Professore Emerito di Bioetica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale sezione parallela di Torino. Filosofa, si è perfezionata in Bioetica e ha conseguito il dottorato in Teologia Morale. Ha insegnato come professore a contratto di Bioetica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Torino. È diplomata Formatore al Counselling Sanitario.
Intervista
D. Il Master universitario biennale di Bioetica, che si tiene oggi presso la Facoltà Teologica di Torino, nasce dalla collaborazione con monsignor Elio Sgreccia che l’ha inaugurato nell’a.a. 2006-2007 gettandovi il seme di una bioetica personalista ontologicamente fondata, che è tuttora viva, e fu una ramificazione dell’Istituto di Bioetica a Roma da lui fondato. La relazione è divenuta sempre più feconda con il passare degli anni fino alla sua dipartita. E il volume «La medicina narrativa: i presupposti, le applicazioni, le prospettive» della collana «Studi Bioetici», di cui lei è tra i curatori assieme al prof. E. Larghero, risalente al 2018, riporta la sua prefazione.
Lei, nel suo insegnamento al Master presso la Facoltà Teologica, sin dai suoi inizi, difficilmente tralascia occasione di esprimere la propria gratitudine formativa a monsignor Elio Sgreccia. Come l’ha conosciuto e cosa porta del suo pensiero “sgrecciano” con sé nel suo percorso da allieva e collaboratrice a docente?
R. Ho conosciuto don Elio nel 1986 quando, grazie alla sua iniziativa, all’Università Cattolica nasce il Centro di bioetica, luogo di ricerca e formazione per articolare dignità umana e innovazioni tecnoscientifiche e nel 1987 l’Istituto di bioetica, dei quali è stato direttore. Compito principale del Centro era portare la bioetica accademica sul territorio per formare il cittadino. Di qui la nascita dei Centri di bioetica periferici, delegazioni di insegnamento universitario sparse nel territorio, fonte di esperienza e formazione sul campo.
Da questo momento inizia il mio rapporto di inaspettata collaborazione con don Elio, quando, con la sua estrema semplicità, mi ha chiesto se ero disposta a condividere l’impegno di lezioni, corsi, eventi sul territorio, ai quali non poteva rispondere da solo per il gran numero di richieste. È cominciato così, viaggiando per l’Italia, il mio impegno nella bioetica.
Pochi anni dopo, nel 1994, mi ha chiesto di sostituirlo come relatore all’incontro a Pecs Bioetica, un ponte verso il futuro: riflessioni per promuovere il dibattito bioetico tra paesi dell’est e dell’ovest europeo. Nel 1996 mi ha proposto di intervenire a Strasburgo al 3° Incontro del Consiglio d’Europa sulla bioetica: «Assistenza medica alla procreazione e protezione dell’embrione umano», con una mia relazione dal titolo Riduzione embrionale e relazioni umane.
Don Elio, così amava farsi chiamare dai suoi collaboratori, è stato pastore di sensibilità umana straordinaria, fine studioso, pensatore originale, reale interprete della cultura del nostro tempo che ha saputo leggere da filosofo, teologo e bioeticista, convinto della necessità dell’incontro tra scienza ed etica, nonché formatore ed educatore di futuri medici e ricercatori che ne hanno trasferito esempio e insegnamenti nella vita concreta. La modestia, che lo portava a confrontarsi da pari con i suoi allievi, è davvero la sua principale caratteristica.
D. Tra i maggiori bioeticisti a livello internazionale, Elio Sgreccia ha dato vita ad un «Manuale di bioetica» che, tradotto in una pluralità di lingue, è stato adottato in numerosi atenei di tutto il mondo, imperniandolo di una visione bioetica nuova, il personalismo ontologicamente fondato, prendendo origine dalla filosofia, impiantata su un metodo che chiama “triangolare”. Può descriverci , lei in quanto anche filosofa, i due concetti?
R. Percepisce, con senso pratico e sensibilità profondamente umana, che l’intervento clinico interessa la corporeità, quindi è il rapporto corpo-persona che deve essere approfondito per comprendere i nuovi interventi clinici assolutamente inediti in medicina. Basta pensare a fecondazione in vitro e morte cerebrale.
Se dal punto di vista clinico-biologico gli esseri umani sono simili, dal punto di vista esistenziale ogni soggetto è unico e irripetibile, con la sua vita e la sua storia. Di qui l’intuizione del personalismo ontologicamente fondato e l’approccio teoretico del “metodo triangolare”.
D. In suo ricordo sarà dedicato sabato prossimo 17 ottobre un convegno, dal titolo «Bioetica e Personalismo. Attualità e prospettive in memoria di Elio Sgreccia», organizzato dal Centro cattolico di Bioetica in collaborazione con la Facoltà Teologica di Torino. Che cosa rese Sgreccia una figura di rilievo nel panorama nazionale e internazionale?
R. I Centri di Bioetica che si ispirano al suo personalismo sono riuniti nella federazione da lui promossa e presieduta: Federazione Internazionale dei Centri ed Istituti di Bioetica di Ispirazione Personalista, FIBIP.
Sempre con l’impegno di tradurre la formazione accademica in linguaggio semplice e comprensibile sostiene la fondazione Ut Vitam Habeant, che presiede dal 2004, e l’Associazione Donum Vitae, dal 2006. Il loro valore culturale e formativo è permettere a tutti l’accesso ad ambiti culturali specialistici in quanto strumento indispensabile per chi voglia capire meglio le questioni aperte che connotano l’epoca postmoderna.
Grande intuizione, perché il dialogo intellettualmente onesto tra fede e ragione è ancor oggi indispensabile per comprendere il dibattito culturale che anima il confronto bioetico, anche in ambito parlamentare-legislativo.
D. Che cosa ha lasciato alla bioetica e quale è il suo personale pensiero sul futuro di quella rete personalista che Sgreccia ha gettato nel grande mare della bioetica?
R. Elio Sgreccia ha colto i segni del tempo interpretando la bioetica come via della moderna evangelizzazione che vede la difesa della vita non nelle parole ma nella concretezza dei fatti. L’attualità del suo pensiero lo mostra il dibattito recente sulle modifiche di somministrazione della pillola del giorno dopo RU486.
L’incontro con don Elio ha cambiato la mia vita, perché mi ha aperto il percorso della bioetica e mi ha fatto capire che esiste una bioetica quotidiana ed è ciò che mi ha permesso di diventare un’insegnante attenta agli studenti, per coglierne problemi e attitudini.
Per questo il mio grazie a don Elio non finirà mai.
Tra le pubblicazioni più recenti di Mariella Lombardi Ricci vi sono quelle della collana «Studi Bioetici» (Effatà Editrice) del Centro Cattolico di Bioetica di Torino, che ha curato in Nascere Oggi (2020) assieme a E. Larghero e G. Zeppegno e in Questioni bioetiche di inizio vita Bioetica tra passato e futuro. Da Van Potter alla società 5.0 (2020) assieme a E. Larghero. È tra i curatori Santo Lepore e Giuseppe Zeppegno in Scienza e tecnica. Quale potere? (2019 Effatà). Ha contribuito come autrice alla realizzazione delle diverse edizioni del manuale di Bioetica della collana «Studia Taurinensia» della Facoltà Teologica di Torino, il cui ultimo volume, Dalla parte della vita. Società complessa e fragilità. La prospettiva della bioetica (a cura di E. Larghero e G. Zeppegno, 2017, Effatà).
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