«Il tempo della relazione: tempo di cura. Le Dichiarazioni anticipate di trattamento: una riflessione sul Consenso informato, il dolore e la terapia palliativa» è stato il tema sviluppato attraverso una tavola rotonda tenutasi venerdì 6 aprile presso il Ridotto del Teatro Verdi a Fiorenzuola d’Arda (Pc) alle ore 21.
La serata promossa dall’Azione Cattolica di Fiorenzuola in collaborazione con l’Associazione «Bioetica & Persona» e la Fondazione «Verani Lucca» ha portato all’attenzione del pubblico presente i contenuti della Legge sulle Dat approvata il 22 dicembre 2017. Aver cura in particolare nelle situazioni di terminalità richiede prima di tutto dare tempo alla relazione con il paziente e il suo contesto familiare. La relazione esplicitata attraverso il consenso informato, la presa in carico del dolore, l’utilizzo della sedazione palliativa, costituisce il fulcro, il cuore e motore del rapporto con l’altro.
Ha aperto la tavola rotonda Silvio Anelli, medico psichiatra, contestualizzando nella nostra realtà socio-culturale l’applicabilità dell’articolo 1 della Legge riguardante l’utilizzo del Consenso informato e sottolineando in particolare come il consenso informato non debba intendersi come una mera pratica burocratica che richiede una firma, ma un colloquio con il paziente o i familiari dove la fiducia che si sviluppa nella relazione diventa l’elemento fondamentale per la cura.
Barbara Vernillo, infermiera laureata magistrale, ha affrontato l’articolo 5 che definisce la Pianificazione condivisa delle cure ovvero dell’importanza della relazione nell’evolversi delle conseguenze di una patologia cronica e invalidante e della necessità da parte dell’équipe di sostenere la relazione anche in condizioni di estrema fragilità e vulnerabilità.
Tino Testa, medico anestesista, ha preso in considerazione l’articolo 2 relativo alla terapia del dolore e alla sedazione palliativa profonda. Suggestivo il ricordo al lavoro di Cicely Saunders considerata pioniera nell’apertura degli Hospice:
Ha chiuso don Mauro Bianchi, teologo morale, offrendo una panoramica della tematica della sofferenza, del dolore, della malattia, della morte alla luce del Magistero della Chiesa. Ha evidenziato il valore della vita umana senza aggettivi e come Gesù Cristo si è caricato la fragilità e il limite della realtà umana per trasformarla da assurda in ricca di senso. Il valore cristiano della sofferenza e lotta al dolore camminano insieme: alcuni cristiani desiderano moderare l’uso degli analgesici per associarsi in maniera cosciente alla sofferenze di Cristo crocifisso (Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione sull’eutanasia, 1980). Non sarebbe, tuttavia, prudente imporre come norma generale un determinato comportamento eroico. Al contrario, la prudenza umana e cristiana suggerisce per la maggior parte degli ammalati l’uso di medicinali atti a lenire o a sopprimere il dolore (Ivi).L’uomo deve accettare e bere il calice di dolore ogni volta che Dio lo desidera. Ma non si deve credere che Dio lo desideri ogni volta che si presenta una sofferenza…L’accettazione della sofferenza senza mitigazione non rappresenta obbligo alcuno e non risponde ad una norma di perfezione. (Pio XII, Tre quesiti religiosi e morali concernenti l’analgesia, 1957). «Bioetica & Persona»
Sono state numerose le domande del pubblico sulle questioni sollevate. Certamente un incontro non esaustivo per le tante tematiche affrontate, infatti il desiderio da parte di molti nei feed back ricevuti è di approfondire ulteriormente alcune tematiche rimaste aperte, prima fra tutte la questione dell’idratazione e della nutrizione artificiale considerate dalla legge atti medici.
© Bioetica News Torino, Maggio 2018 - Riproduzione Vietata