oltre gli internamenti e germinare di creatività.

io sono poeta
e poeta rimasi tra le sbarre
solo che fuori, senza casa e persa
ho continuato mio malgrado il canto
della tristezza, e dentro ad ogni fiore
della mia casa è ancora la speranza
che nulla sia accaduto a devastare
il mio solco di luce e abbia perso la vera chiave che mi chiude al vero

Alda MERINI

Note

1 Eugenio MONTALE, «Non recidere, forbice, quel volto», raccolta Le occasioni,  Mondadori I Meridiani 1984, p. 156

2 Con il Pittore Rocco Forgione, Renzo MIGLIO ha  realizzato nel 2014 una mostra ed un libro sul tema degli Ospedali Psichiatrici dal titolo  Fuori dal Mondo. https://renzomiglio.wordpress.com/about/ Le fotografie ed alcune opere di Forgione sono state esposte alla Certosa reale di Collegno, negli spazi dell’ex manicomio, in occasione di FÒL FEST (giugno 2022), evento promosso dalla Città di Collegno, dal Centro Esperto Regionale Servizio IESA ASLTO3 e Dipartimento Interaziendale di Salute Mentale dell’ASL TO3 – AOU San Luigi Gonzaga ed in collaborazione con ARCI Valle Susa Pinerolo, Cooperativa Il Margine ed altre associazioni

3 Rocco FORGIONE  è artista torinese che si è confrontato con la memoria e la realtà dei manicomi. Ė  artista surrealista; di lui si espresse G.C. Argan «mi ha interessato la sua ricerca del fantastico e la rilettura di Bosch»

4 L’Art brut, in inglese Outsider art, arte irregolare. Arte liquida come le sue caratteristiche e forme, che sfuggono dai canoni e dalle convenzioni culturali e che musei e gallerie in tutto il mondo hanno accolto e apprezzano. Così definita dall’artista francese Jean Dubuffet nel 1945

5 Nell’ambito della Mostra alla Certosa Collegno, giugno  2022 per l’evento FÒL FEST Collegno nel Chiostro Aulico è stata presentata Sublimazioni Esposizione Art Brut o arte spontanea, organizzata dall’Associazione Le Tre Dimensioni, e a cura di Lillo Baglio responsabile del Centro di documentazione sulla psichiatria dell’ASL TO3 di Collegno. Sono state esposte alcune opere degli ospiti dell’ex Ospedale Psichiatrico, oggi custodite e tutelate dal Centro documentazione. Per info: https://www.aslto3.piemonte.it/strutture/centro-di-documentazione-sulla-psichiatria/ (internet, 21/07/2022)

Presso la Certosa è presente una Mostra permanente di Art Brut, opere – dipinti e disegni –  di ex degenti del manicomio di Collegno, allestita nella Galleria dell’Annunziata dal 2019. Si tratta di un primo nucleo rispetto alle molte catalogate dal Centro di documentazione

6 Lorenza TRUCCHI,  Art brut, ERI – Edizioni Rai Radiotelevisione Italiana, Torino 1964

7 La mostra, al Castello di Agliè, dal 28 maggio al 2 ottobre 2022, è curata da Giorgio Bedoni – psichiatra, psicoterapeuta e saggista – e dalla scenografa Daniela Rosi.  La mostra e il catalogo sono stati ideati e realizzati dalla direzione del Castello di Agliè insieme alla Casa dell’Art Brut di Pavia. La mostra è corredata da un approfondito Catalogo con illustrazioni, edito dalla Casa dell’Art Brut. La Casa dell’Art Brut è un centro per lo studio, la documentazione, ricerca e esposizione di Art Brut.
Per info: http://polomusealepiemonte.beniculturali.it/index.php/2022/05/27/castello-di-aglie-mostra-castrum-claustrum-art-brut-visioni-dalla-parte-dellombra-fino-al-2-ottobre/ ;
http://www.casadellartbrut.it/  (internet, 20/07/2022)

8 Alda MERINI, «Canto di risposta», in Destinati a Morire, Lalli 1980. Alda Merini inizia la lirica “Canto di risposta” sostenendo:

L’essere stata in certi tristi luoghi,
coltivare fantasmi
come tu dici, attento amico mio,
non dà diritto a credere che dentro
dentro di me continui la follia

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90 Luglio - Agosto 2022 Speciale Disabilità e bioetica Tra vecchie e nuove fragilità