Nella ricorrenza ventennale dell’enciclica di San Giovanni Paolo II «Evangelium Vitae» (1995) la Consulta per la Pastorale della Salute della diocesi di Ivrea organizzò un incontro dal titolo «Il Vangelo della vita promuove il nuovo umanesimo», tenutosi a Chivasso presso l’Oratorio «Beato Angelo Carletti». La Diocesi di Ivrea accolse la visita del Sommo Pontefice nel 1990 proprio a Chivasso e lo scorso anno con una serie di eventi ne rievocava il venticinquennale oltre a ricordare i vent’anni dalla promulgazione di tale enciclica sulla difesa e promozione della vita umana.
Nella serata moderata dall’oncologo e palliativista dottor Giovanni Bersano, ha porto i saluti monsignor Arnaldo Bigio, direttore dell’ufficio diocesano per la Pastorale della Salute, ha introdotto il tema monsignor Edoardo Aldo Cerrato,C.O., Vescovo della Diocesi di Ivrea, e sono intervenuti il professor Enrico Larghero direttore scientifico del Master universitario in Bioetica presso la sezione torinese della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale sul tema Un nuovo Umanesimo per la pastorale sanitaria e il professore Giorgio Palestro docente ordinario emerito di Anatomia e Istologia Patologica presso l’Università degli Studi di Torino e presidente del Centro Cattolico di Bioetica – Arcidiocesi di Torino, «Chi» o «che cosa» è l’embrione umano?
Attraverso la lettura e riflessione di alcuni passi del documento monsignor Edoardo Cerrato ha messo in luce la difesa del valore sacrale della vita umana, «dal suo inizio fino al suo termine», quale dono di Dio, da parte di San Giovanni Paolo II dall’affermarsi di una certa mentalità culturale e talune prospettive della scienza medica tese a non considerare quel che è bene o male nell’agire morale ed etico nei confronti di ogni vita umana, in particolare modo quella più fragile e indifesa come la vita nascente.
A distanza di anni, affermazioni contro l’aborto, l’uccisione o la selezione di embrioni umani nella biomedicina, l’eutanasia sono ancora questioni etiche di forti dibattiti fra esperti scienziati e bioeticisti. Papa Francesco all’Associazione Medici Cattolici nel 2014 – ha ricordato il Vescovo – mette in guardia dalla “falsa compassione” descritta come
«quella che si ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica “produrre” un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre. La compassione evangelica invece è quella che accompagna nel momento del bisogno, cioè quella del Buon Samaritano, che “vede”, “ha compassione”, si avvicina e offre aiuto concreto (Lc 10,33)» (Francesco I, Discorso ai partecipanti al convegno commemorativo dell’Associazione Medici Cattolici Italiani, 15 novembre 2014)».
E sul diritto della sacralità e intangibilità della vita umana, prosegue Papa Francesco:
«Alla luce della fede e della retta ragione, [essa ] è sempre sacra e sempre “di qualità”. Non esiste una vita umana più sacra di un’altra: ogni vita umana è sacra! Come non c’è una vita umana qualitativamente più significativa di un’altra, solo in virtù di mezzi, diritti, opportunità economiche e sociali maggiori» (Ivi, Discorso)
Così come sulla questione dell’aborto: « Non è un problema religioso e neppure filosofico, è un problema scientifico, perché lì c’è una vita umana e non è lecito fare fuori una vita umana per risolvere un problema. […] Lo stesso vale per l’eutanasia» (Ivi, Discorso).
Un insegnamento profetico e attuale, l’EV offre – ha osservato monsignor Cerrato – notevoli spunti per comprendere lo spirito autentico della bioetica, scritto con uno spirito personalista mirato alla tutela di tutti gli esseri umani senza distinzione. Secondo alcuni studi il termine “persona” ricorre nel documento 83 volte.
Non è assente neppure l’attenzione all’ambiente, tema approfondito nella recente enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, sviluppata attorno all’ecologia integrale come paradigma capace di articolare le relazioni fondamentali della persona con Dio, con se stessa, con gli altri esseri umani e con il creato. In EV San Giovanni Paolo II afferma che l’uomo ha una specifica responsabilità non solo nel presente ma anche in relazione alle generazioni future. E affronta, come nella Laudato si’ il rapporto fra economia e vita, denunciando con chiarezza la cultura “antisolidaristica” che è «una vera e propria struttura di peccato, che si configura in molti casi come vera “cultura di morte”» contro la quale la Chiesa propone un’autentica economia di comunione e condivisione dei beni a livello nazionale e internazionale:
«Essa è attivamente promossa da forti correnti culturali, economiche e politiche, portatrici di una concezione efficientistica della società. Guardando le cose da tale punto di vista, si può, in certo senso, parlare di una guerra dei potenti contro i deboli: la vita che richiederebbe più accoglienza, amore e cura è ritenuta inutile, o è considerata come un peso insopportabile e, quindi, è rifiutata in molte maniere. Chi, con la sua malattia, con il suo handicap o, molto più semplicemente, con la stessa sua presenza mette in discussione il benessere o le abitudini di vita di quanti sono più avvantaggiati, tende ad essere visto come un nemico da cui difendersi o da eliminare. Si scatena così una specie di «congiura contro la vita». Essa non coinvolge solo le singole persone nei loro rapporti individuali, familiari o di gruppo, ma va ben oltre, sino ad intaccare e stravolgere, a livello mondiale, i rapporti tra i popoli e gli Stati» (EV, paragrafo 12).
Nel messaggio dell’Ev emerge la promozione sociale della vita umana che riveste un ruolo paragonabile a quello che nel passato ebbe la questione operaia:
«”Come un secolo fa ad essere oppressa nei suoi fondamentali diritti era la classe operaia, e la Chiesa con grande coraggio ne prese le difese, proclamando i sacrosanti diritti della persona del lavoratore” […] ad essere calpestata nel diritto fondamentale alla vita è oggi una grande moltitudine di esseri umani deboli e indifesi, come sono, in particolare i bambini non ancora nati (Ev. 5)».
Ci si addentra nel cuore dell’Ev con la consapevolezza dell’esistenza ormai di un drammatico rovesciamento valoriale nella società dove la libertà individuale diventa criterio unico per la valutazione soggettiva di quel è bene e male. San Giovanni Paolo II fa riferimento alla libertà assoluta e perversa:
«Da un lato, le varie dichiarazioni dei diritti dell’uomo e le molteplici iniziative che ad esse si ispirano dicono l’affermarsi a livello mondiale di una sensibilità morale più attenta a riconoscere il valore e la dignità di ogni essere umano in quanto tale, senza alcuna distinzione di razza, nazionalità, religione, opinione politica, ceto sociale.
Dall’altro lato, a queste nobili proclamazioni si contrappone purtroppo, nei fatti, una loro tragica negazione […] Come conciliare queste dichiarazioni col rifiuto del più debole, del più bisognoso, dell’anziano, dell’appena concepito? Questi attentati vanno in direzione esattamente contraria al rispetto della vita e rappresentano una minaccia frontale a tutta la cultura dei diritti dell’uomo. È una minaccia capace, al limite, di mettere a repentaglio lo stesso significato della convivenza democratica: da società di «con- viventi», le nostre città rischiano di diventare società di esclusi, di emarginati, di rimossi e soppressi. Se poi lo sguardo si allarga ad un orizzonte planetario, come non pensare che la stessa affermazione dei diritti delle persone e dei popoli, quale avviene in alti consessi internazionali, si riduce a sterile esercizio retorico, se non si smaschera l’egoismo dei Paesi ricchi che chiudono l’accesso allo sviluppo dei Paesi poveri o lo condizionano ad assurdi divieti di procreazione, contrapponendo lo sviluppo all’uomo?» (EV 58)
Il vescovo monsignor Cerrato si è soffermato infine sull’aspetto linguistico. Papa Giovanni Paolo II invita a
«guardare in faccia alla verità e di chiamare le cose con il loro nome, senza cedere a compromessi di comodo o alla tentazione di autoinganno. [ …] Ma nessuna parola vale a cambiare la realtà delle cose: l’aborto procurato è l’uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita» (Ev, 58).
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