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Il ruolo della proteina RsaGRP1 negli effetti collaterali del Parkinson negli studi sperimentali sui topi potrà essere utile in futuro per la cura Una ricerca italo-americana, Ceinge - Biotecnologie avanzate e Università L. Vanvitelli di Napoli e Scripps Research Institute Florida

06 Maggio 2020

Più del 95% dei pazienti affetti dalla malattia neurodegenerativa  di  Parkinson sviluppano discinesie, ossia  movimenti involontari,  dopo una decina di anni di trattamento della sintomatologia motoria,  concernente  soprattutto  il controllo dei movimenti e l’equilibrio,  con L-Dopa,  un precursore della dopamina. Quest’ultima è  un importante neurotrasmettitore che consente la corretta esecuzione dei  movimenti,  si trova nell’area del cervello ad essa deputata, nelle strutture nervose dei gangli della base. Con la malattia, che è caratterizzata da un disturbo progressivo e cronico,  le cellule nervose produttrici di  dopamina in tale area  vengono distrutte.

Uno studio di ricerca  internazionale  italo -americano condotto dallo Scripps Research Institute , Jupiter in Florida, e dall’Università della Campania Luigi Vanvitelli ha scoperto in via sperimentale preclinico nei modelli di topi e nei primati non umani   nella proteina RasGRP1 «un nuovo determinante molecolare all’origine dell’insorgenza e della severità delle discinesie indotte da L-Dopa, note essere un severo effetto motorio collaterale associato al trattamento nel tempo dei pazienti con la malattia di Parkinson»: è la notizia data dal Centro di ricerca CEINGE di Biotecnologie avanzate di Napoli presso cui lavora Alessandro Usiello come Principal investigator ed è  professore ordinario di Biochimica Clinica all’Università campana Vanvitelli che ha coordinato il gruppo di lavoro  con Subramanian Srinavasa, professore associato e Principal Investigator del laboratorio di Neuroscienze allo Scripps Research Institute (ceinge.unina.it/Parkinson, 6 maggio 2020).

Appare sulla rivista scientifica «Science Advances», online il 1 maggio, accessibile gratuitamente, mettendo a  disposizione il materiale e le metodologie di biologia molecolare, lo studio del comportamento,  usati nella ricerca in vivo. La fig. 3  presenta immagini rappresentative di sezioni del cervello mettendo a confronto il lato lesionato con quello intatto mostrando il ruolo della  proteina RasGRP.  Eshragh M, RamÍrez-Jarquin UN, Shahani N., Nuzzo T et al., RasGRP1 is a causal factor in the development of L-DOPA-induced dyskinesia in Parkinson’s disease, Scienze Advances, 2020 (1 maggio);  6/18: eaaz7001).

I meccanismi molecolari che promuovono la discinesia indotta da L-DOPA  (LID) rimangono ancora oscuri ma i ricercatori dimostrano come la proteina RasGRP1 controlla lo sviluppo della LID. L’assenza di tale proteina nello striato dorsale del cervello nei topi trattati fa diminuire l’effetto discinesico indotto senza interferire con gli effetti terapeutici del medicinale stesso.

Per il prof. Usiello «la modulazione farmacologica  della proteina RasGRP1 e dei suoi bersagli molecolari nello striato potrebbero rappresentare una nuova linea di ricerca volta allo studio di innovative terapie atte a ridurre gli effetti collaterali associati alla L-DOPA nel trattamento della malattia di Parkinson».  Si è ancora lontani, «serviranno anni di lavoro e nuove verifiche sperimentali precliniche e cliniche in pazienti con la malattia di Parkinson, affinché queste ipotesi sperimentali possano un giorno traslare dalla ricerca di base ad una possibile nuova terapia farmacologica nella malattia di Parkinson».

 Parkinson: Aspetti della malattia (Ministero della Salute)

Il nome deriva dal medico farmacista che descrisse gran parte dei sintomi nel popolare testo  Trattato sulla paralisi agitante  agli inizi del XIX secolo.

La fascia di età media che più colpisce è intorno ai 58-60 anni però può anche manifestarsi con un esordio giovanile tra i 21 e i 40 anni.
La malattia intacca alcune aree profonde del cervello chiamate gangli della base, composti da nuclei caudato, putamen e pallido,  strutture nervose alle quali si deve l’esecuzione dei movimenti in modo corretto. I sintomi coincidono con il manifestarsi della perdita delle cellule nervose che producono dopamina. La cui riduzione dipende dalla degenerazione di neuroni nell’area chiamata Sostanza nera. Non è noto ma alcuni studi fanno risalire a 5 anni  l’inizio da quando compare la  degenerazione neuronale all’esordio dei sintomi.

Può essere dovuta a fattori genetici (solo il 5%, tra i geni individuati sono alfa-sinucleina, parkina e la glucocerebrosidasi. I familiari di persone affette da tale patologia presentano un rischio di sviluppare tale malattia lievemente superiore alla popolazione generale. Di più da fattori ambientali come l’esposizione ai pesticidi, alla trielina (idrocarburi solventi), ai metalli pesanti  (ferro, zinco, rame) e la presenza di industrie chimiche sul territorio.

La diagnosi è soprattutto clinica, data dal neurologo esperto in disordini del movimento,  sulla base dei sintomi come tremori, rigidità muscolare, rallentamento progressivo dei movimenti (bradicinesia), difficoltà ad camminare (acinesia), disturbi dell’equilibrio (instabilità posturale con perdita dell’equilibrio nelle fasi tardive della malattia). Poi può presentare disturbi del sonno, disfagia, depressione. Tra gli esami, RMN encefalo, metodiche di neuroimaging funzionale come Pet, Spect, fMRI.

Redazione Bioetica News Torino